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Contratto a progetto: quando si trasforma in lavoro

Una società di scommesse ha visto i suoi contratti di collaborazione a progetto riqualificati come lavoro subordinato dall’ente previdenziale, poiché il “progetto” coincideva con la normale attività aziendale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l’assenza di un genuino e specifico contratto a progetto ne determina l’automatica conversione in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, trattandosi di una presunzione assoluta.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto a progetto: quando si trasforma in lavoro subordinato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: un contratto a progetto privo di un progetto specifico, genuino e distinto dall’attività ordinaria dell’impresa, si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Questa decisione chiarisce i confini tra collaborazione autonoma e subordinazione, offrendo importanti spunti per le aziende.

Il caso: Collaborazioni a progetto sotto la lente dell’Ente Previdenziale

Una nota società operante nel settore delle scommesse aveva stipulato una serie di contratti di collaborazione a progetto con diversi lavoratori. A seguito di un accertamento ispettivo, l’Ente Previdenziale aveva contestato la natura di tali rapporti, riqualificandoli come lavoro subordinato. Secondo l’ente, i “progetti” indicati nei contratti non erano altro che la mera descrizione delle attività ordinarie e routinarie dell’azienda, come l’accettazione e il pagamento delle scommesse. Di conseguenza, veniva emesso un avviso di addebito per i contributi non versati.

La società si opponeva a tale provvedimento, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le sue ragioni. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

I motivi del ricorso e il dibattito sul contratto a progetto

L’azienda ricorrente basava il suo ricorso su diversi motivi, sostenendo principalmente che i giudici di merito avessero errato nell’interpretare la normativa sul contratto a progetto (D.Lgs. 276/2003, nella versione applicabile all’epoca dei fatti). In particolare, la società contestava che l’assenza di un valido progetto dovesse portare a un’automatica conversione del rapporto, ritenendo che si trattasse al più di una presunzione semplice, superabile con la prova della natura autonoma della prestazione. Inoltre, criticava l’analisi degli indici di subordinazione effettuata dalla Corte d’Appello.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito sulla base di un’articolata motivazione.

La nozione di “specifico progetto”

Il punto centrale della decisione è la definizione di “progetto”. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: perché un contratto a progetto sia valido, il progetto non può consistere nella mera riproposizione dell’oggetto sociale o dell’attività ordinaria del committente. Deve trattarsi di un’attività produttiva chiaramente descritta, identificata e funzionalmente collegata a un risultato finale determinato. Il progetto deve avere una sua individualità rispetto all’attività aziendale complessiva. Nel caso di specie, l'”accettazione e pagamento di scommesse” non rappresentava una fase o un programma di lavoro specifico, ma semplicemente la descrizione dell’attività societaria.

La presunzione assoluta di subordinazione

La conseguenza della mancanza di un valido progetto è drastica. La Cassazione ha confermato che, secondo l’art. 69 del D.Lgs. 276/2003 (nel testo applicabile prima della riforma del 2012), l’assenza di un progetto, programma o fase di programma determina l’automatica conversione del rapporto in lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si tratta di una presunzione assoluta (iuris et de iure), che non ammette prova contraria.

Questa interpretazione, secondo la Corte, ha una finalità antielusiva e antifrodatoria, volta a impedire l’uso improprio di questa tipologia contrattuale per mascherare veri e propri rapporti di lavoro subordinato. Pertanto, una volta accertata la nullità del progetto, il giudice non deve procedere a verificare in concreto la presenza degli indici della subordinazione (eterodirezione, orario di lavoro, etc.), poiché la conversione è un effetto automatico previsto dalla legge. Questa è stata la ratio decidendi principale della decisione.

L’irrilevanza delle ulteriori motivazioni

La Corte d’Appello aveva anche analizzato, nel merito, la sussistenza di indici di subordinazione come la retribuzione mensile, i turni predisposti dall’azienda e l’eterodirezione. Tuttavia, la Cassazione ha qualificato questa parte della motivazione come resa ad abundantiam, ovvero in aggiunta e non strettamente necessaria. Poiché la prima e principale ragione della decisione (la conversione automatica per assenza di progetto) era sufficiente a sorreggere la sentenza, le censure mosse contro le argomentazioni aggiuntive sono state ritenute inammissibili per difetto di interesse.

Le conclusioni: Implicazioni pratiche per le aziende

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per tutte le aziende che in passato hanno fatto uso di contratti di collaborazione a progetto e, più in generale, per chi utilizza forme di lavoro autonomo. La lezione è chiara: la forma contrattuale deve corrispondere alla sostanza del rapporto. Per evitare il rischio di una riqualificazione, un eventuale progetto deve essere specifico, temporalmente definito e distinguibile dalla normale operatività aziendale. La semplice descrizione di mansioni che rientrano nel ciclo produttivo ordinario non è sufficiente a configurare un valido contratto a progetto, con il rischio di una conversione automatica in lavoro subordinato e delle conseguenti sanzioni contributive.

Quando un contratto a progetto può essere considerato nullo?
Un contratto a progetto è considerato nullo quando manca un “progetto specifico”, ovvero quando il contenuto del contratto si limita a descrivere le attività ordinarie e routinarie dell’azienda committente invece di individuare un’attività distinta e determinata.

Cosa succede se un contratto a progetto viene dichiarato nullo per assenza di un progetto specifico?
Secondo la normativa applicabile ai fatti (D.Lgs. 276/2003), il rapporto di lavoro si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si tratta di una presunzione assoluta che non richiede ulteriori prove sulla natura subordinata della prestazione.

È sufficiente descrivere le mansioni del collaboratore per definire un “progetto” valido?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il progetto deve avere una sua individualità e non può coincidere con la mera riproposizione dell’oggetto sociale o delle prestazioni ordinarie a carico dei dipendenti. Deve essere un quid distinto dalla messa a disposizione di energie lavorative per l’attività aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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