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Contratto di mutuo: prova scritta vs donazione

Il Tribunale di Monza ha confermato un decreto ingiuntivo per la restituzione di una somma di denaro, rigettando la tesi dell’opponente secondo cui si trattava di una donazione. La decisione si fonda sulla solidità delle prove scritte fornite dal creditore (contratto di mutuo e contabili di bonifico) a fronte della totale assenza di prove da parte della debitrice riguardo la presunta donazione o le minacce subite. La sentenza ribadisce il principio dell’onere della prova e l’importanza della documentazione formale nei prestiti tra privati.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di Mutuo: Quando la Prova Scritta Supera la Parola

Quando si presta del denaro, anche tra persone in rapporti personali, è fondamentale mettere tutto per iscritto. Una recente sentenza del Tribunale di Monza lo dimostra chiaramente, analizzando un caso in cui la mancanza di prove ha fatto la differenza tra un prestito da restituire e una presunta donazione. Questo caso serve da monito sull’importanza di formalizzare un contratto di mutuo per tutelare i propri diritti.

I Fatti di Causa: Prestito o Regalo?

La vicenda ha inizio quando una persona riceve un decreto ingiuntivo che le ordina di restituire 12.000 euro a un conoscente. Secondo il creditore, la somma era stata erogata attraverso diversi prestiti infruttiferi, tutti documentati da accordi scritti e bonifici bancari con causali specifiche come “prestito infruttifero”.

La debitrice, tuttavia, si oppone al decreto, sostenendo una versione completamente diversa: i soldi non erano un prestito, ma una serie di donazioni fatte nel contesto di una relazione sentimentale. A suo dire, i contratti di mutuo erano stati firmati solo in un secondo momento, sotto la minaccia di perdere il lavoro e di vedere rivelata la loro relazione.

La Decisione del Tribunale sul contratto di mutuo

Il Giudice del Tribunale di Monza ha respinto l’opposizione della debitrice e ha confermato integralmente il decreto ingiuntivo. Non solo: ha anche accolto la domanda riconvenzionale del creditore, condannando la debitrice a pagare ulteriori 1.850 euro per le rate maturate nel corso della causa. Infine, la parte soccombente è stata condannata al pagamento delle spese legali.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione del Tribunale si basa su un’analisi rigorosa delle prove presentate dalle parti, mettendo in luce principi fondamentali del diritto civile e processuale.

L’Onere della Prova nel Contratto di Mutuo

Il punto centrale della sentenza risiede nel principio dell’onere della prova, sancito dall’art. 2697 del Codice Civile. Il giudice ha chiarito che chi chiede la restituzione di una somma data a mutuo deve provare due elementi: la consegna del denaro e il titolo che giustifica la restituzione (ovvero il contratto di mutuo).

Nel caso specifico, il creditore ha pienamente soddisfatto questo onere. Ha prodotto:
1. I contratti scritti, firmati da entrambe le parti, che definivano le somme, le modalità di restituzione e la natura di “prestito infruttifero”.
2. Le contabili dei bonifici, le cui causali corrispondevano esattamente a quanto descritto nei contratti, rafforzando ulteriormente la tesi del prestito.

L’Infondatezza della Tesi Difensiva

Di contro, la debitrice non ha fornito alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Le sue tesi sulla donazione e sulle minacce sono rimaste mere dichiarazioni, prive di riscontri oggettivi. Il Tribunale ha sottolineato che:
– Non è stato presentato alcun elemento per dimostrare che le somme fossero state elargite a titolo di donazione.
– Non è stata fornita alcuna prova delle presunte minacce (come denunce, querele o testimonianze attendibili).
– La tesi secondo cui i contratti erano stati firmati sotto minaccia è stata smentita dai fatti: il licenziamento della donna è avvenuto circa due anni dopo la concessione dei prestiti, rendendo poco credibile il nesso causale.

Decadenza dal Beneficio del Termine

Il Tribunale ha inoltre applicato l’articolo 1819 del Codice Civile, il quale stabilisce che se il debitore non paga anche una sola rata del prestito, il creditore può esigere l’immediata restituzione dell’intero importo residuo. Il mancato pagamento delle rate ha quindi legittimato la richiesta del creditore di riavere tutta la somma in un’unica soluzione.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza è un chiaro esempio di come, in ambito legale, le affermazioni debbano essere supportate da prove concrete. La presenza di un contratto di mutuo scritto e di prove di pagamento tracciabili (come i bonifici con causale chiara) costituisce una tutela fondamentale per il creditore. Tentare di smontare un quadro probatorio così solido con semplici dichiarazioni, senza alcun riscontro oggettivo, si rivela una strategia processuale perdente. L’insegnamento pratico è inequivocabile: qualsiasi accordo che implichi un passaggio di denaro dovrebbe essere formalizzato per iscritto per evitare futuri contenziosi e per avere una prova chiara e inattaccabile dei propri diritti.

Chi deve provare l’esistenza di un contratto di mutuo in tribunale?
Chi chiede la restituzione della somma (il creditore) ha l’onere di provare sia l’avvenuta consegna del denaro sia l’esistenza di un accordo che ne preveda la restituzione, come un contratto scritto.

Affermare che un prestito era una donazione è sufficiente per non restituire i soldi?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente affermare che si trattava di una donazione. Chi sostiene questa tesi deve fornire prove concrete a sostegno, altrimenti prevale la documentazione che attesta il prestito, come contratti e bonifici con causali specifiche.

Se non si paga una rata di un prestito, il creditore può chiedere subito l’intera somma?
Sì. La sentenza conferma che, in base all’art. 1819 del Codice Civile, il mancato pagamento anche di una sola rata consente al creditore di chiedere la restituzione immediata dell’intero debito residuo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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