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Contributi editoria: bilancio certificato è tassativo

La Corte d’Appello di Roma ha negato i contributi editoria alla curatela fallimentare di una società editrice, stabilendo che il requisito della certificazione dell’intero bilancio d’esercizio da parte di una società di revisione è tassativo e non ammette deroghe. L’impossibilità di adempiere a tale obbligo, causata dalla dichiarazione di fallimento, non costituisce una valida esimente per accedere ai fondi pubblici.

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Contributi Editoria: Il Bilancio Certificato è un Requisito Inderogabile

Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma ha riaffermato un principio cruciale per le imprese che beneficiano di sovvenzioni pubbliche: i requisiti di legge per l’accesso ai fondi sono tassativi. In particolare, il caso esaminato riguarda i contributi editoria e l’obbligo di presentare un bilancio d’esercizio interamente certificato. La decisione chiarisce che neanche una situazione di oggettiva impossibilità, come un fallimento, può giustificare il mancato rispetto di questa condizione.

I Fatti del Caso

Una società editrice, dichiarata fallita a fine febbraio 2014, aveva operato solo per i primi due mesi di quell’anno. La curatela fallimentare, agendo per conto della società, aveva richiesto i contributi statali per l’editoria relativi a quel breve periodo di attività. L’amministrazione pubblica aveva negato i fondi, contestando la mancanza di due requisiti fondamentali: la regolarità contributiva e, soprattutto, la certificazione dell’intero bilancio annuale 2014 da parte di una società di revisione iscritta all’albo CONSOB.

In primo grado, il Tribunale aveva dato ragione alla curatela, ritenendo che la situazione di fallimento giustificasse l’impossibilità di produrre un bilancio annuale completo e certificato. L’Amministrazione statale, tuttavia, ha impugnato la decisione, portando la questione davanti alla Corte di Appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello ha ribaltato completamente la sentenza di primo grado, accogliendo l’appello dell’Amministrazione. Ha stabilito che la domanda della curatela fallimentare doveva essere respinta. La società, non avendo soddisfatto il requisito della certificazione dell’intero bilancio d’esercizio, non aveva diritto a percepire i contributi richiesti. La Corte ha ritenuto questo singolo motivo sufficiente a decidere la controversia, definendolo “dirimente” e rendendo superflua l’analisi delle altre contestazioni.

Le Motivazioni: Nessuna Deroga per i Requisiti Tassativi sui Contributi Editoria

La Corte ha fondato la sua decisione sulla chiara portata letterale della legge n. 250/1990, che disciplina i contributi editoria. La norma richiede in modo esplicito che le imprese editrici sottopongano “l’intero bilancio di esercizio” alla certificazione di una società di revisione qualificata. Questo non è un mero adempimento formale, ma un requisito sostanziale posto a garanzia della trasparenza, della corretta gestione dei fondi pubblici e della stabilità economica delle imprese beneficiarie.

Secondo i giudici, la legge non prevede eccezioni o deroghe. L’impossibilità materiale di redigere e certificare il bilancio per l’intero anno 2014, a causa della dichiarazione di fallimento intervenuta a febbraio, non costituisce una valida “esimente”. La finalità della norma è quella di sovvenzionare ex post le imprese editoriali che dimostrano di aver operato in continuità e nel rispetto di precisi standard di trasparenza per tutto il periodo di riferimento. Un bilancio parziale, relativo a soli due mesi, non può soddisfare tale requisito.

La Corte ha inoltre sottolineato che lo stato di liquidazione o fallimento, lungi dal giustificare un’eccezione, è anzi visto dalla normativa come un evento che può generare obblighi restitutori dei contributi già percepiti, a ulteriore conferma della rigidità dei requisiti.

Conclusioni: Le Implicazioni per le Imprese del Settore

Questa sentenza invia un messaggio inequivocabile al settore editoriale: l’accesso ai fondi pubblici è subordinato al rispetto rigoroso e completo di tutte le condizioni previste dalla legge. La decisione evidenzia che i requisiti, in particolare quelli di natura contabile e di certificazione, sono considerati essenziali per assicurare che il denaro pubblico sia destinato a imprese editoriali economicamente sane e trasparenti.

Le imprese devono quindi pianificare la loro gestione con la massima attenzione, assicurandosi di poter adempiere a tutti gli obblighi normativi per l’intero esercizio di riferimento. La pronuncia chiarisce che situazioni di crisi aziendale, pur essendo oggettivamente complesse, non possono essere invocate per ottenere deroghe ai requisiti tassativi imposti dal legislatore per l’erogazione dei contributi editoria.

Una società fallita può ottenere i contributi per l’editoria per il periodo in cui è stata attiva prima del fallimento?
No, secondo questa sentenza non è possibile se la società non è in grado di adempiere a tutti i requisiti di legge per l’intero anno di riferimento, come la presentazione del bilancio annuale completo e certificato.

La certificazione di un bilancio parziale è sufficiente per accedere ai fondi?
No. La Corte ha specificato che la legge richiede la certificazione dell'”intero bilancio di esercizio”. Una relazione di certificazione parziale, riferita solo a una frazione dell’anno, non soddisfa il requisito tassativo previsto dalla normativa.

Perché il requisito del bilancio annuale certificato è così rigido?
La Corte ha spiegato che lo scopo di questo requisito è garantire la trasparenza e la correttezza nella gestione dell’impresa e dei fondi pubblici. Serve a verificare la situazione economica complessiva dell’azienda alla fine dell’esercizio, presupponendo che operi in continuità, e ad assicurare che i contributi sostengano imprese editoriali stabilmente operative e finanziariamente solide.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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