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Contratto sanità accreditata: no a pagamenti extra

Una struttura sanitaria ha richiesto un pagamento extra a un’azienda sanitaria locale, basato su “economie di macroarea”. La Corte di Appello ha respinto la richiesta, chiarendo un punto fondamentale: sebbene un contratto sanità accreditata possa essere firmato retroattivamente, qualsiasi pagamento aggiuntivo deve essere esplicitamente previsto nel testo scritto del contratto. In assenza di tale clausola, la pretesa è infondata.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto Sanità Accreditata: Pagamenti Extra Solo se Previsti per Iscritto

Una recente sentenza della Corte di Appello di Salerno offre spunti cruciali sui rapporti tra strutture sanitarie private e pubblica amministrazione. La decisione chiarisce che, per ottenere pagamenti aggiuntivi, non basta l’esistenza di fondi disponibili, ma è indispensabile una previsione esplicita nel contratto sanità accreditata. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche per gli operatori del settore.

I Fatti: Una Richiesta di Pagamento Aggiuntivo

Una struttura sanitaria otteneva un decreto ingiuntivo per quasi mezzo milione di euro nei confronti dell’azienda sanitaria locale. La somma richiesta non derivava dalle prestazioni ordinarie, ma rappresentava una quota delle cosiddette “economie di macroarea”, ovvero i risparmi ottenuti da altre strutture che avevano speso meno del loro tetto di spesa annuale.
L’azienda sanitaria si opponeva, sostenendo, tra le altre cose, l’inesistenza di un fondamento contrattuale per tale pretesa. Il Tribunale, in primo grado, accoglieva l’opposizione, revocando il decreto ingiuntivo. La questione è quindi approdata in Corte di Appello.

La Retroattività del Contratto Sanità Accreditata

Uno dei punti sollevati dalla difesa riguardava la tardiva stipulazione del contratto. Il contratto per le prestazioni del 2015 era stato firmato solo nel 2017. La Corte di Appello, tuttavia, ha superato facilmente questa eccezione. Citando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione, ha ribadito che nel settore sanitario pubblico, il ritardo nella firma degli accordi è un fatto “fisiologico”. Pertanto, un contratto sanità accreditata firmato dopo l’erogazione delle prestazioni può legittimamente avere efficacia retroattiva, coprendo i servizi già resi. Questo aspetto, sebbene importante, non è stato però decisivo per l’esito della causa.

Il Principio Cardine: La Necessità della Previsione Scritta nel Contratto

Il cuore della controversia risiedeva altrove. La Corte ha esaminato attentamente il contratto stipulato tra le parti e ha constatato l’assenza totale di qualsiasi clausola che disciplinasse il meccanismo di ripartizione delle economie di macroarea.
La sentenza sottolinea un principio fondamentale nei rapporti con la Pubblica Amministrazione: la necessità della forma scritta ad substantiam. Ciò significa che gli obblighi economici a carico dell’ente pubblico devono derivare da un accordo formale e scritto, che definisca con precisione ogni aspetto del rapporto. Non è possibile desumere un obbligo di pagamento da atti successivi o da comportamenti concludenti se manca una base contrattuale solida.

Le motivazioni della Corte d’Appello

La Corte di Appello ha riformato la motivazione del giudice di primo grado ma ha confermato il risultato finale: l’appello della struttura sanitaria è stato respinto. La ragione è netta: il diritto a partecipare alla ripartizione dei risparmi di macroarea non poteva sorgere in assenza di una specifica previsione nel contratto sanità accreditata. Sebbene fossero intervenuti atti amministrativi che disponevano la ripartizione di tali economie, questi non potevano creare un obbligo di pagamento ex novo. Il contratto, che ha forza di legge tra le parti, non prevedeva tale remunerazione, e pertanto la pretesa della struttura era giuridicamente infondata.

Conclusioni

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro a tutte le strutture sanitarie che operano in regime di accreditamento. È essenziale che i contratti con le aziende sanitarie siano redatti con la massima precisione e completezza. Qualsiasi potenziale fonte di remunerazione, specialmente quelle aggiuntive come la ripartizione delle economie di spesa, deve essere esplicitamente prevista e regolamentata nel testo contrattuale. Affidarsi a prassi o ad atti amministrativi successivi senza una solida base pattizia scritta espone al rischio concreto di vedere le proprie pretese economiche respinte in sede giudiziaria.

Un contratto con la sanità pubblica può essere firmato dopo aver già fornito le prestazioni?
Sì. Secondo la Corte, il ritardo nella stipulazione è considerato un evento “fisiologico” nel settore. Pertanto, un contratto può avere efficacia retroattiva e coprire le prestazioni già erogate, a condizione che venga poi formalmente concluso.

Una struttura sanitaria ha diritto a ricevere pagamenti aggiuntivi derivanti da “economie di macroarea”?
Ha diritto a riceverli solo ed esclusivamente se questo specifico meccanismo di pagamento è previsto e disciplinato da una clausola esplicita all’interno del contratto sanità accreditata scritto e firmato con l’azienda sanitaria.

Perché la richiesta di pagamento della struttura sanitaria è stata respinta in questo caso?
La richiesta è stata respinta perché il contratto che regolava le prestazioni per l’anno di riferimento non conteneva alcuna clausola che prevedesse la ripartizione delle economie di macroarea. In assenza di una base contrattuale scritta (richiesta ad substantiam), la pretesa era priva di fondamento giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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