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Contratto scritto sanità: obbligatorio per il rimborso

Una struttura sanitaria privata ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale per il pagamento di alcune prestazioni. L’ASL si è opposta sostenendo la mancanza di un accordo formale. La Corte di Cassazione, pur dichiarando estinto il processo per rinuncia, ha condannato la struttura alle spese, ribadendo che un contratto scritto in sanità è un requisito indispensabile (ad substantiam) per la nascita dell’obbligo di pagamento da parte dell’ente pubblico, non essendo sufficiente il solo accreditamento.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto Scritto Sanità: Perché è Indispensabile per il Pagamento delle Prestazioni

L’erogazione di servizi sanitari da parte di strutture private in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale è una realtà consolidata. Tuttavia, quali sono i requisiti formali perché il diritto al pagamento di tali prestazioni sia esigibile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’esistenza di un contratto scritto in sanità tra la struttura e l’Azienda Sanitaria Locale (ASL) è un requisito imprescindibile. L’analisi di questo caso offre spunti cruciali per tutti gli operatori del settore.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Pagamento alla Cassazione

Una società che gestisce una struttura sanitaria privata otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti di un’ASL per il pagamento di circa 6.200 euro, relativi a prestazioni di radiologia e medicina nucleare eseguite nel corso del 2005. L’ASL proponeva opposizione, sostenendo che l’importo non fosse dovuto, e in appello sollevava una questione decisiva: l’assenza di un accordo scritto tra le parti, necessario per far sorgere l’obbligazione di pagamento.

La Corte d’Appello accoglieva la tesi dell’ASL, revocando il decreto ingiuntivo. La motivazione si basava proprio sulla mancanza di un contratto formale, ritenuto elemento essenziale per giustificare la pretesa economica. Di fronte a questa decisione, la società sanitaria decideva di ricorrere in Cassazione. Tuttavia, prima della data fissata per la discussione, la stessa società notificava un atto di rinuncia al ricorso.

La Necessità del Contratto Scritto in Sanità secondo la Cassazione

Il punto centrale della controversia, come evidenziato dai giudici di merito e confermato implicitamente dalla Cassazione, riguarda la natura del rapporto tra ASL e strutture private accreditate. Secondo la normativa di riferimento (in particolare il D.Lgs. 502/92), l’accreditamento è solo la condizione preliminare che abilita una struttura a operare per conto del SSN. Tuttavia, l’accreditamento da solo non è sufficiente a creare un diritto al rimborso delle prestazioni.

Perché sorga l’obbligazione di pagamento, è necessario un passaggio ulteriore: la stipula di un apposito contratto. Questo accordo deve avere la forma scritta ad substantiam, ovvero per la sua stessa validità. Senza questo documento, il rapporto giuridico non può considerarsi validamente costituito, e di conseguenza l’ASL non è legalmente tenuta al pagamento, anche se le prestazioni sono state effettivamente erogate.

Le Motivazioni della Decisione

Nonostante la rinuncia al ricorso da parte della società sanitaria, la Corte di Cassazione l’ha comunque condannata al pagamento delle spese processuali. La motivazione di questa scelta è di grande interesse. I giudici hanno osservato che l’atto di rinuncia è intervenuto prima dell’udienza, portando all’estinzione del processo. Tuttavia, nel decidere sulle spese, la Corte ha tenuto conto dell’orientamento giuridico consolidato sulla materia.

Esisteva già una giurisprudenza stabile (citando Cass. n.17588/2018) che affermava la necessità della forma scritta ad substantiam per questi accordi, anche per il periodo transitorio tra il vecchio sistema di convenzionamento e quello nuovo basato sull’accreditamento. Pertanto, il ricorso della società sanitaria sarebbe stato con ogni probabilità respinto nel merito. La rinuncia, pur estinguendo il giudizio, non poteva esimere la parte soccombente virtuale dal farsi carico dei costi legali sostenuti dalla controparte per difendersi in un giudizio basato su pretese giuridicamente infondate.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale per gli operatori sanitari privati che collaborano con il settore pubblico:

1. L’accreditamento non basta: Essere una struttura accreditata è un prerequisito, ma non sostituisce il contratto.
2. Il contratto deve essere scritto: La forma scritta non è una mera formalità, ma un elemento essenziale per la validità dell’accordo. Accordi verbali o basati su prassi consolidate (facta concludentia) non hanno valore legale in questo contesto.
3. Tutela della spesa pubblica: La richiesta di un contratto scritto in sanità risponde all’esigenza di trasparenza e certezza nella gestione delle risorse pubbliche, definendo chiaramente obblighi, limiti di spesa e condizioni.

Per le strutture sanitarie, la lezione è chiara: prima di erogare prestazioni per conto del Servizio Sanitario Nazionale, è imperativo assicurarsi di aver siglato un contratto valido e formale con l’ASL di competenza. Agire diversamente significa esporsi al concreto e serio rischio di non vedere remunerato il proprio lavoro.

L’accreditamento di una struttura sanitaria privata è sufficiente per ottenere il pagamento delle prestazioni dall’ASL?
No. L’accreditamento è solo un presupposto. Per far sorgere l’obbligo di pagamento da parte dell’ASL, è indispensabile la stipula di un apposito contratto in forma scritta.

Perché il contratto tra ASL e struttura privata deve avere la forma scritta?
La forma scritta è richiesta ad substantiam, cioè per la validità stessa del contratto. Come ribadito dalla giurisprudenza, questo requisito è necessario per regolare i rapporti tra la pubblica amministrazione e i fornitori privati nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale e per garantire la trasparenza della spesa pubblica.

Cosa succede se una parte rinuncia al ricorso per cassazione?
Il processo si estingue. Tuttavia, la parte che rinuncia può essere comunque condannata a pagare le spese legali dell’altra parte, specialmente se, come in questo caso, la giurisprudenza consolidata era già contraria alle sue tesi e il ricorso sarebbe stato con ogni probabilità respinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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