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Contributi previdenziali: la rinuncia è nulla

La Corte di Cassazione ha stabilito che i contributi previdenziali derivanti da leggi per il prepensionamento sono un diritto indisponibile del lavoratore. Un accordo transattivo con cui il dipendente rinuncia a tali contributi è nullo. La Corte d’Appello aveva erroneamente qualificato la contribuzione come ‘volontaria’ e quindi ‘disponibile’. La Cassazione, ribaltando la decisione, ha chiarito che la natura obbligatoria di tali versamenti, imposta dalla legge, impedisce qualsiasi forma di rinuncia, cassando la sentenza e rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributi Previdenziali: La Cassazione Sancisce la Nullità della Rinuncia

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 13524 del 15 maggio 2024, offre un chiarimento fondamentale sulla natura dei contributi previdenziali legati a incentivi di prepensionamento e sulla loro indisponibilità. La Suprema Corte ha stabilito che i diritti a tali contributi, quando derivano da un obbligo di legge, non possono essere oggetto di rinuncia da parte del lavoratore, neanche attraverso un accordo transattivo. Questa decisione ribalta le sentenze dei gradi inferiori e riafferma la natura pubblicistica e inderogabile della tutela previdenziale.

I Fatti di Causa

Un ex dipendente di una società regionale per il risanamento e lo sviluppo industriale aveva avviato un’azione legale contro la sua ex datrice di lavoro e l’ente previdenziale nazionale. L’obiettivo era ottenere che la base di calcolo per i contributi, dovuti dalla Regione per la prosecuzione volontaria dell’assicurazione pensionistica, fosse determinata sull’importo dell’indennità di prepensionamento effettivamente liquidata.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, ritenendo prescritto il diritto alla regolarizzazione contributiva. La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’interruzione della prescrizione, aveva comunque rigettato il gravame nel merito. Secondo i giudici d’appello, la contribuzione in questione era di natura ‘volontaria’ e, pertanto, ‘disponibile’. Di conseguenza, la rinuncia a ogni pretesa, formalizzata in un accordo di conciliazione firmato dal lavoratore, era da considerarsi valida ed efficace.

La Decisione della Corte di Cassazione sui Contributi Previdenziali

Contro la sentenza d’appello, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi. I primi tre motivi, esaminati congiuntamente dalla Corte, sono stati ritenuti fondati, portando alla cassazione della sentenza impugnata.

I motivi del ricorso

Il ricorrente lamentava la violazione di diverse norme, sia regionali che statali, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente qualificato la contribuzione come ‘volontaria’ e ‘disponibile’. In particolare, si contestava la possibilità di rinunciare, tramite transazione, a crediti contributivi che, per loro natura pubblica, sono indisponibili. L’accordo transattivo, secondo il lavoratore, non poteva ‘coprire’ la rinuncia a un diritto fondamentale come quello alla corretta contribuzione previdenziale.

L’analisi della Corte

La Cassazione ha accolto le argomentazioni del ricorrente, richiamando la propria giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito che la contribuzione relativa all’indennità di prepensionamento, prevista da una legge regionale siciliana per i dipendenti di un ex ente minerario, costituisce una contribuzione obbligatoria di fonte legale con finalità assistenziale.

Questa natura obbligatoria la sottrae alla disponibilità delle parti e la rende soggetta all’applicazione dell’art. 2115 c.c., che sancisce la nullità di ogni patto volto a eludere gli obblighi relativi alla previdenza e all’assistenza. Di conseguenza, non può essere oggetto di valide transazioni ai sensi dell’art. 2113 c.c., che ammette accordi solo per contribuzioni di origine puramente negoziale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sottolineando che l’obbligazione contributiva in esame è un’obbligazione di diritto pubblico, totalmente generata dalla legge e non dalla volontà delle parti. Essa rientra nel complesso dei diritti previdenziali tutelati dall’art. 38 della Costituzione. Tali diritti sono distinti da quelli meramente retributivi e non possono rientrare nel patrimonio personale del lavoratore, che non può quindi disporne con atti transattivi.

La sentenza impugnata è stata cassata perché non ha considerato che, secondo la giurisprudenza di legittimità, gli atti di disposizione ex art. 2113 c.c. possono riguardare solo le conseguenze patrimoniali del mancato versamento dei contributi (ad esempio, il risarcimento del danno), ma non l’obbligo di versamento in sé. Quest’obbligo, gravante sul soggetto tenuto per legge, non può mai venir meno per effetto di accordi tra datore di lavoro e lavoratore, poiché tali patti sono travolti dalla nullità prevista dall’art. 2115 c.c. e sono inefficaci nei confronti dell’ente previdenziale.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la domanda del lavoratore alla luce del principio secondo cui l’accordo transattivo stipulato non ha estinto il suo diritto a ottenere il corretto calcolo e versamento dei contributi previdenziali. Questa ordinanza rafforza il principio di indisponibilità dei diritti previdenziali obbligatori, garantendo una tutela sostanziale al lavoratore e riaffermando il ruolo centrale della legge nella definizione degli obblighi contributivi.

Un lavoratore può rinunciare ai propri contributi previdenziali tramite un accordo con il datore di lavoro?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se i contributi previdenziali derivano da un obbligo di legge, essi costituiscono un diritto indisponibile. Qualsiasi accordo o transazione con cui il lavoratore rinunci a tali contributi è nullo ai sensi dell’art. 2115 c.c.

Che natura hanno i contributi per il prepensionamento previsti dalla legge regionale siciliana nel caso esaminato?
La Corte ha stabilito che si tratta di una contribuzione obbligatoria di fonte legale, con finalità assistenziale. Non è una contribuzione ‘volontaria’ o ‘negoziale’, e pertanto non rientra nella disponibilità delle parti.

Qual è la conseguenza di un accordo transattivo che include la rinuncia a contributi previdenziali obbligatori?
Un tale accordo è nullo per la parte relativa ai contributi. L’obbligo del datore di lavoro di versare i contributi all’ente previdenziale rimane inalterato e l’accordo non ha alcun effetto estintivo su tale obbligo. Il lavoratore conserva il diritto di agire per ottenere la regolarizzazione della propria posizione contributiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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