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Contratto di prototipo: il compenso è sempre dovuto?

Una società di carpenteria si opponeva al pagamento di un ingegnere per la progettazione di un prototipo di molle, sostenendo l’inadempimento poiché il prodotto finale non era stato adottato dal committente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, qualificando l’accordo come un contratto di prototipo. In tale contratto, l’oggetto è l’attività di progettazione in sé, che va remunerata indipendentemente dall’utilizzo finale del prototipo, riconoscendo così il diritto al compenso del professionista.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di Prototipo: Quando il Compenso è Dovuto Anche Senza Utilizzo Finale

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un’importante chiarificazione sulla natura e le obbligazioni derivanti da un contratto di prototipo. La questione centrale riguarda il diritto al compenso del progettista anche quando il prototipo sviluppato, pur essendo tecnicamente valido, non viene poi adottato dal cliente finale a causa di un cambiamento nelle specifiche. Questa decisione delinea la differenza tra obbligazione di mezzi e di risultato in contesti di innovazione e sviluppo.

I Fatti di Causa: Dalla Commissione alla Controversia

Una società di carpenteria commissionava a un ingegnere, titolare di un’impresa individuale specializzata, lo studio e la realizzazione di un prototipo di molle per portelloni tagliafuoco destinati a navi militari. Il contratto iniziale prevedeva la consegna di una prima campionatura, che veniva regolarmente accettata.

Successivamente, il committente finale modificava le specifiche tecniche, richiedendo un nuovo prototipo adatto a un diverso tipo di portellone. L’ingegnere sviluppava e consegnava una seconda campionatura, ma la società di carpenteria, ritenendola non idonea, interrompeva i rapporti commerciali e si opponeva alla richiesta di pagamento avanzata dal professionista tramite decreto ingiuntivo.

Il Percorso Giudiziario: Due Visioni Opposte

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione della società committente, qualificando il rapporto come un appalto con obbligazione di risultato. Secondo il giudice, il cambiamento delle specifiche, accettato dall’ingegnere, non giustificava il suo presunto inadempimento nel fornire un prodotto perfettamente idoneo all’uso richiesto.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado riqualificavano l’accordo come un contratto di prototipo, il cui scopo era la progettazione e la realizzazione di un primo esemplare. In questa ottica, il compenso era dovuto per l’attività di progettazione in sé, a prescindere dalla successiva adozione del prodotto. Pertanto, la Corte d’Appello rigettava l’opposizione e riconosceva il diritto al pagamento del professionista.

La Decisione della Cassazione e la Natura del contratto di prototipo

La società di carpenteria proponeva ricorso per cassazione, lamentando l’omesso esame di comunicazioni (e-mail) che, a suo dire, dimostravano l’impegno dell’ingegnere a fornire un prototipo pienamente funzionale per la nuova commessa. La Corte di Cassazione ha ritenuto i motivi infondati e in parte inammissibili, confermando la sentenza d’appello.

L’Oggetto della Prestazione

La Suprema Corte ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente identificato l’oggetto del contratto non nella fornitura di un prodotto finito e garantito per un risultato finale, ma nella prestazione di un’attività intellettuale e tecnica: la progettazione e creazione di un modello. Il primo prototipo era stato accettato e funzionante. Il secondo, pur basato su un disegno non errato (come confermato da una consulenza tecnica), non era stato adottato, ma ciò non inficiava la qualità della prestazione di sviluppo eseguita.

Il Diritto al Compenso

Il contratto stesso prevedeva che i costi di progettazione sarebbero stati corrisposti se non fosse stata affidata la produzione in serie. Questo elemento contrattuale, secondo la Corte, rafforzava l’idea che la fase di progettazione avesse un valore autonomo, slegato dal successo commerciale o produttivo del prototipo. Di conseguenza, escluso un difetto di diligenza da parte dell’ingegnere, il suo diritto al pagamento per l’opera prestata era pienamente fondato.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che, nel contratto di prototipo, la prestazione principale è l’attività di studio, ricerca e sviluppo finalizzata a creare un primo esemplare. L’obbligazione del progettista è quella di impiegare la diligenza qualificata richiesta dalla sua professione (obbligazione di mezzi), non di garantire che il prototipo venga poi effettivamente utilizzato o prodotto in serie (obbligazione di risultato). La Corte d’Appello aveva correttamente valutato che l’ingegnere aveva dimostrato il suo impegno, riesaminando il progetto e proponendo una soluzione adeguata alle nuove richieste. Non essendo emerso un difetto di diligenza, l’attività svolta doveva essere remunerata.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per tutti i professionisti e le imprese che operano nell’ambito dell’innovazione e dello sviluppo di nuovi prodotti. Il contratto di prototipo tutela l’attività intellettuale e tecnica, riconoscendole un valore intrinseco che prescinde dal successo finale del progetto. Per i committenti, ciò significa che l’investimento nella ricerca e sviluppo comporta il pagamento della prestazione professionale, anche se le strategie aziendali o le condizioni di mercato dovessero cambiare, rendendo il prototipo obsoleto o non più necessario.

Che cos’è un contratto di prototipo secondo la Corte di Cassazione?
È un contratto diretto alla progettazione e realizzazione di un primo esemplare di un prodotto, dove la prestazione principale è l’attività di sviluppo in sé. Il compenso è dovuto per questa attività, indipendentemente dalla successiva adozione o produzione in serie del prototipo.

Il progettista di un prototipo ha diritto al pagamento se il committente cambia idea e non lo utilizza?
Sì, a condizione che il progettista abbia agito con la diligenza professionale richiesta. La Corte ha stabilito che, escluso un difetto di diligenza, il diritto al compenso per l’opera prestata sussiste perché l’oggetto del contratto è l’attività di progettazione, non il risultato finale dell’adozione del prodotto.

Un cambiamento delle specifiche da parte del committente finale esonera dal pagamento del prototipo?
No. Se il progettista si adopera per adeguare il progetto alle nuove specifiche, come avvenuto nel caso di specie, la sua prestazione deve essere comunque remunerata. L’eventuale mancato utilizzo del secondo prototipo non costituisce inadempimento del progettista, ma rientra nel rischio d’impresa del committente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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