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Contratti di somministrazione: nullità e risarcimento

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente pubblico contro la condanna al risarcimento del danno in favore di un lavoratore. La condanna, pari a sei mensilità, derivava dalla nullità di una serie di contratti di somministrazione, viziati sia dalla mancanza del requisito di temporaneità sia dall’omessa valutazione dei rischi (DVR). La Cassazione ha rilevato la formazione di un giudicato interno sul primo punto, non contestato in appello, rendendo irrilevanti le altre censure.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti di Somministrazione: Quando sono Nulli e Come Ottenere il Risarcimento

I contratti di somministrazione rappresentano uno strumento flessibile per le aziende, ma il loro utilizzo è subordinato a regole precise per tutelare i diritti dei lavoratori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito l’importanza di questi requisiti, chiarendo le conseguenze della loro violazione e offrendo importanti spunti sulla strategia processuale da adottare in caso di contenzioso. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

Il Caso: L’Utilizzo Prolungato di un Lavoratore Somministrato

Un lavoratore era stato impiegato presso un ente pubblico non economico per un periodo continuativo di due anni, dal 2014 al 2016, attraverso una serie di contratti di somministrazione a tempo determinato, più volte prorogati. Ritenendo illegittima tale prassi, il lavoratore ha adito il Tribunale, che ha accertato la nullità dei contratti stipulati a partire dal giugno 2015.

La nullità era fondata su una duplice motivazione (una duplice ratio decidendi):
1. La mancanza del requisito della temporaneità, dato l’impiego del lavoratore in missioni successive presso lo stesso ente per due anni senza una “spiegazione oggettiva”.
2. La mancata adozione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), previsto come obbligatorio dalla legge.

Di conseguenza, l’ente pubblico è stato condannato a pagare al lavoratore un’indennità risarcitoria pari a sei mensilità dell’ultima retribuzione. La Corte d’Appello ha successivamente confermato questa decisione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Giudicato Interno

L’ente pubblico ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la violazione delle norme sull’onere della prova riguardo al DVR e l’errata applicazione delle norme sul risarcimento del danno nel pubblico impiego. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Il punto cruciale della decisione risiede nel concetto di giudicato interno. La Corte ha osservato che la sentenza di primo grado, confermata in appello, basava la nullità dei contratti su due ragioni distinte e autonome: la mancanza di temporaneità e l’assenza del DVR. Nel suo atto di appello, l’ente si era difeso solo su alcuni aspetti, ma non aveva specificamente contestato la valutazione del giudice sulla mancanza di temporaneità e di ragioni oggettive. Questa omissione ha fatto sì che tale motivazione diventasse definitiva e non più discutibile. Poiché anche una sola delle due ragioni era sufficiente a sorreggere la decisione di nullità, l’intero ricorso in Cassazione è stato ritenuto inammissibile.

I Vizi dei Contratti di Somministrazione

L’ordinanza mette in luce due dei principali vizi che possono portare alla nullità dei contratti di somministrazione a termine.

La Mancanza di Temporaneità e di Ragioni Oggettive

L’utilizzo di manodopera somministrata deve rispondere a esigenze effettivamente temporanee e oggettive dell’azienda utilizzatrice. Un impiego prolungato e continuativo dello stesso lavoratore, come nel caso di specie durato due anni, fa venir meno questo presupposto, configurando un abuso dello strumento contrattuale. La Corte di Giustizia Europea ha più volte sottolineato che le normative nazionali devono prevedere misure per prevenire e sanzionare l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a termine.

L’Obbligo di Valutazione dei Rischi (DVR)

La legge impone al datore di lavoro, in questo caso l’utilizzatore, di redigere il Documento di Valutazione dei Rischi per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. La sua assenza costituisce una grave violazione che, secondo l’orientamento giurisprudenziale, determina la nullità del contratto di somministrazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità su un principio procedurale fondamentale. Quando una sentenza si basa su più argomentazioni giuridiche indipendenti (rationes decidendi), ciascuna delle quali è di per sé sufficiente a giustificare la decisione, la parte che impugna ha l’onere di contestarle tutte. Se anche una sola di queste motivazioni non viene impugnata, essa passa in giudicato e diventa incontestabile, rendendo inutile l’esame delle altre censure.

Nel caso specifico, l’ente pubblico non aveva contestato in appello la violazione del principio di temporaneità. Pertanto, la nullità dei contratti per questa ragione era ormai un fatto accertato e definitivo. Di conseguenza, le doglianze presentate in Cassazione relative all’onere della prova sul DVR erano irrilevanti, poiché la condanna si sarebbe comunque retta sull’altra motivazione ormai passata in giudicato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per Lavoratori ed Aziende

Questa ordinanza offre spunti di riflessione cruciali. Per le aziende, emerge la necessità di gestire i contratti di somministrazione con rigore, assicurandosi che rispondano a reali esigenze temporanee e che tutta la documentazione sulla sicurezza, incluso il DVR, sia predisposta e aggiornata. L’abuso di questo strumento contrattuale può portare a condanne risarcitorie significative. Per i lavoratori, la sentenza conferma che l’impiego prolungato e ingiustificato tramite contratti a termine successivi è illegittimo e dà diritto a un risarcimento. Infine, dal punto di vista processuale, insegna l’importanza strategica di impugnare specificamente tutte le motivazioni di una sentenza sfavorevole per evitare la formazione di un giudicato interno che potrebbe precludere il successo dell’impugnazione.

Quando un contratto di somministrazione a tempo determinato può essere dichiarato nullo?
Sulla base della decisione, può essere dichiarato nullo se manca il requisito della temporaneità e delle ragioni oggettive che giustificano l’utilizzo di missioni successive presso lo stesso utilizzatore, oppure in caso di mancata adozione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).

Cosa succede se una parte non impugna in appello tutti i motivi di una sentenza a lei sfavorevole?
Se una sentenza si fonda su più ragioni autonome e sufficienti a giustificarla (duplice ratio decidendi), la mancata impugnazione di anche una sola di esse ne determina il passaggio in giudicato. Ciò rende quella parte della sentenza definitiva e l’esame degli altri motivi di appello irrilevante o inammissibile.

A chi spetta l’onere di dimostrare l’esistenza del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) in una causa di lavoro?
Secondo i principi richiamati dalla Corte, l’onere di provare di aver adottato il DVR spetta all’azienda utilizzatrice (datore di lavoro). Non è il lavoratore a dover dimostrare l’assenza del documento, ma l’azienda a doverne provare l’esistenza e la corretta predisposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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