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Contributi figurativi: no al cumulo dopo il transito

Un ex controllore di volo, dopo aver lasciato le Forze Armate per un ruolo civile, ha citato in giudizio l’Ente Previdenziale per ottenere il riconoscimento dei contributi figurativi nella sua nuova posizione pensionistica. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d’appello, ha respinto la richiesta. È stato stabilito che, al momento della costituzione di una posizione assicurativa nel regime generale per chi cessa dal servizio statale senza aver maturato il diritto a pensione, viene considerato solo il periodo di servizio effettivo, escludendo gli aumenti figurativi, che sono benefici specifici del regime di provenienza.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contributi Figurativi Militari: La Cassazione Nega il Cumulo nella Pensione Civile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31599 del 2024, ha affrontato una questione di grande rilevanza per i lavoratori che transitano dal settore pubblico statale, in particolare dalle Forze Armate, al settore privato. Il caso riguarda il calcolo dei contributi figurativi e la loro validità una volta cambiata la gestione previdenziale. La decisione chiarisce che gli aumenti convenzionali maturati durante il servizio militare non possono essere trasferiti nella nuova posizione assicurativa costituita presso l’ente previdenziale generale.

I Fatti del Caso: Dal Servizio Militare alla Causa Previdenziale

Il protagonista della vicenda è un ex controllore di volo che ha iniziato la sua carriera nelle Forze Armate per poi passare a una società di assistenza al volo. Durante il suo servizio militare, aveva maturato, oltre ai contributi obbligatori, anche dei contributi figurativi, ovvero maggiorazioni riconosciute per la particolarità e la gravosità del servizio prestato.

Una volta transitato al nuovo impiego e iscrittosi alla gestione previdenziale generale, il lavoratore ha scoperto che queste maggiorazioni non erano state accreditate sul suo nuovo conto pensionistico. Ritenendo leso un suo diritto, ha avviato una causa contro l’Ente Previdenziale per ottenere la ricostituzione della sua posizione assicurativa, includendo anche gli aumenti figurativi riconosciuti con un decreto della sua amministrazione di provenienza.

La Questione dei Contributi Figurativi e la Decisione della Cassazione

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’Ente Previdenziale. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a stabilire se i benefici contributivi legati a un regime speciale (quello statale/militare) possano ‘seguire’ il lavoratore nel regime generale.

La Suprema Corte ha confermato la sentenza d’appello, respingendo definitivamente il ricorso del lavoratore. Il principio affermato è netto: la costituzione di una nuova posizione assicurativa presso il regime generale, per chi cessa il servizio statale senza aver maturato il diritto a pensione, si basa esclusivamente sul periodo di servizio effettivamente prestato. Gli aumenti convenzionali, come i contributi figurativi, restano esclusi.

Le Motivazioni della Sentenza: Servizio Effettivo vs. Aumenti Convenzionali

La decisione della Corte si fonda su un’analisi rigorosa della normativa e della giurisprudenza consolidata, in particolare quella della Corte dei Conti e della Corte Costituzionale.

Il Riferimento Normativo Cruciale

Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione dell’art. 124 del D.P.R. n. 1092/1973. Questa norma disciplina proprio la costituzione della posizione assicurativa per i dipendenti statali che lasciano il servizio senza aver maturato i requisiti per la pensione. La giurisprudenza ha costantemente interpretato questa disposizione nel senso che il trasferimento dei contributi debba avvenire sulla base del solo servizio effettivo, senza includere le maggiorazioni.

L’Interpretazione della Giurisprudenza Contabile e Costituzionale

La Cassazione ha richiamato importanti sentenze della Corte dei Conti e la pronuncia n. 39 del 2018 della Corte Costituzionale. Quest’ultima, in particolare, aveva già affrontato il tema, stabilendo che la scelta di ancorare la nuova posizione assicurativa al solo servizio effettivo rappresenta un bilanciamento non irragionevole tra la tutela previdenziale del lavoratore e la sostenibilità del sistema pensionistico.

Nessuna Violazione del Principio di Uguaglianza

Il ricorrente lamentava una disparità di trattamento rispetto ai colleghi che, rimanendo nelle Forze Armate, avrebbero beneficiato di una pensione calcolata anche sui contributi figurativi. La Corte ha respinto questa argomentazione, sottolineando che le due situazioni non sono comparabili. Un conto è maturare la pensione all’interno di un dato regime, un altro è uscirne prematuramente e beneficiare della tutela (la costituzione della posizione assicurativa) prevista per non perdere i contributi versati. Questa tutela, per sua natura, è legata al servizio reale e non ai benefici accessori del regime di provenienza.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: i regimi pensionistici sono sistemi distinti e i benefici specifici di uno non sono automaticamente trasferibili a un altro. Per i lavoratori che passano dal servizio statale al settore privato, la continuità previdenziale è garantita sulla base del lavoro effettivamente svolto. È importante sottolineare, come evidenziato dalla stessa Corte, che i contributi figurativi non vanno completamente persi: essi rilevano, infatti, ai fini della liquidazione dell’indennità di fine servizio (una tantum), garantendo comunque un riconoscimento economico al lavoratore.

I contributi figurativi maturati durante il servizio militare sono validi nella posizione pensionistica generale se si cambia lavoro prima di maturare la pensione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di costituzione di una posizione assicurativa presso l’ente previdenziale generale per chi cessa dal servizio statale senza diritto a pensione, si considera solo il periodo di servizio effettivamente prestato, escludendo gli aumenti figurativi.

Escludere i contributi figurativi dal calcolo crea una disparità di trattamento?
Secondo la Corte, no. La situazione di chi lascia il servizio militare anticipatamente e transita nel regime generale è giuridicamente diversa da quella di chi completa la carriera nelle Forze Armate. La costituzione della posizione assicurativa è una tutela specifica che si basa sul servizio effettivo e non è irragionevole che escluda benefici legati al precedente regime.

I contributi figurativi maturati vengono completamente persi in questo caso?
No, non sono del tutto infruttuosi. La sentenza chiarisce che tali aumenti figurativi rilevano ai fini della liquidazione dell’indennità una tantum (la buonuscita) prevista dalla normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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