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Contributi su preavviso: obbligatori anche se rinunciato

Una società ha contestato una richiesta di pagamento dell’INPS per contributi sull’indennità sostitutiva di preavviso, che i suoi ex dipendenti avevano rinunciato in sede di conciliazione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’obbligo di versare i contributi su preavviso è una questione di diritto pubblico, indipendente dagli accordi privati tra azienda e lavoratore. L’obbligazione sorge quando il diritto all’indennità matura, non quando viene pagata, e la rinuncia del lavoratore non può estinguere il debito contributivo verso l’ente previdenziale.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributi su Preavviso: La Rinuncia del Lavoratore non Libera l’Azienda

L’obbligo di versare i contributi su preavviso sussiste anche se il lavoratore rinuncia all’indennità sostitutiva? Questa è la domanda cruciale a cui la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dato una risposta netta e chiara. La decisione ribadisce un principio fondamentale: l’autonomia del rapporto previdenziale rispetto a quello di lavoro e l’indisponibilità dell’obbligazione contributiva da parte dei privati.

I Fatti del Caso: La Controversia sui Contributi

Una società in liquidazione si è opposta a un avviso di addebito emesso dall’INPS. L’ente previdenziale richiedeva il pagamento di contributi e sanzioni relativi all’indennità sostitutiva di preavviso per 26 dipendenti, i cui rapporti di lavoro erano cessati tra il 2007 e il 2011.

La particolarità del caso risiedeva nel fatto che i lavoratori, in sede di conciliazione, avevano formalmente rinunciato a percepire tale indennità. La società sosteneva, quindi, che non essendo stata erogata alcuna somma, non fosse dovuto alcun contributo. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva già dato torto all’azienda, spingendola a ricorrere in Cassazione.

La Decisione e i contributi su preavviso

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno stabilito, senza mezzi termini, che l’obbligo contributivo del datore di lavoro sussiste indipendentemente dal fatto che gli obblighi retributivi verso il prestatore d’opera siano stati soddisfatti o che quest’ultimo vi abbia rinunciato.

Le Motivazioni: Autonomia del Rapporto Previdenziale

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati, primo tra tutti quello dell’autonomia tra il rapporto di lavoro e il rapporto previdenziale. Quest’ultimo intercorre tra il datore di lavoro e l’ente previdenziale (INPS) e ha natura pubblicistica.

I punti chiave del ragionamento sono i seguenti:
1. Natura dell’Indennità: L’indennità sostitutiva del preavviso ha natura retributiva. Essa rientra in “tutto ciò che il lavoratore ha diritto di ricevere” e, come tale, costituisce base imponibile per il calcolo dei contributi.
2. Momento Sorgivo dell’Obbligazione: L’obbligazione contributiva sorge nel momento stesso in cui il licenziamento acquista efficacia. In quel preciso istante, nasce il diritto del lavoratore all’indennità e, di conseguenza, il dovere del datore di lavoro di versare i relativi contributi.
3. Irrilevanza della Rinuncia: Una successiva rinuncia da parte del lavoratore al proprio diritto all’indennità non può avere alcun effetto sull’obbligazione pubblicistica, già sorta e preesistente. Il lavoratore può disporre del proprio diritto (il credito verso l’azienda), ma non del diritto dell’INPS (il credito contributivo). La transazione tra le parti private è, per l’ente, res inter alios acta.
4. Principio della Retribuzione Dovuta: Ai fini previdenziali, rileva la retribuzione dovuta e non quella effettivamente corrisposta. La base di calcolo dei contributi è determinata dalla legge in relazione a ciò che spetterebbe al lavoratore, non a ciò che egli concretamente incassa.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Datori di Lavoro

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti i datori di lavoro. Gli accordi transattivi e le conciliazioni, pur essendo strumenti validi per definire le pendenze con i dipendenti, non possono essere utilizzati per eludere gli obblighi contributivi. L’obbligo di versare i contributi su preavviso è inderogabile e non è influenzato dalle successive vicende del rapporto tra le parti private. Pertanto, anche in caso di rinuncia del lavoratore all’indennità, l’azienda è tenuta a calcolare e versare all’INPS i contributi come se quella somma fosse stata regolarmente pagata.

La rinuncia del lavoratore all’indennità sostitutiva del preavviso elimina l’obbligo del datore di lavoro di versare i relativi contributi?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligazione contributiva è autonoma e distinta dal rapporto tra datore di lavoro e lavoratore. Essa sorge nel momento in cui matura il diritto all’indennità, indipendentemente dal fatto che venga poi effettivamente corrisposta o rinunciata.

Perché l’obbligo di versare i contributi su preavviso sussiste anche senza pagamento al dipendente?
Perché l’obbligo contributivo ha natura pubblicistica e si fonda sulla retribuzione dovuta, non su quella corrisposta. Il rapporto previdenziale tra l’azienda e l’INPS è separato da quello lavorativo, e la rinuncia del lavoratore non può pregiudicare il diritto dell’ente previdenziale a riscuotere i contributi.

Un accordo di conciliazione tra azienda e lavoratore può avere effetti sul rapporto con l’ente previdenziale?
No, un accordo transattivo o di conciliazione tra lavoratore e datore di lavoro è inefficace nei confronti dell’ente previdenziale. L’INPS rimane un soggetto terzo rispetto a tale accordo e può pienamente far valere il proprio credito contributivo basato sulla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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