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Contratto di solidarietà: quando è valido nel P.I.?

Un’amministrazione comunale, a fronte di difficoltà finanziarie, ha ridotto unilateralmente l’orario di lavoro dei propri dipendenti, stipulando in un secondo momento un contratto di solidarietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la procedura, stabilendo che l’eccedenza di personale deve essere individuata in specifiche posizioni lavorative e non in un generico monte ore. Inoltre, ha chiarito che il contratto di solidarietà non può sanare retroattivamente l’illegittimità della precedente riduzione unilaterale, potendo disporre solo per il futuro. La sentenza del giudice d’appello è stata quindi annullata con rinvio.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di solidarietà nel pubblico impiego: non può sanare gli illeciti

Il contratto di solidarietà è uno strumento cruciale per la gestione delle crisi occupazionali, ma quali sono i suoi limiti nel pubblico impiego? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un caso emblematico, riguardante un Comune che aveva unilateralmente ridotto l’orario di lavoro dei propri dipendenti per poi tentare di regolarizzare la situazione con un accordo sindacale. La Corte ha stabilito principi fondamentali sulla corretta procedura per la gestione delle eccedenze di personale e sull’impossibilità di usare il contratto di solidarietà per sanare retroattivamente atti illegittimi.

I Fatti: La riduzione unilaterale dell’orario di lavoro

La vicenda ha origine dalla decisione di un’amministrazione comunale di ridurre l’orario di lavoro e la retribuzione di 31 dipendenti a causa di una grave crisi finanziaria. Tale decisione è stata presa in modo unilaterale, senza il consenso dei lavoratori. Successivamente, l’ente ha avviato una trattativa con le organizzazioni sindacali, sfociata nella firma di un contratto di solidarietà che, di fatto, ratificava la riduzione oraria.

I dipendenti hanno impugnato tali atti, ottenendo una prima vittoria in Tribunale, che aveva dichiarato illegittima la riduzione unilaterale. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione, ritenendo la procedura seguita dal Comune sostanzialmente corretta e valido l’accordo sindacale. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e il corretto uso del contratto di solidarietà

Il nodo centrale della controversia era duplice. In primo luogo, era necessario stabilire se la procedura per la gestione dell’eccedenza di personale fosse stata avviata correttamente. In secondo luogo, bisognava chiarire se un contratto di solidarietà, stipulato dopo la riduzione unilaterale, potesse avere un’efficacia sanante, cioè potesse rendere legittimo un atto che era originariamente illegittimo.

La normativa di riferimento, in particolare l’art. 33 del D.Lgs. 165/2001, prevede una procedura rigorosa che le pubbliche amministrazioni devono seguire in caso di soprannumero o eccedenza di personale. Questa procedura è finalizzata a trovare soluzioni alternative al licenziamento, tra cui, appunto, il ricorso a forme flessibili di gestione dell’orario o ai contratti di solidarietà.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto le ragioni dei lavoratori, cassando la sentenza d’appello e delineando in modo netto i confini dell’azione della pubblica amministrazione.

Vizio Procedurale Originario

Il primo, fondamentale errore del Comune è stato nell’individuazione stessa dell’eccedenza. L’ente aveva parlato genericamente di un’eccedenza di “ore da lavorare”, mentre la legge richiede che l’eccedenza sia individuata con “specifico riferimento alla consistenza della dotazione organica degli uffici, tenendo conto dell’area e dei profili professionali del personale in esubero”. In altre parole, non basta dire “abbiamo troppe ore pagate”, ma bisogna identificare quali specifiche posizioni lavorative sono in eccesso. Questo vizio iniziale ha inficiato l’intera procedura successiva.

L’efficacia del Contratto di Solidarietà

Il punto più significativo della sentenza riguarda l’efficacia del contratto di solidarietà. I giudici hanno chiarito che, sebbene sia uno strumento valido per gestire le eccedenze nel pubblico impiego, esso può disporre solo per il futuro. Non può, quindi, avere un effetto retroattivo per “sanare” un precedente inadempimento del datore di lavoro, come la riduzione unilaterale e illegittima dell’orario. L’accordo, intervenendo per disciplinare le future modalità della prestazione, non può incidere su diritti già entrati nel patrimonio dei dipendenti né cancellare i vizi degli atti precedentemente adottati senza rispettare le condizioni di legge.

Illegittimità della Riduzione Unilaterale

La Corte ha inoltre ribadito un principio cardine del diritto del lavoro: la trasformazione del rapporto da tempo pieno a tempo parziale (e viceversa) non può essere imposta unilateralmente dal datore di lavoro, ma presuppone sempre la consensualità. Questo principio, valido nel settore privato, si applica anche al pubblico impiego contrattualizzato.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per le pubbliche amministrazioni. La gestione delle eccedenze di personale deve seguire un iter procedurale rigoroso e trasparente, a partire dalla corretta individuazione del personale in esubero secondo la dotazione organica. Il contratto di solidarietà si conferma uno strumento utile per evitare soluzioni più drastiche, ma non è una scorciatoia per aggirare le norme o per ratificare decisioni unilaterali e illegittime. La tutela dei diritti dei lavoratori, in particolare quello alla stabilità dell’orario contrattuale, prevale sulla discrezionalità dell’ente, che deve agire sempre nel rispetto delle procedure previste dalla legge.

Un’amministrazione pubblica può ridurre unilateralmente l’orario di lavoro dei dipendenti da tempo pieno a part-time?
No, la trasformazione del rapporto richiede il consenso del lavoratore e non può essere unilaterale, in modo analogo a quanto previsto nel settore privato.

Cosa deve fare un ente pubblico prima di poter utilizzare strumenti come il contratto di solidarietà per eccedenza di personale?
Deve avviare una procedura corretta individuando l’eccedenza con specifico riferimento alla dotazione organica, all’area e ai profili professionali del personale in esubero, non semplicemente a un surplus di ore lavorative.

Un contratto di solidarietà può sanare retroattivamente una riduzione dell’orario già imposta illegittimamente dall’ente?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il contratto di solidarietà può disporre solo per le situazioni future e non può incidere retroattivamente su diritti già acquisiti dai lavoratori, né sanare i vizi di atti adottati in precedenza in assenza dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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