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Contratti P.A. illegittimi: no a parità di stipendio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12161/2025, ha stabilito che i contratti P.A. illegittimi non danno diritto all’applicazione del trattamento economico previsto da un diverso Accordo Collettivo. Il caso riguardava una veterinaria che per anni aveva lavorato per un’Azienda Sanitaria con contratti a progetto, usati in realtà per coprire esigenze strutturali. Sebbene il rapporto sia stato riqualificato come parasubordinato, la Corte ha negato le differenze retributive, affermando che nei rapporti con la P.A. prevale il principio formale del contratto stipulato, lasciando al lavoratore solo la possibilità di chiedere un risarcimento del danno o un indennizzo per arricchimento senza causa.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti P.A. illegittimi: la Cassazione esclude l’adeguamento automatico dello stipendio

Quando una collaborazione con la Pubblica Amministrazione, mascherata da una serie di contratti a progetto, si rivela in realtà un rapporto di lavoro continuativo e strutturale, il lavoratore ha diritto allo stesso stipendio di un collega assunto regolarmente? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12161 del 2025, ha dato una risposta negativa, mettendo in luce la rigidità e il formalismo che governano i Contratti P.A. illegittimi. Questa decisione chiarisce che la tutela del lavoratore non passa per un automatico adeguamento retributivo, ma per altre vie, come il risarcimento del danno.

I Fatti di Causa: una collaborazione veterinaria decennale

Una veterinaria ha lavorato per un’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) per quasi un decennio, dal 2002 al 2010, sulla base di contratti di collaborazione a progetto, stipulati ai sensi dell’art. 15 octies del d.lgs. n. 502/1992. Questi contratti, formalmente legati a specifici progetti (come la sorveglianza sulla BSE o altre malattie animali), venivano sistematicamente prorogati. La professionista ha sostenuto che tale prassi dissimulava un vero e proprio rapporto di lavoro parasubordinato, volto a sopperire a carenze di organico stabili dell’ente. Per questo, ha chiesto in tribunale il riconoscimento delle differenze retributive, calcolate sulla base dell’Accordo Collettivo Nazionale (A.C.N.) previsto per i medici veterinari convenzionati.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello di Messina aveva dato parzialmente ragione alla veterinaria. I giudici hanno riconosciuto che i contratti stipulati erano illegittimi, in quanto non miravano a realizzare un progetto specifico e temporaneo, ma a colmare le carenze strutturali dell’ASP, assolvendo a compiti ordinari. La Corte ha quindi riqualificato il rapporto come collaborazione coordinata e continuativa (parasubordinazione) e, ritenendo applicabile la disciplina dei veterinari convenzionati, ha condannato l’ASP al pagamento di quasi 100.000 euro a titolo di differenze retributive.

Il Ricorso in Cassazione e la natura dei Contratti P.A. illegittimi

L’Azienda Sanitaria ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che i giudici d’appello avessero errato nell’applicare l’A.C.N. a un rapporto non formalizzato come convenzione. La questione centrale è diventata: un rapporto di fatto, sebbene riqualificato dal giudice, può essere equiparato economicamente a un rapporto formalmente costituito secondo le rigide procedure della P.A.?

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha accolto il ricorso dell’ASP, ribaltando la sentenza d’appello. Il ragionamento della Corte si fonda su un principio cardine del diritto amministrativo: il formalismo. I rapporti di lavoro con le Pubbliche Amministrazioni devono essere costituiti tramite procedure regolamentate e contratti scritti. Non è possibile applicare per analogia un trattamento economico previsto da un Accordo Collettivo (come l’A.C.N. dei veterinari) a un rapporto che, seppur di fatto simile, non è mai stato formalizzato come tale.

La Corte ha specificato che l’illegittimità dei contratti a progetto non può comportare l’applicazione diretta di un’altra disciplina contrattuale. La P.A. è tenuta a corrispondere esclusivamente quanto previsto nel contratto debitamente stipulato, anche se illegittimo nell’utilizzo. Riconoscere le differenze retributive sulla base di un altro contratto creerebbe una situazione anomala, in cui il lavoratore otterrebbe un beneficio economico senza che il rapporto sia mai stato costituito secondo le regole previste per quella specifica tipologia contrattuale.

Conclusioni

La Suprema Corte stabilisce un principio netto: di fronte a Contratti P.A. illegittimi, la tutela del prestatore di lavoro non consiste nel diritto a percepire la retribuzione prevista per un rapporto di lavoro di tipo diverso (es. quello convenzionato), ma si limita ad altre forme. Il lavoratore potrà agire per il risarcimento del danno subito a causa dell’illegittimo ricorso a contratti a termine, oppure, se ne sussistono i presupposti, potrà avviare un’azione per arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.) nei confronti dell’ente. La sentenza sottolinea che, nel pubblico impiego, la sostanza del rapporto non può prevalere sulla forma, e l’accesso a determinati trattamenti economici e normativi è strettamente legato al rispetto delle procedure formali di costituzione del rapporto.

Un rapporto di lavoro con la P.A., basato su contratti a progetto illegittimi, può dare diritto allo stesso stipendio di un lavoratore convenzionato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile applicare automaticamente il trattamento economico previsto da un Accordo Collettivo Nazionale (A.C.N.) a un rapporto che non è stato formalmente costituito come tale. Il principio di formalità dei contratti pubblici impedisce questa equiparazione.

Quali tutele ha un lavoratore se i suoi contratti con la Pubblica Amministrazione sono dichiarati illegittimi?
Il lavoratore non ha diritto a un automatico adeguamento retributivo basato su un altro tipo di contratto. Può, invece, chiedere il risarcimento del danno per l’abusivo utilizzo di contratti a termine oppure, in alternativa, agire con l’azione generale di arricchimento senza causa (art. 2041 c.c.) per ottenere un indennizzo.

Perché la Corte di Cassazione dà così tanta importanza alla forma del contratto con la P.A. rispetto alla sostanza del rapporto?
Perché i rapporti con la Pubblica Amministrazione sono regolati da norme imperative che richiedono procedure specifiche e forme scritte per la costituzione dei contratti. Questo rigore formale serve a garantire la trasparenza, l’imparzialità e il corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Pertanto, la sostanza di un rapporto di fatto non può superare la mancanza della forma contrattuale prescritta dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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