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Contributo di solidarietà: Cassazione conferma stop

Una Cassa di previdenza privata impone un contributo di solidarietà sulla pensione di un iscritto. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Cassa, ribadendo l’illegittimità del prelievo in quanto non previsto dalla legge e al di fuori dei poteri autonomi dell’ente.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributo di Solidarietà: Illegittimo se Imposto dalle Casse di Previdenza Private

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32674/2024, ha nuovamente affrontato la delicata questione del contributo di solidarietà imposto dalle casse di previdenza private. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato: gli enti previdenziali privatizzati non possono, con un proprio atto regolamentare, introdurre prelievi sui trattamenti pensionistici già in essere, poiché tale potere esula dalla loro autonomia e viola il principio costituzionale della riserva di legge.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Prelievo Pensionistico

Un professionista, titolare di pensione erogata dalla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza di categoria, si era visto applicare una trattenuta a titolo di “contributo di solidarietà”, introdotta da un regolamento interno dell’ente. Ritenendo tale prelievo illegittimo, il pensionato si era rivolto al Tribunale per chiederne l’accertamento negativo e la restituzione delle somme trattenute.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Brescia avevano dato ragione al professionista, dichiarando l’illegittimità del contributo e condannando la Cassa alla restituzione degli importi. Secondo i giudici di merito, la Cassa non aveva il potere di imporre una prestazione patrimoniale di questo tipo, in assenza di una specifica previsione di legge.

Il Ricorso in Cassazione e l’Illegittimità del Contributo di solidarietà

La Cassa di previdenza ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la legittimità del proprio operato. Secondo l’ente, l’introduzione del contributo di solidarietà rientrava nei poteri conferiti dalla legge per garantire l’equilibrio finanziario a lungo termine. Inoltre, la Cassa lamentava che i giudici di merito non avessero considerato le evoluzioni normative che, a suo dire, avrebbero ampliato i poteri degli enti previdenziali privatizzati.

La Suprema Corte ha però ritenuto il ricorso inammissibile, in quanto la decisione impugnata era pienamente conforme alla sua giurisprudenza costante e consolidata in materia.

Limiti all’Autonomia Regolamentare delle Casse

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’autonomia regolamentare concessa alle casse previdenziali privatizzate dalla legge (in particolare, dall’art. 3, comma 12, della L. n. 335/1995) è circoscritta. Gli enti possono intervenire su aspetti specifici come le aliquote contributive o i coefficienti di rendimento, ma non possono creare nuove prestazioni patrimoniali a carico degli iscritti.

L’introduzione di una trattenuta come il contributo di solidarietà su pensioni già liquidate non è una modifica dei criteri di calcolo della pensione, ma un prelievo ex novo, che incide su un diritto già acquisito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su diversi pilastri giuridici:
1. Violazione della Riserva di Legge (Art. 23 Cost.): Il contributo di solidarietà è una “prestazione patrimoniale imposta”. Come tale, secondo la Costituzione, può essere introdotta solo da una legge dello Stato, non da un regolamento di un ente privato, seppur con finalità pubblicistiche. La Corte Costituzionale stessa (sent. n. 173/2016) ha qualificato il contributo di solidarietà in questi termini.
2. Natura del Contributo: Il carattere temporaneo e provvisorio del contributo è stato ritenuto incompatibile con la finalità di assicurare l’equilibrio finanziario a lungo termine dell’ente. Misure strutturali richiedono interventi diversi da prelievi una tantum o a tempo determinato.
3. Consolidamento Giurisprudenziale: La Corte ha citato decine di propri precedenti conformi, a partire dalla sentenza n. 25212/2009, dimostrando come la questione sia stata ampiamente e univocamente risolta. Proporre un ricorso su una questione di diritto già decisa in modo costante configura un’ipotesi di inammissibilità ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, c.p.c.
4. Inapplicabilità del Contributo Sostitutivo: È stata respinta anche la richiesta subordinata della Cassa di applicare il contributo dell’1% previsto dal D.L. n. 201/2011 per gli enti inerti. La Corte ha chiarito che tale norma si applica solo in caso di mancata adozione di misure di riequilibrio, mentre nel caso di specie la Cassa aveva agito, sebbene in modo illegittimo. L’adozione di un provvedimento illegittimo non può essere equiparata all’inerzia.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in commento rappresenta un’ulteriore e forte conferma della tutela dei diritti acquisiti dei pensionati. Le casse di previdenza non possono, di loro iniziativa, ridurre gli importi delle pensioni attraverso l’imposizione di contributi non previsti dalla legge. Qualsiasi misura volta a garantire la stabilità finanziaria deve essere adottata nel rispetto dei limiti imposti dalla Costituzione e dalle leggi primarie.

Per i professionisti pensionati, questa pronuncia rafforza il diritto a ricevere il trattamento pensionistico calcolato secondo le regole vigenti al momento del pensionamento, senza subire prelievi unilaterali decisi dagli organi interni della Cassa. Per gli enti previdenziali, essa costituisce un monito a operare esclusivamente nell’alveo dei poteri loro conferiti, cercando soluzioni strutturali per la sostenibilità dei bilanci che non travalichino i confini della legalità.

Una Cassa di previdenza privata può imporre autonomamente un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le Casse di previdenza private non hanno il potere di introdurre autonomamente un contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici già liquidati. Tale potere non rientra nella loro autonomia regolamentare, che è limitata a specifici interventi come la variazione delle aliquote o dei coefficienti di rendimento.

Perché il contributo di solidarietà è stato considerato una “prestazione patrimoniale imposta”?
Perché si tratta di un prelievo economico obbligatorio imposto da un’autorità (la Cassa) a carico di un soggetto (il pensionato) senza il suo consenso. L’articolo 23 della Costituzione stabilisce che nessuna prestazione patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge (principio di riserva di legge), e nel caso di specie mancava una norma di legge primaria che autorizzasse la Cassa a imporre tale contributo.

Cosa succede quando una Cassa di previdenza propone un ricorso basato su argomenti già bocciati dalla giurisprudenza costante?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis, n. 1, del codice di procedura civile. Questa norma serve a definire rapidamente i ricorsi che non hanno possibilità di essere accolti perché la questione di diritto è già stata risolta in modo consolidato dalla Corte. Inoltre, come in questo caso, la parte ricorrente può essere condannata al pagamento di una somma a favore della Cassa delle Ammende per aver intrapreso un’azione giudiziaria meramente defatigatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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