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Contratto a progetto: quando diventa lavoro subordinato

Una società di comunicazioni si è vista riqualificare i contratti a progetto dei suoi collaboratori in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato a causa della genericità dei progetti indicati. L’Ente Previdenziale aveva richiesto il pagamento dei contributi omessi. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la decisione della Corte d’Appello, stabilendo che un contratto a progetto privo di uno specifico e definito obiettivo, che si limita a ricalcare l’oggetto sociale dell’azienda, è nullo e si converte automaticamente in un contratto di lavoro subordinato. Tale principio, ha chiarito la Corte, era già applicabile anche prima della riforma del lavoro del 2012. Inoltre, è stato ribadito che una precedente sentenza favorevole all’azienda, ottenuta contro l’Ispettorato del Lavoro, non ha alcuna efficacia vincolante nei confronti dell’Ente Previdenziale, in quanto quest’ultimo non era parte di quel giudizio.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto a Progetto: la Genericità si Paga con la Conversione in Lavoro Subordinato

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: un contratto a progetto privo di uno specifico e determinato obiettivo si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Questa decisione chiarisce che tale sanzione era già applicabile anche prima della riforma del lavoro del 2012, confermando la linea dura della giurisprudenza contro l’uso elusivo di questa tipologia contrattuale. Analizziamo i dettagli del caso e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Dai Contratti a Progetto alla Richiesta di Contributi

Una società operante nel settore delle comunicazioni aveva stipulato diversi contratti a progetto con i propri collaboratori. A seguito di un accertamento, l’Ente Previdenziale aveva contestato la natura di tali rapporti, ritenendoli di fatto rapporti di lavoro subordinato mascherati. La motivazione principale era la genericità dei progetti, che si limitavano a descrivere le mansioni dei lavoratori ricalcando, di fatto, l’oggetto sociale dell’azienda stessa, senza individuare un risultato finale specifico e definito.

Di conseguenza, l’Ente aveva emesso un avviso bonario per il recupero dei contributi previdenziali non versati. L’azienda si opponeva, forte anche di una precedente sentenza che aveva annullato un verbale di accertamento dell’Ispettorato del Lavoro. La Corte d’Appello, tuttavia, dava ragione all’Ente Previdenziale, ritenendo corretta la riqualificazione dei contratti. La società, insoddisfatta, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Rigetto su Tutta la Linea

La Suprema Corte ha respinto tutti i motivi di ricorso presentati dall’azienda, confermando la validità della decisione di merito. Gli Ermellini hanno affrontato e chiarito diversi punti di diritto, sia procedurali che sostanziali.

In primo luogo, è stato stabilito che l’eccezione sulla genericità del progetto non costituiva una domanda nuova in appello, ma un semplice argomento a sostegno della tesi originaria dell’Ente (la natura subordinata del rapporto). In secondo luogo, la Corte ha negato che una precedente sentenza favorevole all’azienda, emessa in un giudizio contro l’Ispettorato del Lavoro, potesse avere efficacia di giudicato nei confronti dell’Ente Previdenziale, in quanto quest’ultimo non era stato parte di quel processo (giudicato ultra partes).

Le Motivazioni: La Conversione del Contratto a Progetto prima e dopo il 2012

Il cuore della motivazione risiede nell’analisi della normativa sul contratto a progetto (art. 69 del D.Lgs. 276/2003). La Cassazione ha smontato la tesi difensiva dell’azienda, secondo cui la conversione del contratto in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sarebbe stata introdotta solo con la riforma del 2012 (Legge n. 92/12) e non potesse quindi applicarsi retroattivamente.

La Corte ha affermato con chiarezza che, anche nel testo originario della norma, la mancanza di uno specifico progetto costituiva un vizio genetico del contratto che ne determinava la conversione automatica (ope legis) in un rapporto di lavoro subordinato. La legge del 2012 ha solo introdotto una norma di interpretazione autentica, confermando un principio già esistente e consolidato nella giurisprudenza.

L’accertamento della Corte d’Appello, che aveva riscontrato come i progetti si risolvessero nella mera descrizione delle mansioni dei collaboratori senza individuare un obiettivo specifico da raggiungere, è stato ritenuto corretto e sufficientemente motivato. In pratica, se il “progetto” coincide con la normale attività d’impresa, non si tratta di un vero progetto, ma di una prestazione lavorativa inserita stabilmente nell’organizzazione aziendale, tipica del lavoro subordinato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per tutte le aziende che in passato hanno fatto uso del contratto a progetto. Le implicazioni sono chiare:

1. Specificità del Progetto: Il requisito della specificità non è un mero orpello formale. Il contratto deve indicare un risultato finale tangibile, autonomo e distinto dalla normale attività aziendale. Descrizioni generiche che ricalcano le mansioni o l’oggetto sociale espongono al rischio concreto di riqualificazione.
2. Irretroattività Apparente: La sanzione della conversione in rapporto di lavoro subordinato non è un’innovazione della Riforma Fornero del 2012, ma un principio già insito nella normativa originaria. Pertanto, anche i contratti stipulati prima del 2012 possono essere soggetti a riqualificazione se il progetto è generico.
3. Autonomia dei Procedimenti: Una vittoria giudiziaria contro un ente (es. Ispettorato del Lavoro) non garantisce protezione da azioni di un altro ente (es. Ente Previdenziale). Ogni procedimento è autonomo e l’efficacia delle sentenze è limitata alle parti in causa.

In definitiva, la Suprema Corte continua a proteggere la sostanza dei rapporti di lavoro rispetto alla loro forma contrattuale, sanzionando l’abuso di tipologie contrattuali flessibili utilizzate per mascherare la subordinazione.

Cosa rende un contratto a progetto nullo e soggetto a conversione?
Un contratto a progetto è nullo se manca l’individuazione di uno specifico progetto, programma di lavoro o fase di esso. Se il progetto è generico e si limita a descrivere le mansioni del collaboratore, ricalcando l’oggetto sociale dell’azienda, il contratto si converte automaticamente in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Una sentenza favorevole ottenuta contro l’Ispettorato del Lavoro può essere usata per difendersi da una pretesa dell’Ente Previdenziale?
No. La sentenza ottenuta in un giudizio di cui l’Ente Previdenziale non era parte non ha efficacia di giudicato nei suoi confronti (principio del giudicato ultra partes). Il verbale di accertamento dell’Ispettorato ha mera valenza probatoria e il suo annullamento in un altro giudizio è irrilevante per la pretesa contributiva dell’Ente.

La conversione del contratto a progetto generico in lavoro subordinato si applica anche ai contratti stipulati prima della riforma del lavoro del 2012 (Legge Fornero)?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la conversione automatica (ope legis) del rapporto in caso di mancanza di uno specifico progetto era una sanzione già prevista dal testo originario dell’art. 69 del D.Lgs. n. 276/03. La norma introdotta nel 2012 ha solo confermato un orientamento già consolidato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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