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Contratto di locazione non registrato: riduzione canone

Un inquilino con un contratto di locazione non registrato del 2004 ha chiesto la riduzione del canone. La Corte di Cassazione ha stabilito che la riduzione è possibile, ma solo a partire dal 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore della legge n. 208/2015. Questa norma si applica retroattivamente ai contratti più vecchi che erano ancora in corso a quella data, fissando il canone massimo a quello concordato a livello locale.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Contratto di locazione non registrato: quando e come chiedere la riduzione del canone

Un contratto di locazione non registrato può dare diritto all’inquilino di chiedere una significativa riduzione del canone? Con la recente ordinanza n. 15891/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la possibilità di ricalcolare l’affitto si applica anche ai contratti stipulati prima del 2016, ma solo a partire da una data precisa. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa: un affitto ‘in nero’ dal 2004

Il caso ha origine da una controversia tra un inquilino e la proprietaria di un immobile. Nel 2004, le parti avevano stipulato un contratto di locazione ad uso abitativo con un canone liberamente pattuito. Tuttavia, questo contratto non era mai stato registrato presso l’Agenzia delle Entrate. Anni dopo, l’inquilino si è rivolto al Tribunale per chiedere la restituzione di una parte delle somme versate, sostenendo che, a causa della mancata registrazione, il canone dovuto dovesse essere ricalcolato secondo i parametri di legge.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la sua richiesta, ritenendo che per quella specifica tipologia di contratto (scritto, a canone libero e non simulato) non fosse prevista la cosiddetta ‘riconduzione a congruità’. L’inquilino ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La questione giuridica e l’evoluzione delle norme

Il nodo centrale della questione era interpretare l’articolo 13 della Legge n. 431/1998, che disciplina le locazioni abitative. Questa norma è stata modificata più volte, in particolare dalla Legge di Stabilità per il 2016 (L. n. 208/2015). La domanda era: la nuova norma, che introduce una sanzione per il locatore che non registra il contratto, può applicarsi retroattivamente a un rapporto nato nel 2004?

Le motivazioni della Cassazione sul contratto di locazione non registrato

La Suprema Corte ha accolto in parte il ricorso dell’inquilino, cassando la sentenza d’appello e delineando un principio di diritto molto chiaro.

La retroattività della Legge di Stabilità 2016

Il punto chiave della decisione è l’interpretazione degli effetti della Legge n. 208/2015. Questa legge ha modificato l’art. 13 della L. 431/98, stabilendo che per i contratti in cui il locatore non provvede alla prescritta registrazione, il giudice può determinare il canone dovuto. La Corte ha affermato che questa disposizione ha efficacia retroattiva. Non si applica solo ai contratti stipulati dopo il 1° gennaio 2016, ma a tutti i contratti di locazione stipulati fin dall’entrata in vigore della legge del 1998, a condizione che fossero ancora in corso alla data del 1° gennaio 2016.

Di conseguenza, anche se il contratto in esame risaliva al 2004, l’inquilino aveva il diritto di chiedere la rideterminazione del canone, ma non per l’intera durata del rapporto. Il diritto alla riduzione del canone sorge solo a partire dal 1° gennaio 2016.

Come si calcola il nuovo canone

Un altro aspetto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda il criterio per il ricalcolo del canone. La legge stabilisce che il nuovo canone ‘non può eccedere quello del valore minimo definito ai sensi dell’articolo 2’. La Cassazione interpreta questo rinvio in modo preciso: il giudice deve fare riferimento non al canone libero (art. 2, comma 1), ma al canone concordato (art. 2, comma 3), ovvero quello stabilito dagli accordi locali tra le associazioni di categoria dei proprietari e degli inquilini.

Questo significa che, a partire dal 1° gennaio 2016, l’inquilino è tenuto a pagare un importo non superiore a quello previsto dagli accordi territoriali, anche se il contratto originale era a canone libero, a meno che quest’ultimo non fosse già inferiore a quello concordato.

Le conclusioni: il principio di diritto per il contratto di locazione non registrato

La Corte di Cassazione ha stabilito il seguente principio: un contratto di locazione non registrato, ad uso abitativo, a canone libero, scritto e non simulato, stipulato prima del 1° gennaio 2016, è soggetto alla ‘riconduzione a congruità’ ma solo a partire dal 1° gennaio 2016.
Nell’effettuare questa riduzione, il giudice non può stabilire un canone superiore a quello previsto dagli accordi territoriali (canone concordato). Questa decisione rappresenta una tutela importante per gli inquilini, sanzionando l’inadempimento fiscale del locatore con una conseguenza diretta sul piano civilistico del rapporto contrattuale.

Un contratto di locazione non registrato è sempre nullo?
Secondo l’ordinanza, la nullità per mancata registrazione è una sanzione introdotta dal 1° gennaio 2005 (con la L. 311/2004). Per i contratti precedenti, come quello del caso in esame, la mancata registrazione non causava la nullità del contratto, ma aveva principalmente conseguenze fiscali. Tuttavia, le norme successive hanno introdotto sanzioni civilistiche come la riduzione del canone.

Se ho un contratto di locazione non registrato da prima del 2016, posso chiedere la riduzione del canone?
Sì, è possibile chiedere la riduzione del canone, ma solo per il periodo successivo al 1° gennaio 2016, data di entrata in vigore della legge (L. 208/2015) che ha introdotto questa possibilità con efficacia retroattiva per i rapporti ancora in essere.

A quale importo viene ridotto il canone in caso di contratto di locazione non registrato?
Il giudice deve determinare il canone dovuto in una misura che non può superare quella del cosiddetto ‘canone concordato’, ovvero il valore stabilito dagli accordi locali tra le associazioni dei proprietari e quelle degli inquilini, anche se il contratto originale prevedeva un canone libero più alto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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