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Contratti sanità: pagamento negato senza accordo scritto

Una società finanziaria, cessionaria del credito di una clinica privata, ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per ottenere il pagamento di prestazioni erogate tra il 2005 e il 2007. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che in assenza di specifici contratti sanità in forma scritta, nessun pagamento è dovuto, nonostante la clinica fosse accreditata. La sentenza sottolinea come l’accreditamento sia una condizione necessaria ma non sufficiente per fondare un diritto al corrispettivo da parte del Servizio Sanitario Nazionale.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti Sanità: perché l’accreditamento non basta per il pagamento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nei rapporti tra sanità privata e Servizio Sanitario Nazionale (SSN): l’accreditamento, da solo, non è sufficiente a garantire il pagamento delle prestazioni erogate. È sempre necessario stipulare specifici contratti sanità in forma scritta. Questa pronuncia chiarisce la natura dei rapporti tra le strutture private e le Aziende Sanitarie Locali (ASL), sottolineando il rigore formale richiesto quando si tratta di fondi pubblici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di pagamento di una società finanziaria nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale. La società finanziaria agiva in qualità di cessionaria di un credito vantato da una casa di cura privata per prestazioni sanitarie specialistiche fornite ai cittadini tra il 2005 e il 2007.
Sia in primo grado che in appello, la domanda di pagamento era stata respinta. I giudici di merito avevano evidenziato un vizio insuperabile: la mancanza di un valido contratto scritto tra la casa di cura e l’ASL per gli anni in questione. Secondo le corti, il semplice accreditamento della struttura non poteva sostituire un accordo formale che definisse le prestazioni da erogare e il relativo budget.

L’analisi della Cassazione sui contratti sanità

La società finanziaria ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. La presunta errata valutazione delle prove relative alla notifica della cessione del credito all’ASL.
2. La violazione delle norme che regolano i rapporti con il SSN, sostenendo che l’accreditamento avrebbe dovuto garantire il diritto alla remunerazione anche senza un contratto specifico.

La Suprema Corte ha deciso di esaminare con priorità il secondo motivo, ritenendolo “assorbente”, ovvero capace di risolvere la controversia a prescindere dall’analisi del primo punto.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno spiegato che il passaggio dal vecchio regime di convenzionamento a quello dell’accreditamento non ha modificato la necessità di un rapporto contrattuale formale. L’accreditamento è una condizione necessaria per poter operare a carico del SSN, ma non è sufficiente per creare un diritto al pagamento. Per ottenere la remunerazione, la struttura privata deve stipulare uno specifico accordo con l’ASL di riferimento.

Questo accordo, disciplinato dal D.Lgs. 502/1992 (artt. 8-quater e 8-quinquies), deve avere forma scritta, come tutti i contratti della Pubblica Amministrazione, pena la nullità. Non sono ammessi accordi verbali o basati su comportamenti concludenti (facta concludentia). Il contratto serve a definire le tariffe, le condizioni e, soprattutto, i tetti massimi di spesa, garantendo così il controllo della spesa sanitaria pubblica.

Poiché nel caso di specie non era stato stipulato alcun contratto per gli anni 2005, 2006 e 2007, la Corte ha concluso che nessun credito era sorto in capo alla casa di cura. Di conseguenza, anche la questione relativa alla cessione del credito è diventata irrilevante: non si può cedere un credito che, giuridicamente, non esiste.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione offre un importante monito per tutte le strutture sanitarie private che operano in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale. La pronuncia chiarisce in modo inequivocabile che il formalismo contrattuale è un requisito imprescindibile. Per avere diritto al pagamento delle prestazioni, non basta essere accreditati e fornire servizi, ma è essenziale che esista un accordo scritto, valido ed efficace, che definisca i termini della collaborazione con l’ente pubblico. L’assenza di tale contratto rende il credito inesigibile, con tutte le conseguenze del caso per la struttura e per eventuali cessionari del credito stesso.

L’accreditamento di una struttura sanitaria privata è sufficiente per ottenere il pagamento delle prestazioni dal Servizio Sanitario Nazionale?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’accreditamento è una condizione necessaria ma non sufficiente. È indispensabile la stipula di uno specifico contratto scritto con l’Azienda Sanitaria Locale.

Un contratto con la Pubblica Amministrazione, come un’Azienda Sanitaria, può essere concluso verbalmente o tramite comportamenti concludenti?
No, la legge impone la forma scritta per tutti i contratti con la Pubblica Amministrazione, a pena di nullità. Accordi non scritti o basati su comportamenti non sono validi.

Se il credito di una struttura sanitaria verso la ASL è inesistente per mancanza di contratto, la notifica della cessione di quel credito ha qualche effetto?
No, l’inesistenza del credito originario rende irrilevante e inammissibile qualsiasi questione relativa alla validità o all’efficacia della notifica della sua cessione, poiché manca l’oggetto stesso della cessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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