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Contratto Pubblica Amministrazione: forma scritta e nullità

Una società di gestione idrica ha visto respinta la sua richiesta di pagamento per oltre 2 milioni di euro da una Regione a causa della mancanza di un accordo formale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che un contratto con la Pubblica Amministrazione richiede la forma scritta per la sua validità (ad substantiam), pena la nullità. La Corte ha inoltre stabilito che la pretesa della società di essere subentrata per legge in un precedente rapporto contrattuale non era provata, poiché la successione non era automatica ma subordinata a specifici atti amministrativi mai dimostrati.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto Pubblica Amministrazione: Perché la Forma Scritta è Indispensabile

Un’azienda che fornisce un servizio essenziale a una Pubblica Amministrazione per anni potrebbe trovarsi senza il diritto al pagamento se manca un presupposto fondamentale: un accordo scritto. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione in una recente ordinanza, che sottolinea il rigore formale necessario quando si stipula un contratto con la pubblica amministrazione. Analizziamo una vicenda che serve da monito per tutti gli operatori economici che interagiscono con il settore pubblico.

I Fatti del Caso: Una Fornitura Idrica Senza Contratto Scritto

Una società concessionaria della gestione del servizio idrico integrato citava in giudizio una Regione per ottenere il pagamento di oltre due milioni di euro. La somma era richiesta a titolo di corrispettivo per la fornitura d’acqua e per l’attività di manutenzione di un acquedotto che serviva diversi comuni nel territorio regionale.
Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello respingevano la domanda. La motivazione era netta: mancava un contratto stipulato in forma scritta, requisito richiesto dalla legge ad substantiam, ovvero per la validità stessa dell’accordo. Secondo i giudici di merito, l’assenza di tale forma comportava la nullità insanabile del rapporto, rendendo irrilevante anche un’eventuale successiva ricognizione di debito.

L’Appello in Cassazione e la Tesi della Successione Ex Lege

La società, non arrendendosi, proponeva ricorso in Cassazione. La sua tesi principale era di essere subentrata ex lege (per legge) nel rapporto contrattuale che originariamente intercorreva tra la Regione convenuta e un’altra Regione, precedente titolare dell’acquedotto. La società sosteneva che una serie di leggi nazionali e regionali, succedutesi nel tempo in materia di risorse idriche, avessero automaticamente trasferito su di essa i diritti e gli obblighi derivanti da una convenzione stipulata nel 1990 tra i due enti regionali, alla quale essa non aveva preso parte.

Le Motivazioni della Suprema Corte: il Rigore del Contratto con la Pubblica Amministrazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondate le argomentazioni della società. La decisione si basa su principi cardine del diritto amministrativo e contrattuale.

La Forma Scritta ad substantiam è Invalicabile

Il primo punto fermo è il requisito della forma scritta per i contratti della Pubblica Amministrazione. Questa regola non è un mero formalismo, ma serve a garantire la trasparenza, la regolarità dell’azione amministrativa e il controllo della spesa pubblica. Qualsiasi accordo verbale o basato su comportamenti concludenti è nullo. La Corte ha chiarito che non è possibile sanare questa nullità a posteriori.

La Successione Ex Lege Non è Automatica

La Corte ha smontato la tesi della successione automatica. Analizzando le normative invocate dalla società, i giudici hanno osservato che il trasferimento della gestione degli acquedotti e dei relativi rapporti giuridici non era un effetto automatico della legge. Al contrario, le leggi prevedevano una serie di passaggi procedurali: l’adozione di specifici provvedimenti amministrativi, piani e convenzioni che avrebbero dovuto disciplinare nel dettaglio il subingresso dei nuovi gestori. La società ricorrente non è stata in grado di dimostrare che tali atti fossero mai stati adottati, né ha saputo indicare quando e come sarebbe avvenuta la successione nel rapporto con la Regione. Di conseguenza, la sua pretesa di essere subentrata nel contratto è rimasta priva di fondamento.

L’Irrilevanza della Convenzione tra Terzi

Infine, la Cassazione ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello nel ritenere irrilevante la convenzione del 1990 stipulata tra le due Regioni. Un contratto produce effetti solo tra le parti che lo hanno firmato. Poiché la società di gestione idrica non era parte di quell’accordo, non poteva invocarlo a proprio favore per pretendere un pagamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza della Cassazione è un chiaro promemoria dell’importanza del rigore formale nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Qualsiasi impresa che fornisca beni o servizi a un ente pubblico deve assicurarsi di avere in mano un contratto valido, redatto in forma scritta e sottoscritto da tutte le parti. Confidare in accordi verbali, pratiche consolidate o presunte successioni legali non dimostrate da atti specifici è una strategia estremamente rischiosa, che può portare alla perdita totale del diritto al corrispettivo, anche a fronte di prestazioni effettivamente eseguite.

Un contratto con la Pubblica Amministrazione è valido se non è in forma scritta?
No. Secondo la sentenza, i contratti con la Pubblica Amministrazione richiedono la forma scritta ad substantiam, cioè come condizione essenziale per la loro validità. L’assenza di un documento scritto comporta la nullità del contratto, che non può essere sanata.

La successione di un’azienda in un rapporto contrattuale pubblico avviene automaticamente per legge?
No. La Corte ha stabilito che la successione ex lege in un rapporto contrattuale pubblico non è automatica. Le leggi che disciplinano il trasferimento di funzioni o gestioni possono subordinare tale successione all’adozione di specifici provvedimenti amministrativi e convenzioni. Se questi atti non vengono posti in essere e provati, la successione non può considerarsi avvenuta.

Un accordo tra due enti pubblici può avere effetti su un’azienda che non ha partecipato alla sua stipulazione?
No. La sentenza conferma il principio secondo cui un contratto ha efficacia solo tra le parti che lo hanno stipulato. Pertanto, una convenzione tra due Regioni non può creare diritti o obblighi in capo a una società terza che non vi ha preso parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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