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Contratto a progetto: quando è illegittimo? Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice di merito che ha riqualificato un contratto a progetto in un rapporto di lavoro subordinato. La sentenza stabilisce che un contratto a progetto è illegittimo se il progetto è generico, non specifico, e coincide con le normali attività commerciali dell’azienda committente, anche se tali attività sono svolte per adempiere a un contratto di appalto con un cliente terzo.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto a progetto: la Cassazione ribadisce i limiti di validità

La distinzione tra lavoro autonomo e subordinato è uno dei temi più dibattuti nel diritto del lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare luce sui requisiti di legittimità del contratto a progetto, una tipologia contrattuale ormai superata ma le cui controversie continuano ad arrivare nelle aule di giustizia. La pronuncia chiarisce che, per essere valido, un contratto a progetto deve essere legato a un’attività specifica e ben definita, non potendo risolversi in una mera descrizione dell’attività ordinaria dell’impresa.

I Fatti del Caso: Da Consulenza a Lavoro Subordinato

Il caso esaminato riguarda un collaboratore informatico che aveva stipulato una serie di contratti a progetto con una società di consulenza. La sua attività consisteva nel fornire assistenza e consulenza su sistemi informatici per un’importante società cliente.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva accertato che il rapporto di lavoro, mascherato da collaborazione a progetto, era in realtà un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Di conseguenza, la società era stata condannata a pagare al lavoratore cospicue differenze retributive e il Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

L’azienda ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel valutare la natura del rapporto e la specificità dei progetti, che a loro dire erano ben identificati all’interno di un contratto d’appalto con la società cliente.

L’Analisi della Corte e i requisiti del contratto a progetto

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire i principi fondamentali che regolano la validità di un contratto a progetto.

Il punto cruciale della decisione risiede nella nozione di “specifico progetto”. Secondo la normativa (D.Lgs. 276/2003, applicabile ai fatti di causa), un progetto deve essere funzionalmente collegato a un risultato finale determinato e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale dell’azienda committente. Inoltre, non deve comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi e ripetitivi.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che l’attività di “consulenza nelle attività prestate in ambiente Windows e Linux per il cliente” fosse troppo generica e coincidesse con l’ordinaria attività di impresa della società di consulenza. In sostanza, l’azienda utilizzava il collaboratore non per un progetto specifico e autonomo, ma per adempiere ai propri obblighi contrattuali standard verso il cliente finale, mascherando di fatto la messa a disposizione di manodopera.

Le Motivazioni della Decisione

A fondamento della sua pronuncia, la Corte di Cassazione ha spiegato che la legittimità di un contratto a progetto si basa sulla sua capacità di individuare un’attività produttiva chiaramente descritta, identificata e collegata a un risultato finale. Non è necessario che il progetto sia eccezionale o del tutto estraneo al core business dell’azienda, ma non può risolversi nel semplice svolgimento dell’attività corrente.

I giudici hanno chiarito che l’errore della società ricorrente è stato quello di confondere il progetto assegnato al lavoratore con il contratto d’appalto stipulato con il cliente. Anche se l’attività del collaboratore rientrava in tale appalto, mancava quel quid pluris di specificità che avrebbe potuto qualificarla come un progetto autonomo. La Corte d’Appello aveva correttamente accertato che l’attività descritta nei contratti era quella normale e ordinaria dell’impresa, priva dei requisiti di specificità richiesti dalla legge.

Sono stati respinti anche gli altri motivi di ricorso, inclusi quelli relativi alla presunta errata determinazione dell’inquadramento del lavoratore e al mancato accoglimento di richieste istruttorie, in quanto ritenuti generici o infondati.

Conclusioni: Cosa Implica questa Sentenza per Aziende e Lavoratori

Questa ordinanza della Cassazione, pur riguardando una normativa ormai superata dal Jobs Act, offre un monito ancora attuale: la forma contrattuale deve sempre corrispondere alla sostanza del rapporto di lavoro. Utilizzare contratti formalmente autonomi per mascherare un rapporto di subordinazione espone le aziende a rischi significativi, tra cui la riconversione del contratto e il pagamento di ingenti somme a titolo di differenze retributive e contributive.

Per le aziende, la lezione è chiara: la definizione di un progetto deve essere rigorosa, dettagliata e tale da distinguere nettamente l’attività richiesta da quella ordinariamente svolta dai dipendenti. Per i lavoratori, questa sentenza rafforza la tutela contro l’uso elusivo di forme contrattuali flessibili, garantendo che i diritti associati al lavoro subordinato siano riconosciuti quando ne sussistono i presupposti sostanziali.

Quando un contratto a progetto viene considerato illegittimo?
Un contratto a progetto è considerato illegittimo quando manca di uno “specifico progetto”. Ciò si verifica se l’attività descritta è generica, coincide con l’ordinaria attività aziendale del committente o si risolve in compiti meramente esecutivi e ripetitivi, senza un risultato finale definito.

L’attività svolta per un cliente dell’azienda può essere oggetto di un contratto a progetto?
Sì, ma a condizione che l’attività sia riconducibile a un progetto specifico e autonomo, chiaramente delimitato e distinto dagli obblighi contrattuali ordinari che l’azienda ha verso il proprio cliente. Non deve trattarsi di una semplice messa a disposizione di manodopera per adempiere a un contratto di appalto.

Cosa succede se un contratto a progetto viene dichiarato nullo?
Se un contratto a progetto viene dichiarato nullo per mancanza dei requisiti di legge, il rapporto viene trasformato in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dalla sua data di inizio. Di conseguenza, il lavoratore ha diritto al pagamento delle differenze retributive, del TFR e di tutte le altre tutele previste per i lavoratori dipendenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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