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Contratti Pubblica Amministrazione: La Forma Scritta

Un fornitore di servizi sanitari ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale per il mancato pagamento di prestazioni e per i danni derivanti dal ricorso al credito bancario. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo due principi fondamentali: la necessità della forma scritta per la validità dei contratti con la pubblica amministrazione e l’onere per il creditore di provare il nesso causale tra il ritardo nel pagamento e il danno subito. La mancanza di contratti firmati per alcuni anni e l’assenza di una prova rigorosa del danno hanno determinato l’esito della controversia.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti Pubblica Amministrazione: La Forma Scritta è un Requisito Invalicabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine del diritto amministrativo: i contratti con la pubblica amministrazione devono essere stipulati in forma scritta, pena la loro nullità. Questa decisione, che ha visto contrapposti un centro di riabilitazione e un’azienda sanitaria locale, offre spunti cruciali sull’onere della prova e sulla richiesta di risarcimento danni per ritardato pagamento.

I Fatti del Caso

Un centro di riabilitazione accreditato presso il Servizio Sanitario Nazionale vantava ingenti crediti nei confronti di un’Azienda Sanitaria Locale (ASL) per prestazioni erogate in un arco temporale di diversi anni. A causa dei persistenti ritardi nei pagamenti, il centro era stato costretto a ricorrere al credito bancario per mantenere la liquidità necessaria all’operatività, subendo così un notevole danno economico.

Il centro decideva quindi di agire in giudizio per ottenere il risarcimento del cosiddetto “maggior danno” derivante dagli interessi passivi pagati alle banche. Mentre il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le sue richieste, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado rilevavano d’ufficio una criticità insormontabile: per un triennio, non vi era prova della stipula di contratti scritti tra le parti. Inoltre, ritenevano non dimostrato il nesso di causalità tra l’inadempimento dell’ASL e la necessità per il centro di indebitarsi.

La Decisione della Corte di Cassazione sui Contratti Pubblica Amministrazione

Il centro di riabilitazione ha proposto ricorso in Cassazione, affidandosi a due motivi principali. La Suprema Corte li ha respinti entrambi, consolidando orientamenti giurisprudenziali di lunga data.

Primo Motivo: La Necessità della Forma Scritta

Il ricorrente sosteneva che, anche in assenza di un contratto scritto per gli anni 2003-2005, esistevano accordi “non scritti” i cui effetti dovevano essere comunque riconosciuti. La Cassazione ha smontato questa tesi, richiamando un principio consolidato da oltre vent’anni: i contratti con la pubblica amministrazione richiedono la forma scritta ad substantiam, ovvero come elemento essenziale per la loro stessa validità. Qualsiasi accordo verbale o desumibile da comportamenti concludenti è nullo e non può produrre effetti giuridici.

La Corte ha specificato che questa regola non è un mero formalismo, ma uno strumento indispensabile per garantire:

1. Trasparenza e Controllo: La forma scritta permette i controlli istituzionali sull’operato della PA.
2. Tutela dell’Interesse Pubblico: Previene decisioni arbitrarie e favorisce il buon andamento e l’imparzialità dell’azione amministrativa.

Di conseguenza, la pretesa creditoria per gli anni privi di un contratto scritto è stata ritenuta infondata.

Secondo Motivo: La Prova del Danno e il Nesso di Causalità

Il secondo motivo di ricorso contestava la valutazione della Corte d’Appello, secondo cui non era stata fornita la prova del nesso di causalità tra l’inadempimento dell’ASL e il ricorso al credito bancario. Il centro sosteneva che il danno fosse in re ipsa (automatico) e che l’onere della prova fosse invertito.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al ricorrente. Ha chiarito che, nel caso di ritardato pagamento di un’obbligazione pecuniaria, il maggior danno rispetto agli interessi legali non è mai automatico. Il creditore, specialmente se imprenditore, ha l’onere di dimostrare concretamente il pregiudizio subito. Deve provare, anche tramite presunzioni, di aver dovuto sostenere costi (come gli interessi passivi bancari) specificamente a causa di quel ritardo e che, con un pagamento tempestivo, avrebbe potuto impiegare quella liquidità in investimenti più redditizi del saggio legale.

La Corte ha ritenuto le censure del ricorrente generiche e finalizzate a una non consentita rivalutazione dei fatti, compito che non spetta al giudice di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla netta distinzione tra i rapporti tra privati e quelli che coinvolgono un ente pubblico. Nei contratti con la pubblica amministrazione, l’interesse pubblico alla trasparenza, alla corretta gestione delle risorse e alla prevenzione di abusi impone un rigore formale che non ammette deroghe. La forma scritta non è solo una garanzia per la PA, ma anche per i cittadini. Allo stesso modo, in tema di risarcimento del danno, la Corte applica rigorosamente i principi sull’onere della prova (art. 2697 c.c.), evitando automatismi che potrebbero portare a ingiustificati esborsi a carico dell’erario. Il creditore deve fornire una prova puntuale e specifica del danno ulteriore subito, dimostrando che questo è una conseguenza diretta e immediata del ritardo nel pagamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito per tutte le imprese che operano con il settore pubblico. La stipulazione di un contratto scritto e dettagliato è il presupposto imprescindibile per la tutela dei propri diritti. Inoltre, in caso di contenzioso per ritardati pagamenti, è fondamentale preparare una solida documentazione probatoria per dimostrare non solo il credito, ma anche l’esatto ammontare del danno subito e il legame causale con l’inadempimento della controparte pubblica. Affidarsi a presunti accordi verbali o a una concezione automatica del danno è una strategia destinata all’insuccesso.

Un contratto con la Pubblica Amministrazione è valido se non è scritto?
No, la Corte di Cassazione conferma che i contratti stipulati con la Pubblica Amministrazione devono avere la forma scritta a pena di nullità. Questa forma è richiesta ‘ad substantiam’, cioè come elemento essenziale per la validità stessa del contratto.

In caso di ritardo nel pagamento da parte della PA, un’impresa ha automaticamente diritto al risarcimento per i costi bancari sostenuti?
No, il danno derivante dal ricorso al credito non è considerato automatico (‘in re ipsa’). L’impresa creditrice ha l’onere di dimostrare in modo specifico il nesso di causalità, ovvero che ha dovuto ricorrere al credito bancario proprio a causa del mancato e ritardato pagamento da parte dell’ente pubblico.

È possibile provare l’esistenza di un accordo con la PA tramite comportamenti o accordi verbali?
No, la volontà della Pubblica Amministrazione di stipulare un contratto deve manifestarsi in un unico documento scritto. Non è possibile dedurre l’esistenza di un vincolo contrattuale da comportamenti meramente attuativi o da accordi verbali, in quanto sarebbero privi di validità giuridica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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