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Contratto a progetto: nullo se è attività ordinaria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, confermando la decisione della Corte d’Appello di trasformare un contratto a progetto in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha stabilito che un contratto a progetto è nullo se il suo oggetto coincide con l’ordinaria attività aziendale del committente, come nel caso di un’operatrice di call center incaricata della promozione pubblicitaria, che rappresenta il core business dell’azienda.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto a progetto e Attività Aziendale Ordinaria: la Cassazione fa Chiarezza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: un contratto a progetto non può essere utilizzato per mascherare un’attività lavorativa che coincide con il core business dell’azienda. Quando ciò accade, il rapporto deve essere riqualificato come lavoro subordinato a tempo indeterminato, con tutte le tutele che ne conseguono. L’ordinanza in esame offre un’analisi dettagliata dei limiti di questa tipologia contrattuale, oggi abrogata ma ancora oggetto di contenzioso per i rapporti passati.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice era stata assunta da una società di servizi con un contratto a progetto. Il suo ruolo era quello di “operatrice vendita e assistenza clienti call center” e il progetto consisteva nella promozione pubblicitaria di case automobilistiche. La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, aveva accertato che tale progetto coincideva di fatto con l’oggetto sociale della società committente. Di conseguenza, i giudici di secondo grado avevano dichiarato l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di stipulazione del primo contratto, inquadrando la lavoratrice nel V livello del CCNL Commercio. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la legge richiedesse solo uno “specifico progetto” senza vietare la coincidenza con un segmento dell’attività d’impresa.

I limiti del contratto a progetto secondo la Cassazione

La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso della società, ha consolidato il proprio orientamento giurisprudenziale sul tema. Il contratto a progetto, disciplinato dall’art. 61 del D.Lgs. 276/2003 (nella sua formulazione originaria), era una forma particolare di lavoro autonomo, caratterizzata da una collaborazione coordinata e continuativa per la realizzazione di uno o più progetti specifici. La gestione del progetto doveva essere affidata al collaboratore, senza soggezione al potere direttivo del committente e quindi senza vincolo di subordinazione.

La Corte ha chiarito in modo inequivocabile che il progetto concordato tra le parti non può consistere nella mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente. Non può, in altre parole, tradursi nella previsione di prestazioni che coincidono con l’ordinaria attività aziendale. Permettere una simile sovrapposizione significherebbe eludere la normativa a tutela del lavoro subordinato, utilizzando una forma contrattuale atipica per coprire esigenze strutturali e permanenti dell’impresa.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici di legittimità hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte territoriale. Il primo contratto stipulato nel 2012 indicava un obiettivo – la promozione pubblicitaria di autoveicoli – che coincideva perfettamente con l’oggetto sociale della società. I compiti affidati alla lavoratrice, consistenti nell’effettuare telefonate a potenziali clienti per fornire informazioni commerciali e promozionali su uno specifico marchio automobilistico, erano la diretta esecuzione di tale attività ordinaria.

A fronte della genericità del progetto, che di fatto si esauriva nell’attività stessa per cui la società esisteva, la Corte ha correttamente applicato l’articolo 69 del D.Lgs. 276/2003. Tale norma prevede, come sanzione per la mancanza di un progetto specifico e autonomo, la conversione del rapporto in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato fin dall’inizio. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili le censure della società relative all’accertamento di fatto sulla genericità del progetto, in quanto tali valutazioni rientrano nell’apprezzamento discrezionale del giudice di merito, che nel caso di specie era stato adeguatamente motivato.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma che la specificità è un requisito essenziale e invalicabile del contratto a progetto. Un progetto non è “specifico” se descrive un’attività che è parte integrante e continuativa del ciclo produttivo dell’azienda. Questa pronuncia serve da monito: le forme contrattuali flessibili non possono essere utilizzate per aggirare le tutele previste per il lavoro subordinato. La distinzione tra autonomia e subordinazione deve basarsi sulla sostanza del rapporto e non sulla mera etichetta formale data dalle parti. La decisione finale ha quindi confermato la trasformazione del rapporto e condannato la società ricorrente al pagamento delle spese legali.

Quando un contratto a progetto può essere considerato nullo e trasformato in un rapporto di lavoro subordinato?
Un contratto a progetto viene trasformato in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato quando manca un progetto specifico, ossia quando l’attività richiesta al lavoratore coincide con l’ordinaria attività aziendale del committente, come stabilito dall’art. 69 del D.Lgs. 276/2003.

L’attività prevista in un contratto a progetto può coincidere con una parte dell’attività ordinaria dell’azienda?
No. La Corte di Cassazione ha affermato che il progetto concordato non può consistere nella mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente e, dunque, nella previsione di prestazioni che coincidono con l’ordinaria attività aziendale.

Cosa ha deciso la Corte nel caso specifico di un’operatrice di call center?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che l’attività di promozione pubblicitaria di case automobilistiche, svolta tramite call center, coincideva con l’oggetto sociale dell’azienda. Di conseguenza, il contratto a progetto è stato dichiarato nullo e trasformato in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla sua stipulazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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