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Contratto forma scritta PA: quando è obbligatorio?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1192/2025, ha ribadito un principio fondamentale: i contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione, inclusi gli incarichi professionali, richiedono la forma scritta a pena di nullità. Nel caso esaminato, alcuni professionisti avevano svolto un’importante progettazione per un Comune sulla base di semplici delibere, senza mai firmare un vero e proprio contratto. La Corte ha negato il loro diritto al compenso, specificando che la delibera è un atto interno all’ente e non può sostituire il contratto. Anche la richiesta subordinata di indennizzo per ingiustificato arricchimento è stata respinta, poiché la legge prevedeva un’altra azione specifica che i professionisti avrebbero potuto intentare. La sentenza sottolinea l’importanza del contratto forma scritta come garanzia di trasparenza e legalità nei rapporti con la PA.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto con la PA: la forma scritta è sempre necessaria?

L’obbligo di un contratto forma scritta nei rapporti con la Pubblica Amministrazione rappresenta una garanzia fondamentale di trasparenza, legalità e corretta gestione delle risorse pubbliche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio, chiarendo che una semplice delibera di un ente non è sufficiente a instaurare un valido rapporto contrattuale con un professionista. Questo caso serve da monito per tutti i professionisti che collaborano con enti pubblici: la forma non è un dettaglio, ma la sostanza stessa della validità dell’incarico.

I Fatti del Caso: Un Incarico Senza Contratto

La vicenda ha origine negli anni ’80, quando un Comune siciliano affidava a un gruppo di professionisti (un ingegnere e due architetti) una serie di incarichi per la rielaborazione e la progettazione della rete fognaria e dell’impianto di depurazione cittadino. Gli incarichi venivano conferiti attraverso delibere del consiglio comunale e provvedimenti del sindaco, ma non venivano mai tradotti in un contratto formale, sottoscritto da entrambe le parti.

I professionisti svolgevano le prestazioni richieste, depositando il progetto esecutivo nel 1998. Tuttavia, quando il Comune affidava ad altri tecnici una parte dei lavori, i professionisti originariamente incaricati agivano in giudizio per ottenere il pagamento dei loro compensi, sostenendo l’esistenza di un rapporto contrattuale o, in subordine, chiedendo un indennizzo per ingiustificato arricchimento dell’ente.

La Decisione dei Giudici: il contratto forma scritta è essenziale

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le domande dei professionisti. I giudici di merito stabilivano che, in assenza di un contratto forma scritta, gli incarichi erano da considerarsi nulli. La delibera comunale, infatti, è un atto amministrativo con efficacia interna, che autorizza l’organo competente a stipulare il contratto, ma non sostituisce il contratto stesso. Veniva inoltre respinta la domanda di ingiustificato arricchimento, poiché la legge offriva ai professionisti un rimedio specifico: l’azione diretta nei confronti degli amministratori che avevano autorizzato la spesa senza la necessaria formalizzazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, rigettando il ricorso dei professionisti e fornendo importanti chiarimenti.

La Nullità dell’Incarico per Vizio di Forma

La Cassazione ha ribadito che i contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione devono essere redatti in forma scritta ad substantiam, ovvero a pena di nullità. Questo principio, derivante dalla normativa nazionale sulla contabilità di Stato (R.D. 2240/1923), si applica anche ai comuni delle regioni a statuto speciale come la Sicilia, poiché le leggi regionali non prevedono alcuna deroga in tal senso. Anzi, la stessa legislazione siciliana richiama la necessità di un ‘disciplinare di incarico’, confermando l’esigenza di un documento formale che definisca l’accordo.
L’atto scritto, sottoscritto dal professionista e dal legale rappresentante dell’ente, è l’unico strumento idoneo a manifestare la volontà negoziale della PA all’esterno. La semplice ricezione e utilizzazione del progetto da parte del Comune non può sanare la nullità del contratto.

L’Azione di Ingiustificato Arricchimento: un Rimedio non Sempre Disponibile

Un punto cruciale della decisione riguarda l’azione di ingiustificato arricchimento (art. 2041 c.c.). La Corte ha spiegato che tale azione ha carattere ‘sussidiario’: può essere esperita solo quando non esista un’altra azione specifica per farsi indennizzare del pregiudizio subito. Nel caso di specie, la legge (art. 23 del D.L. 66/1989) prevedeva un’azione diretta nei confronti degli amministratori e funzionari pubblici che consentono l’acquisizione di prestazioni in violazione delle regole contabili. Poiché i professionisti disponevano di questo rimedio specifico, non potevano ricorrere all’azione sussidiaria contro l’ente, a prescindere dal fatto che l’azione contro gli amministratori fosse stata effettivamente esercitata o fosse ormai prescritta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Professionisti e Pubbliche Amministrazioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e consolidato. Per i professionisti, il messaggio è chiaro: non iniziare mai una prestazione per un ente pubblico senza aver prima firmato un contratto forma scritta completo di tutti gli elementi essenziali (oggetto, compenso, termini). Le delibere, le note e le rassicurazioni verbali non hanno valore contrattuale e non garantiscono il diritto al pagamento. Per le Pubbliche Amministrazioni, la sentenza riafferma l’inderogabilità delle procedure di evidenza pubblica e delle norme contabili, la cui violazione non solo rende nullo il rapporto, ma può esporre amministratori e funzionari a responsabilità personali.

Un incarico professionale conferito da un Comune solo con una delibera, senza un contratto scritto, è valido?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la delibera è un atto interno all’ente e non può sostituire il contratto. Per la validità dell’incarico è indispensabile un contratto redatto in forma scritta e sottoscritto sia dal professionista sia dal legale rappresentante dell’ente pubblico.

Le leggi della Regione Sicilia prevedono eccezioni alla necessità della forma scritta per i contratti con gli enti locali?
No. La Corte ha chiarito che la normativa nazionale che impone la forma scritta per i contratti della Pubblica Amministrazione si applica pienamente anche in Sicilia. Le leggi regionali non prevedono deroghe a questo principio fondamentale.

Se il contratto con la Pubblica Amministrazione è nullo, il professionista può sempre agire per ingiustificato arricchimento?
No, non sempre. L’azione per ingiustificato arricchimento è sussidiaria, cioè si può utilizzare solo se non esistono altri rimedi legali specifici. Se la legge, come nel caso esaminato, prevede un’azione diretta contro gli amministratori che hanno autorizzato la prestazione senza rispettare le regole, il professionista deve usare quella via e non può chiedere l’indennizzo all’ente per ingiustificato arricchimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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