LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contributo di solidarietà: Cassazione dice no

Un ente previdenziale professionale ha impugnato la sentenza che riteneva illegittimo il contributo di solidarietà imposto a un pensionato. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’orientamento consolidato che nega tale potere alle casse privatizzate e ha sanzionato l’ente per abuso del processo. Il termine di prescrizione per la restituzione è decennale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà: No dalle Casse Private, lo Conferma la Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione del contributo di solidarietà imposto dalle casse di previdenza professionali, ribadendo un principio ormai consolidato e sanzionando duramente chi tenta di forzare la mano contro orientamenti giurisprudenziali stabili. Questa decisione non solo chiarisce i limiti del potere impositivo degli enti previdenziali privatizzati, ma funge anche da monito contro l’abuso degli strumenti processuali.

I Fatti del Caso: Il Contributo Conteso

Un professionista in pensione si era visto applicare dalla propria Cassa di Previdenza un prelievo sulla pensione a titolo di contributo di solidarietà. Ritenendo tale prelievo illegittimo, aveva agito in giudizio per ottenerne la restituzione. La Corte d’Appello, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione al pensionato, condannando l’ente a restituire le somme indebitamente trattenute.

L’ente previdenziale, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La presunta legittimità del contributo, in virtù dell’autonomia gestionale e impositiva riconosciuta agli enti previdenziali privatizzati.
2. L’erronea applicazione della prescrizione decennale, sostenendo che il diritto alla restituzione si prescrivesse in cinque anni.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità e Giurisprudenza Consolidata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c. Questa norma consente una definizione accelerata dei ricorsi quando la questione è già stata decisa in modo uniforme dalla giurisprudenza di legittimità. I giudici hanno evidenziato come entrambi i motivi di ricorso si scontrassero con un orientamento giurisprudenziale granitico.

L’Illegittimità del Contributo di Solidarietà

Sul primo punto, la Corte ha richiamato la propria giurisprudenza, supportata anche da una pronuncia della Corte Costituzionale (n. 173 del 2016). Il principio è chiaro: le casse professionali privatizzate, pur godendo di autonomia, non possono imporre prestazioni patrimoniali che non siano basate sulla legge. Un contributo di solidarietà, che incide su prestazioni pensionistiche già maturate, è una prestazione patrimoniale che richiede una base legale, non potendo essere introdotta autonomamente dall’ente.

La Prescrizione Decennale per la Restituzione

Anche riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha confermato che il diritto del pensionato a ottenere la restituzione delle somme indebitamente trattenute (azione di ripetizione dell’indebito) si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, e non nel termine breve di cinque anni previsto per le rate di pensione non pagate.

Abuso del Processo: una Sanzione Esemplare per il Ricorso Infondato

L’aspetto più significativo della decisione risiede nella condanna della Cassa ricorrente per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. La Corte ha ritenuto che insistere per una decisione nel merito, senza addurre alcun nuovo argomento capace di mettere in discussione l’orientamento consolidato, costituisce un palese abuso dello strumento processuale. Questa condotta non solo aggrava il carico giudiziario, ma causa un danno alla controparte. Di conseguenza, l’ente è stato condannato non solo a rifondere le spese legali, ma anche a pagare un’ulteriore somma a titolo di risarcimento del danno e un’altra alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di preservare la funzione nomofilattica della Cassazione e di sanzionare i comportamenti processuali dilatori e manifestamente infondati. I giudici hanno sottolineato che la giurisprudenza sul contributo di solidarietà è talmente consolidata da rendere il ricorso della Cassa privo di ogni fondamento e, di fatto, un tentativo di rimettere in discussione principi ormai assodati senza alcuna valida argomentazione giuridica. La decisione di sanzionare l’abuso del processo mira a scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari, che sprecano risorse pubbliche e ledono il diritto della controparte a una rapida definizione del giudizio.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi: primo, l’illegittimità di un contributo di solidarietà imposto autonomamente dalle casse professionali privatizzate; secondo, la responsabilità processuale aggravata per chi abusa dello strumento del ricorso per cassazione. Per i professionisti e i pensionati, questa pronuncia rappresenta un’ulteriore garanzia della tutela dei propri diritti pensionistici. Per gli enti previdenziali, costituisce un chiaro invito a conformare le proprie delibere ai principi stabiliti dalla giurisprudenza, evitando contenziosi dall’esito scontato che possono comportare pesanti sanzioni economiche.

Una cassa di previdenza professionale può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, basata anche su pronunce della Corte Costituzionale, l’imposizione di un contributo di solidarietà è una prestazione patrimoniale che richiede una base legale e non può essere introdotta da una semplice delibera dell’ente previdenziale privato.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere la restituzione dei contributi di solidarietà non dovuti?
Il diritto alla restituzione delle somme indebitamente trattenute a titolo di contributo di solidarietà si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, non nel termine breve di cinque anni.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione su una questione già decisa in modo consolidato dalla giurisprudenza?
Se il ricorso è manifestamente infondato perché si pone in contrasto con principi di diritto già affermati dalla Corte, senza addurre nuovi e validi argomenti, viene dichiarato inammissibile. Inoltre, la parte ricorrente può essere condannata per abuso del processo al pagamento di un’ulteriore somma a titolo di risarcimento del danno, oltre alle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati