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Contratto di patrocinio: procura non basta per il compenso

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi onorari a un Comune, basandosi sulla procura alle liti conferitagli dal Sindaco. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, sottolineando la distinzione fondamentale tra la procura, un atto unilaterale per la rappresentanza in giudizio, e il contratto di patrocinio, l’accordo bilaterale che stabilisce chi deve pagare. Nel caso specifico, il Comune aveva stipulato il contratto di patrocinio solo con un altro professionista, autorizzandolo a sua volta a farsi sostituire. Di conseguenza, il primo avvocato non aveva un rapporto contrattuale diretto con l’ente e non poteva pretenderne il pagamento.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di patrocinio: la procura non basta a garantire il compenso

Nel mondo legale, è fondamentale comprendere la differenza tra il conferimento di una procura per la rappresentanza in giudizio e la stipula di un vero e proprio contratto di patrocinio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la semplice procura alle liti, anche se firmata dal cliente finale, non è sufficiente a dimostrare l’esistenza di un obbligo di pagamento a carico di quest’ultimo se il rapporto contrattuale è stato instaurato con un altro professionista. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti del caso: la richiesta di compenso di un avvocato

Un avvocato otteneva un decreto ingiuntivo contro un Comune per il pagamento di oltre 37.000 euro a titolo di compenso per prestazioni professionali. L’incarico consisteva nella redazione di una memoria difensiva, svolta in collaborazione con un altro noto professore e avvocato.

Il Comune si opponeva al decreto, sostenendo di non aver mai conferito un incarico diretto a tale avvocato. L’ente pubblico affermava di aver stipulato un contratto unicamente con il professore, riconoscendogli la facoltà di avvalersi di altri collaboratori del suo studio. Secondo il Comune, quindi, il compenso era già stato interamente corrisposto al professore, unico titolare del rapporto contrattuale.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al Comune, rigettando la richiesta di pagamento dell’avvocato. Quest’ultimo, ritenendo errata la decisione, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la procura alle liti, conferitagli direttamente dal Sindaco, fosse la prova del perfezionamento di un contratto d’opera professionale con l’ente.

La decisione della Cassazione e il contratto di patrocinio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra due negozi giuridici diversi:

1. La procura alle liti: È un negozio unilaterale che conferisce al difensore la rappresentanza processuale (lo ius postulandi). Serve a legittimare l’avvocato ad agire in giudizio in nome e per conto del cliente. È un atto finalizzato al corretto svolgimento del processo.
2. Il contratto di patrocinio: È un negozio bilaterale, un contratto d’opera intellettuale, con cui il cliente conferisce l’incarico professionale e si obbliga a corrispondere il compenso. Questo è il rapporto che genera l’obbligazione di pagamento.

La Corte ha stabilito che questi due rapporti non coincidono necessariamente. Il soggetto che conferisce la procura può essere diverso da quello che stipula il contratto e che è tenuto a pagare.

Le motivazioni: distinguere procura e contratto

La Suprema Corte ha spiegato che, sebbene spesso vi sia una presunzione di coincidenza, questa può essere superata da prove contrarie. Nel caso di specie, la prova decisiva era la delibera della Giunta Comunale. Tale atto amministrativo dimostrava che il Comune aveva conferito il mandato solo al professore, autorizzandolo a farsi assistere da altri legali del suo studio.

Questa autorizzazione, secondo la Corte, inquadra la fattispecie nell’ambito dell’art. 1717 c.c. (sostituzione del mandatario). Si erano quindi creati due rapporti distinti:
* Un rapporto di mandato tra il Comune e il professore.
* Un secondo rapporto tra il professore e l’avvocato ricorrente.

L’irrilevanza della procura congiunta, rilasciata dal Sindaco a entrambi i legali, è stata sottolineata: essa costituiva solo lo strumento tecnico necessario per l’espletamento della rappresentanza giudiziaria, ma non modificava la natura del rapporto contrattuale sottostante, che legava il Comune esclusivamente al primo professionista incaricato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per i professionisti

Questa ordinanza offre un importante monito per gli avvocati, specialmente per coloro che collaborano con altri studi legali o professionisti. Non è sufficiente ottenere una procura dal cliente finale per garantirsi il diritto al compenso. È essenziale che l’incarico professionale e il relativo obbligo di pagamento siano chiaramente definiti in un contratto di patrocinio. In assenza di un accordo diretto con il cliente finale, la richiesta di pagamento dovrà essere rivolta al professionista che ha effettivamente conferito l’incarico (il dominus del rapporto), e non al beneficiario ultimo della prestazione. La decisione evidenzia come, anche nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, la prova del conferimento dell’incarico non possa basarsi unicamente sulla procura alle liti, ma debba fondarsi sull’atto formale che istituisce il rapporto contrattuale.

La procura alle liti conferita da un cliente è sufficiente per pretendere il pagamento del compenso professionale?
No. Secondo la Corte, la procura alle liti è un atto unilaterale che conferisce solo la rappresentanza in giudizio. L’obbligo di pagamento nasce invece dal contratto di patrocinio, che è un accordo bilaterale e può essere stipulato con un soggetto diverso.

Qual è la differenza fondamentale tra procura alle liti e contratto di patrocinio?
La procura alle liti è un negozio unilaterale che attiene al rapporto processuale (rappresentanza in giudizio). Il contratto di patrocinio è un negozio bilaterale che riguarda il rapporto sostanziale, con cui viene conferito l’incarico professionale e si stabilisce l’obbligo di pagare il compenso.

Come può un ente pubblico dimostrare di aver incaricato un solo avvocato, anche se la procura è stata data a più professionisti?
L’ente può provarlo attraverso l’atto formale di conferimento dell’incarico, come una delibera di giunta. Se da tale atto risulta che il mandato è stato dato a un solo professionista, con la facoltà per quest’ultimo di avvalersi di collaboratori, si dimostra l’assenza di un rapporto contrattuale diretto tra l’ente e i collaboratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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