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Contratto scritto sanità: nullo senza forma scritta

Una società di factoring ha citato in giudizio un complesso ospedaliero e un’azienda sanitaria locale per ottenere il pagamento di prestazioni sanitarie fornite da una struttura privata. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello, affermando che l’assenza di un formale contratto scritto in sanità tra la struttura privata e l’ente pubblico comporta la nullità della pretesa di pagamento. Tale requisito è obbligatorio e non può essere sostituito né dal semplice accreditamento né dall’effettiva erogazione delle prestazioni. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame basato su questo principio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto Scritto Sanità: Perché è Indispensabile per le Strutture Private

Nel complesso mondo dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e soggetti privati, la forma è spesso sostanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, sottolineando come un contratto scritto in sanità sia un requisito imprescindibile per il pagamento delle prestazioni erogate da strutture private accreditate. Senza un accordo formale, la pretesa economica è nulla, e l’accreditamento da solo non basta a fondare il diritto al compenso. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: una Cessione di Credito Contestata

Una società di factoring citava in giudizio un complesso ospedaliero, un’azienda sanitaria locale (ASL) e la Regione di riferimento per ottenere il pagamento di oltre un milione di euro. Tale somma rappresentava il corrispettivo per prestazioni di riabilitazione motoria erogate da una struttura sanitaria privata nel 2007, il cui credito era stato successivamente ceduto alla società attrice.

In primo grado, il Tribunale condannava solo l’ASL al pagamento. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, individuava invece il complesso ospedaliero come l’ente tenuto al pagamento. Tuttavia, entrambe le decisioni di merito non avevano dato il giusto peso a un’eccezione sollevata sin dall’inizio dalle amministrazioni convenute: la totale assenza di un contratto scritto che regolasse l’erogazione di quelle prestazioni.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ruolo del Contratto Scritto in Sanità

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Azienda Ospedaliera, ha completamente ribaltato la prospettiva. I giudici supremi hanno chiarito che, nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, il rapporto tra enti pubblici e strutture private deve essere disciplinato da specifici contratti scritti.

L’Accreditamento non Sostituisce il Contratto

Un punto cruciale della decisione è la distinzione tra “accreditamento” e “contratto”. L’accreditamento, anche se provvisorio, è solo un presupposto, una condicio sine qua non che riconosce l’idoneità di una struttura a operare per conto del sistema pubblico. Esso, tuttavia, non costituisce di per sé fonte di obbligazione per la Pubblica Amministrazione. Per far sorgere il diritto al pagamento, è necessario un successivo e distinto accordo contrattuale, che deve obbligatoriamente avere la forma scritta ad substantiam, ovvero a pena di nullità.

La Rilevabilità d’Ufficio della Nullità

La Corte ha inoltre specificato che la nullità derivante dalla mancanza della forma scritta è talmente grave da poter essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, compreso quello di legittimità. Sebbene le parti avessero sollevato la questione, i giudici di merito l’avevano ignorata, commettendo un errore di diritto. La Corte d’Appello, infatti, si era limitata a considerazioni sugli interessi, dando per scontata l’esistenza di una fonte contrattuale che, in realtà, non era mai stata provata in giudizio.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Cassazione si fondano su principi consolidati del diritto amministrativo e civile. In primo luogo, la normativa di settore (in particolare il D.Lgs. 502/1992) stabilisce che la disciplina del volume massimo delle prestazioni, dei requisiti del servizio e dei corrispettivi deve essere contenuta in specifici contratti. È categoricamente escluso che tali accordi possano essere conclusi per facta concludentia, cioè tramite comportamenti concludenti. In secondo luogo, vige il principio generale, sancito dal R.D. 2440/1924, che tutti i contratti della Pubblica Amministrazione devono rivestire la forma scritta a pena di nullità, a garanzia della trasparenza e del corretto impiego delle risorse pubbliche. La Corte territoriale aveva erroneamente ritenuto che l’accreditamento fosse “equipollente al rapporto contrattuale”, un’affermazione giuridicamente infondata che la Cassazione ha censurato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rappresenta un monito fondamentale per tutte le strutture sanitarie private che operano in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale. L’accreditamento è solo il primo passo; senza la successiva stipula di un valido contratto scritto in sanità, che definisca chiaramente obblighi e corrispettivi, qualsiasi prestazione erogata rischia di non essere remunerata. La pretesa di pagamento, in assenza del contratto, è affetta da una nullità insanabile e rilevabile in qualsiasi momento dal giudice, con conseguenze economiche gravissime per l’operatore privato. La formalizzazione dei rapporti non è un mero cavillo burocratico, ma un requisito essenziale a tutela sia dell’interesse pubblico sia della certezza dei rapporti giuridici.

Una struttura sanitaria privata accreditata può erogare prestazioni per il Servizio Sanitario Nazionale senza un contratto scritto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’accreditamento è solo una condizione preliminare per poter stipulare accordi con il SSN, ma non sostituisce il contratto. Per far sorgere il diritto al pagamento è indispensabile un accordo formale redatto in forma scritta.

La semplice esecuzione delle prestazioni sanitarie può sostituire la mancanza di un contratto scritto con la Pubblica Amministrazione?
No. La giurisprudenza esclude che i contratti con la Pubblica Amministrazione, specialmente in ambito sanitario, possano essere conclusi tramite comportamenti concludenti (facta concludentia). La forma scritta è richiesta a pena di nullità.

Un giudice può dichiarare la nullità di un contratto per mancanza di forma scritta anche se le parti non lo hanno eccepito in modo specifico?
Sì. La nullità per difetto di forma scritta è una questione così fondamentale che il giudice ha il potere e il dovere di rilevarla d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio, a condizione che tale vizio emerga dagli atti di causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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