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Contratto per fatti concludenti: quando è nullo?

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che convalidava un contratto per fatti concludenti tra una società di noleggio e un’azienda di mobilità. Il motivo è la mancata determinazione del prezzo: l’utilizzo di un servizio non basta a creare un’obbligazione valida se il corrispettivo non è definito o definibile. La Corte ha stabilito che la modifica unilaterale delle tariffe da parte del gestore, senza una base contrattuale chiara, rende nullo l’accordo per indeterminatezza dell’oggetto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto per fatti concludenti: la Cassazione chiarisce i limiti di validità

L’utilizzo di un servizio implica sempre l’accettazione di un contratto e delle sue condizioni economiche? Con l’ordinanza n. 2570/2024, la Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, chiarendo che un contratto per fatti concludenti non può considerarsi valido se manca un elemento essenziale: la determinatezza o determinabilità del prezzo. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per tutte le relazioni commerciali basate sull’uso continuativo di servizi a pagamento.

I Fatti del Caso

Una società di gestione della mobilità, concessionaria di alcuni pontili in una nota città lagunare, otteneva un decreto ingiuntivo di oltre 100.000 euro contro una società di noleggio imbarcazioni. La somma richiesta era a titolo di corrispettivo per l’utilizzo dei pontili da parte della società di noleggio per un periodo di sei anni.

La società di noleggio si opponeva al decreto, sostenendo che le tariffe applicate fossero illegittime. In particolare, contestava il potere della società di gestione di rideterminare unilateralmente tali tariffe, specialmente dopo la scadenza della propria concessione principale.

Nonostante le contestazioni, sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello rigettavano l’opposizione, ritenendo che l’uso continuato dei pontili costituisse un’accettazione tacita del rapporto contrattuale, un classico esempio di contratto per fatti concludenti. La società di noleggio, non arrendendosi, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della società di noleggio. Il punto cruciale della decisione risiede nel secondo motivo di ricorso, che contestava la validità del contratto per mancanza di un accordo sul prezzo.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva erroneamente dato per scontata l’esistenza di un accordo valido, senza fornire una motivazione adeguata su come si fosse formato il consenso riguardo al corrispettivo. L’utilizzo del servizio, pur essendo un fatto pacifico, non è sufficiente a sanare la mancanza di un elemento essenziale del contratto come il prezzo.

Le motivazioni: il contratto per fatti concludenti e il prezzo

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale del diritto dei contratti: affinché un contratto per fatti concludenti sia valido, tutti i suoi elementi essenziali, previsti dall’art. 1325 c.c. (accordo, causa, oggetto, forma), devono essere presenti e riconoscibili. L’oggetto del contratto, che include anche il prezzo, deve essere determinato o almeno determinabile.

Nel caso di specie, le tariffe originarie erano state fissate dall’ente comunale, ma non vi era alcuna prova che alla società di gestione fosse stato conferito il potere di modificarle unilateralmente. La Corte territoriale non ha indagato su questo aspetto cruciale, limitandosi a desumere l’esistenza di un contratto dal semplice utilizzo dei pontili. Tuttavia, come affermato dalla Cassazione, un’eventuale clausola che attribuisca a una delle parti il potere di modifica unilaterale del prezzo sarebbe nulla per indeterminatezza dell’oggetto, a meno che non siano previsti criteri oggettivi per tale modifica.

Il silenzio o il comportamento passivo di chi utilizza un servizio di fronte a un aumento unilaterale delle tariffe non può essere interpretato come accettazione tacita. Di conseguenza, mancando un accordo valido sul corrispettivo, l’intero castello contrattuale crolla.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per tutte le imprese che forniscono servizi in modo continuativo. Non è sufficiente che i clienti usufruiscano del servizio per poter pretendere il pagamento di qualsiasi tariffa. È indispensabile che le condizioni economiche siano chiare, predeterminate o, quantomeno, determinabili sulla base di criteri oggettivi e conosciuti da entrambe le parti fin dall’inizio del rapporto. Qualsiasi modifica unilaterale del prezzo, se non prevista da una specifica e valida clausola contrattuale, espone il fornitore al rischio di vedere invalidato il rapporto e, di conseguenza, di non poter riscuotere il proprio credito. La trasparenza e la chiarezza delle condizioni contrattuali rimangono i pilastri fondamentali per la validità di ogni accordo commerciale.

Un contratto può essere considerato valido solo perché una parte ha utilizzato un servizio offerto dall’altra?
No, l’utilizzo di un servizio è un comportamento concludente che può indicare la volontà di formare un contratto, ma non è sufficiente. Secondo la Corte, tutti gli elementi essenziali del contratto, in particolare il prezzo, devono essere determinati o almeno determinabili. Se manca l’accordo sul corrispettivo, il contratto è nullo.

Una società che gestisce un servizio può aumentare le tariffe unilateralmente?
No, a meno che questo potere non sia stato espressamente previsto in una clausola contrattuale valida. La Corte ha specificato che una clausola che attribuisce a una sola parte il potere di modificare il prezzo a proprio piacimento sarebbe nulla per indeterminatezza dell’oggetto. Il silenzio dell’utente di fronte all’aumento non vale come accettazione.

Cosa succede se il prezzo di un servizio non è chiaramente definito?
Se il prezzo, quale elemento essenziale del contratto, non è né determinato né determinabile, il contratto è nullo. Di conseguenza, la parte che ha fornito il servizio non può pretendere il pagamento basandosi su tale accordo invalido. La sua pretesa creditoria viene meno, come accaduto nel caso esaminato in cui la sentenza di merito è stata cassata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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