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Contratto di solidarietà: obblighi del datore di lavoro

Un’associazione datoriale ha impugnato la sentenza che la condannava al pagamento di differenze retributive a un ex dipendente, sorte nell’ambito di un contratto di solidarietà. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il datore di lavoro è tenuto ad anticipare il contributo di solidarietà al lavoratore, salvo poi richiederne il rimborso all’INPS. L’ordinanza sottolinea inoltre l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di solidarietà: chi paga e quando? Chiarimenti dalla Cassazione

Il contratto di solidarietà è uno strumento cruciale per la gestione delle crisi aziendali, ma la sua applicazione può generare dubbi sugli obblighi retributivi del datore di lavoro. Con l’ordinanza n. 25746/2024, la Corte di Cassazione ha fornito importanti precisazioni, confermando che spetta al datore di lavoro anticipare il cosiddetto contributo di solidarietà, anche prima di aver ricevuto i fondi dagli enti preposti. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti del Caso

Un ex dipendente di un’associazione di allevatori si rivolgeva al Tribunale per ottenere il pagamento di retribuzioni non corrisposte tra il 2015 e il 2017, incluse le mensilità aggiuntive e alcuni rimborsi spesa. Il Tribunale, avvalendosi di una consulenza tecnica contabile (CTU), accoglieva la domanda e condannava l’associazione al pagamento di oltre 50.000 euro.

L’associazione proponeva appello, ma la Corte territoriale confermava la decisione di primo grado. Secondo i giudici d’appello, il Tribunale aveva correttamente calcolato l’importo dovuto, detraendo le somme percepite dal lavoratore direttamente dall’INPS a titolo di cassa integrazione, ma non il “contributo di solidarietà”. Quest’ultimo, in base all’accordo sindacale, doveva essere anticipato dal datore di lavoro, che avrebbe poi potuto chiederne il rimborso all’INPS.

Contro questa decisione, l’associazione presentava ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi sollevati dall’associazione.

Gli obblighi del datore nel contratto di solidarietà

Con il primo motivo, l’associazione lamentava la violazione delle norme sul contratto di solidarietà, sostenendo, sulla base di una circolare ministeriale, di dover versare il contributo solo dopo aver ricevuto i fondi dal Ministero del Lavoro. La Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile per due ragioni:
1. Difetto di interesse: Al momento della decisione d’appello, il contributo era ormai stato erogato dal Ministero, rendendo il credito del lavoratore comunque esigibile.
2. Mancato confronto con la CTU: Il ricorso non teneva conto dei criteri contabili utilizzati dall’esperto nominato dal Tribunale, la cui relazione era stata confermata in appello.

Il principio di autosufficienza del ricorso

Con il secondo motivo, l’associazione denunciava il mancato scomputo di un pagamento parziale effettuato nel settembre 2017. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile, questa volta per “difetto di autosufficienza”. L’associazione, infatti, non aveva riportato nel ricorso le parti della relazione del CTU da cui sarebbe emerso che tale pagamento non era già stato considerato nel calcolo finale. La Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione deve contenere tutti gli elementi necessari per essere deciso, senza che i giudici debbano ricercare atti e documenti nei fascicoli precedenti.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati sia nel diritto del lavoro che in quello processuale. In primo luogo, viene ribadito che gli accordi sindacali che disciplinano il contratto di solidarietà possono legittimamente porre a carico del datore di lavoro l’onere di anticipare le somme spettanti al lavoratore, salvo il suo diritto di rivalsa verso l’ente previdenziale. Le circolari ministeriali, pur essendo strumenti interpretativi, non possono derogare a quanto previsto dalla legge o dagli accordi collettivi.

In secondo luogo, l’ordinanza è un’importante lezione sul rigore formale del ricorso per cassazione. Il principio di autosufficienza non è un mero formalismo, ma una regola essenziale per garantire il corretto funzionamento del giudizio di legittimità, che non è una terza istanza di merito ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Infine, la Corte ha colto l’occasione per ribadire le conseguenze della tardiva costituzione del controricorrente: la tardività rende inammissibile non solo il controricorso ma anche le successive memorie difensive e fa venir meno il diritto al rimborso delle spese processuali.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 25746/2024 conferma un punto fondamentale per i datori di lavoro che applicano il contratto di solidarietà: l’obbligo di anticipare il contributo al lavoratore è una prassi consolidata e legittimata dagli accordi sindacali. L’attesa dell’erogazione dei fondi da parte dell’INPS o del Ministero non giustifica il ritardo nel pagamento. Per le aziende, è quindi essenziale una corretta pianificazione finanziaria per far fronte a tali anticipazioni. Dal punto di vista processuale, la decisione evidenzia ancora una volta come un ricorso per cassazione, per avere successo, debba essere redatto con la massima precisione e completezza, nel pieno rispetto del principio di autosufficienza.

In un contratto di solidarietà difensivo, chi deve anticipare il contributo di solidarietà al lavoratore?
Secondo la decisione, in virtù dell’accordo stipulato con le organizzazioni sindacali, il contributo di solidarietà deve essere anticipato dal datore di lavoro, il quale può successivamente chiederne il rimborso all’INPS.

Cosa significa che un ricorso per cassazione è inammissibile per difetto di autosufficienza?
Significa che il ricorso non contiene tutte le informazioni e gli elementi necessari (come stralci di documenti o atti dei precedenti gradi di giudizio) per consentire alla Corte di Cassazione di valutare la fondatezza dei motivi di ricorso senza dover consultare il fascicolo processuale.

Quali sono le conseguenze se il controricorso viene depositato in ritardo?
La tardiva costituzione del controricorrente ne comporta l’inammissibilità. Di conseguenza, anche eventuali memorie difensive successive sono inammissibili e la parte perde il diritto al rimborso delle spese processuali, anche in caso di esito favorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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