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Contratto preliminare cosa futura: quando è valido?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10230/2025, ha confermato la validità di un contratto preliminare di cosa futura per un immobile da costruire. La Corte ha stabilito che, per l’esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c., non è necessaria l’identificazione catastale del bene nel preliminare, ma è sufficiente che l’oggetto sia determinabile tramite criteri inequivocabili (come ubicazione, dimensione e prezzo), anche se la scelta specifica dell’unità immobiliare è rimessa all’acquirente.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Contratto preliminare di cosa futura: quando l’oggetto è sufficientemente determinato?

L’acquisto di un immobile su carta è una prassi comune, ma quali sono le tutele per l’acquirente se il venditore si rifiuta di stipulare il rogito? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10230 del 2025, offre un importante chiarimento sulla validità del contratto preliminare di cosa futura e sui requisiti necessari per poterne chiedere l’esecuzione forzata. La pronuncia sottolinea come, ai fini della validità, sia sufficiente che l’immobile sia ‘determinabile’ in base a criteri oggettivi presenti nel contratto, anche senza una sua specifica individuazione al momento della firma.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una scrittura privata del 1988, con la quale un costruttore si era impegnato a vendere un appartamento con garage, facente parte di un edificio ancora da realizzare, a un promissario acquirente. Quest’ultimo, e successivamente i suoi eredi, dopo aver versato il corrispettivo pattuito, si vedevano negare dal costruttore la stipula del contratto definitivo.

Il costruttore si difendeva sostenendo la nullità del contratto preliminare per indeterminatezza e impossibilità dell’oggetto, ai sensi dell’art. 1346 c.c. A suo dire, il contratto non individuava con precisione l’immobile da trasferire, rimettendo la scelta a un momento successivo. Dopo un primo grado che aveva riconosciuto solo il diritto al risarcimento del danno, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo la domanda degli eredi e disponendo il trasferimento coattivo dell’immobile ex art. 2932 c.c., individuato nell’unico appartamento rimasto invenduto nel fabbricato nel frattempo completato.

La Decisione della Corte e il contratto preliminare di cosa futura

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del costruttore, confermando la piena validità ed efficacia del contratto preliminare. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: la stipula di un contratto preliminare di vendita di cosa futura è pienamente legittima.

Il punto cruciale, ai fini della possibilità di ottenere una sentenza che tenga luogo del contratto non concluso (art. 2932 c.c.), è che l’immobile, sebbene non ancora esistente, sia identificabile in modo inequivocabile sulla base delle indicazioni contenute nel preliminare stesso. Non è quindi necessaria una descrizione con dati catastali, ma è sufficiente che l’accordo fornisca elementi oggettivi per la sua futura individuazione.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva del ricorrente, basata sull’indeterminatezza dell’oggetto. Le motivazioni della decisione si fondano sui seguenti punti cardine:

1. Sufficiente Determinabilità dell’Immobile: Il contratto del 1988, secondo la Corte d’Appello e confermato dalla Cassazione, conteneva tutti gli elementi necessari a rendere il bene ‘determinabile’. Erano infatti specificati: l’area su cui sarebbe sorto l’edificio, le dimensioni dell’alloggio, le pertinenze e il prezzo, con un meccanismo di adeguamento per eventuali differenze di superficie. Questi criteri erano sufficienti per identificare senza ambiguità l’oggetto della prestazione una volta che l’edificio fosse stato completato.
2. Facoltà di Scelta vs. Obbligazione Alternativa: La Corte ha chiarito che la possibilità per l’acquirente di scegliere l’appartamento specifico non configurava un’obbligazione alternativa (che avrebbe richiesto una scelta formale per essere adempiuta), bensì una semplice facoltà a suo vantaggio. L’obbligazione del venditore era una sola e ben precisa: cedere un alloggio con le caratteristiche pattuite all’interno di un determinato edificio. Il fatto che, al momento dell’azione legale, fosse rimasto un solo appartamento invenduto ha reso di fatto superflua tale facoltà di scelta, consolidando il diritto degli acquirenti su quell’unica unità disponibile.
3. Apprezzamento di Fatto del Giudice di Merito: La valutazione circa l’esistenza di dati oggettivi idonei a identificare il bene futuro costituisce un apprezzamento di fatto. Tale valutazione, se motivata in modo logico e non contraddittorio come nel caso di specie, è incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame rafforza la tutela del promissario acquirente in un contratto preliminare di cosa futura. Stabilisce che la validità del contratto non dipende dalla designazione specifica e catastale dell’unità immobiliare al momento della firma, ma dalla presenza di criteri chiari e oggettivi che ne permettano una sicura identificazione al momento della sua venuta ad esistenza. Questa decisione rappresenta un monito per i costruttori e una garanzia per gli acquirenti: un impegno contrattuale ben definito, anche se relativo a un bene futuro, deve essere onorato e può essere fatto valere in giudizio per ottenere il trasferimento della proprietà.

È valido un contratto preliminare per la vendita di un immobile non ancora costruito?
Sì, la legge ammette la stipula di un contratto preliminare di cosa futura, a condizione che l’oggetto sia determinato o, quantomeno, determinabile.

Quali elementi rendono un immobile futuro ‘determinabile’ in un contratto preliminare?
Sono sufficienti elementi che ne permettano un’identificazione inequivocabile una volta costruito, come l’indicazione del sito di costruzione (es. indirizzo, lotto di terreno), le caratteristiche principali (es. superficie, pertinenze) e il prezzo pattuito.

La facoltà di scelta dell’appartamento da parte dell’acquirente rende nullo il contratto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la possibilità per l’acquirente di scegliere tra più unità da realizzare non rende nullo il contratto per indeterminatezza dell’oggetto, poiché costituisce una facoltà a suo favore e non un’obbligazione alternativa che inficia la determinatezza della prestazione principale del venditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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