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Contratto atipico: la Cassazione e la cessione crediti

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto di cessione crediti, stabilendo che, anche in assenza di un obbligo di acquisto da parte del cessionario (elemento tipico del factoring), il rapporto può essere qualificato come un valido contratto atipico. La controversia nasceva dal mancato adempimento dell’obbligo del cedente di fornire la documentazione probatoria di un credito, che attivava una clausola di ritrasferimento del rischio di insolvenza. La Corte ha rigettato il ricorso del cedente, confermando che le parti, in virtù dell’autonomia contrattuale, possono definire accordi non riconducibili a schemi legali predefiniti, la cui disciplina risiede nelle clausole pattuite.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Contratto Atipico: Quando la Cessione Crediti Esce dallo Schema del Factoring

L’autonomia contrattuale consente alle imprese di creare accordi su misura per le proprie esigenze. Ma cosa succede quando questi accordi non rientrano perfettamente negli schemi legali tradizionali come il factoring? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’importante lezione sulla qualificazione del contratto atipico nella cessione dei crediti commerciali, sottolineando la prevalenza della volontà delle parti.

I Fatti di Causa

Una società operante nel commercio di acciaio cedeva sistematicamente i suoi crediti, derivanti da forniture a un cliente, a una società finanziaria. L’accordo prevedeva che la società finanziaria anticipasse l’importo dei crediti, trattenendo un compenso e assumendosi il rischio di insolvenza del debitore. Tuttavia, il contratto conteneva una clausola cruciale: la società fornitrice (cedente) era obbligata, su richiesta, a trasmettere tutta la documentazione probatoria del credito. In caso di inadempimento a tale obbligo, la società finanziaria (cessionaria) aveva il diritto di ‘ritrasferire’ il rischio di insolvenza sul cedente.

Per una specifica fornitura, il cedente non ha fornito la prova del credito. Di conseguenza, la società finanziaria ha attivato la clausola, chiedendo al cedente la restituzione della somma anticipata. Ne è scaturita una controversia legale in cui il cedente ha sostenuto la nullità del contratto, ritenendolo simulato o privo di causa.

La Qualificazione del Contratto Atipico e la Decisione della Corte

Il nodo centrale della questione era la corretta qualificazione giuridica dell’accordo. In un precedente giudizio, la Cassazione aveva annullato la decisione della Corte d’Appello per una motivazione contraddittoria: da un lato si parlava di factoring (che presuppone un obbligo di acquistare i crediti), dall’altro si evidenziava che il cessionario aveva solo una facoltà di acquisto.

La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha risolto la contraddizione qualificando l’accordo non come factoring, ma come un contratto atipico. Ha ritenuto che le parti avessero creato un meccanismo specifico, disciplinato dalle clausole da loro stesse pattuite. Su questa base, ha confermato il diritto della società finanziaria al rimborso.

La società cedente ha nuovamente proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che, una volta escluso il factoring, la pretesa della controparte fosse priva di fondamento (difetto di causa petendi).

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la correttezza della decisione di merito. I giudici hanno chiarito che la precedente sentenza di annullamento non aveva stabilito un ‘giudicato interno’ sulla natura del contratto, ma si era limitata a rilevare un’incongruenza logica nella motivazione. Il giudice del rinvio era quindi libero, e anzi tenuto, a fornire una nuova e coerente qualificazione giuridica.

La Suprema Corte ha affermato un principio fondamentale: l’assenza di un obbligo di acquisto dei crediti, se da un lato esclude la riconducibilità del contratto allo schema tipico del factoring, non lo rende nullo o invalido. In virtù dell’articolo 1322 del Codice Civile sull’autonomia contrattuale, le parti sono libere di creare accordi che non corrispondono a tipi negoziali predefiniti. Questo è proprio il caso del contratto atipico.

In tale scenario, la disciplina del rapporto non va cercata nelle norme sul factoring o su altri contratti tipici, ma nel testo stesso dell’accordo voluto dalle parti. La clausola che permetteva al cessionario di ritrasferire il rischio in caso di mancata consegna dei documenti è stata ritenuta perfettamente legittima e meritevole di tutela, in quanto finalizzata a garantire che il cessionario avesse gli strumenti per agire contro il debitore inadempiente.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce la centralità della volontà delle parti nella definizione dei rapporti commerciali. Le imprese possono strutturare operazioni finanziarie complesse senza essere vincolate a schemi rigidi. La decisione insegna che:
1. Un contratto che devia da un modello legale tipico (come il factoring) non è automaticamente nullo, ma può essere un valido contratto atipico.
2. La disciplina di un contratto atipico si trova primariamente nelle sue clausole, che devono essere interpretate per comprendere la reale volontà delle parti.
3. Clausole che bilanciano i rischi tra le parti, come quella che condiziona l’assunzione del rischio di insolvenza alla cooperazione del cedente, sono considerate legittime se perseguono un interesse meritevole di tutela.

Un contratto di cessione crediti è valido anche se il cessionario non ha l’obbligo di acquistarli?
Sì, la Corte ha stabilito che un simile accordo è valido e può essere qualificato come un contratto atipico. La sua disciplina è data principalmente dalle clausole specifiche concordate tra le parti, in virtù del principio di autonomia contrattuale.

Se un accordo non è un contratto di factoring, cos’è?
Non diventa automaticamente un altro tipo di contratto, come una surrogazione per pagamento. Può essere semplicemente un contratto atipico, ovvero un accordo non previsto da uno schema legale specifico ma creato liberamente dalle parti per regolare i propri interessi, la cui disciplina risiede nel suo stesso testo.

È legittima una clausola che fa ricadere il rischio di insolvenza sul cedente se questo non fornisce la documentazione del credito?
Sì, secondo la Corte tale clausola non è abusiva né immeritevole di tutela. È considerata una pattuizione legittima che mira a proteggere il cessionario, garantendogli di avere la documentazione necessaria per poter agire legalmente contro il debitore originario in caso di mancato pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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