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Contratti di collaborazione: quando non c’è subordinazione

Una lavoratrice con plurimi contratti di collaborazione con un ente pubblico sanitario ha richiesto la conversione del rapporto in lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. È stato ribadito che, nel pubblico impiego, la conversione del contratto è preclusa dalla legge e l’eventuale risarcimento del danno presuppone la prova rigorosa della subordinazione di fatto, che in questo caso non è stata fornita.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti di collaborazione: la Cassazione nega la conversione se manca la subordinazione

L’ordinanza n. 12829/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro pubblico: la possibilità di convertire una serie di contratti di collaborazione in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha stabilito che, anche in presenza di contratti illegittimi, la conversione è preclusa dalla normativa sul pubblico impiego e che un eventuale risarcimento del danno è subordinato alla prova rigorosa del vincolo di subordinazione, che deve essere accertato nel merito.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice ha prestato la sua attività per un noto istituto sanitario pubblico per quasi un decennio, sulla base di dieci diversi contratti qualificati come “collaborazione coordinata e continuativa”. Ritenendo che tale rapporto mascherasse in realtà un vero e proprio lavoro subordinato, ha agito in giudizio per ottenere:

1. L’accertamento della natura subordinata del rapporto a tempo indeterminato.
2. La condanna dell’ente alla riammissione in servizio.
3. Il pagamento delle differenze retributive, la ricostruzione della carriera e il risarcimento del danno.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto le sue richieste. In particolare, la Corte territoriale ha sottolineato che, secondo la legge sul pubblico impiego (D.Lgs. 165/2001), la violazione di norme imperative sulla stipula di contratti di lavoro non può mai comportare la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con la Pubblica Amministrazione. Inoltre, sulla base delle prove testimoniali, i giudici di merito hanno escluso che la prestazione lavorativa si fosse svolta con le caratteristiche della subordinazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La lavoratrice ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a tre motivi. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile.

Il primo motivo, relativo alla presunta violazione di legge nell’applicazione delle norme che disciplinavano i contratti, è stato ritenuto inammissibile perché non coglieva la ratio decidendi della sentenza d’appello. La Corte di merito, infatti, aveva basato la sua decisione non sulla legittimità o meno dei singoli contratti, ma sull’impossibilità di convertirli in rapporto di lavoro subordinato e sulla mancata prova della subordinazione stessa.

Il secondo motivo, con cui si denunciava l’omesso esame di fatti decisivi, è stato bloccato dalla regola della “doppia conforme”. Poiché le sentenze di primo e secondo grado erano giunte alla medesima conclusione sulla base dello stesso percorso logico-fattuale, questo tipo di censura era precluso.

Infine, anche il terzo motivo, che lamentava la violazione delle norme sulla subordinazione, è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che la valutazione sull’esistenza della subordinazione è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità, se non per questioni relative alla corretta individuazione dei caratteri legali della subordinazione, cosa che nel ricorso non veniva adeguatamente argomentata.

L’importanza della prova nei contratti di collaborazione con la PA: Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati in materia di lavoro pubblico. Il punto centrale è che il rapporto di lavoro con le Pubbliche Amministrazioni si costituisce solo tramite concorso pubblico o altre procedure selettive previste dalla legge. Di conseguenza, l’utilizzo di forme contrattuali atipiche o illegittime non può mai portare a una “conversione automatica” in un posto a tempo indeterminato. Questo principio, sancito dall’art. 36 del D.Lgs. 165/2001, mira a tutelare l’interesse pubblico e il principio costituzionale del pubblico concorso (art. 97 Cost.).

Tuttavia, ciò non lascia il lavoratore privo di tutele. La giurisprudenza, anche europea, ammette che il lavoratore possa ottenere il risarcimento del danno derivante dall’utilizzo abusivo di contratti flessibili. Per ottenere tale risarcimento, però, è indispensabile dimostrare in giudizio che il rapporto, al di là della qualificazione formale data dalle parti, si sia di fatto svolto con i caratteri tipici della subordinazione: l’assoggettamento al potere direttivo, di controllo e disciplinare del datore di lavoro.

Nel caso specifico, la Corte di merito aveva escluso proprio questo elemento fattuale, e la Cassazione, non potendo riesaminare le prove, ha dovuto prendere atto di tale accertamento, dichiarando di conseguenza inammissibile il ricorso.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento riafferma un confine netto tra lavoro autonomo e subordinato nel contesto del pubblico impiego. Chi opera sulla base di contratti di collaborazione con la Pubblica Amministrazione e aspira al riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato non può limitarsi a contestare la legittimità formale dei contratti stipulati. È necessario fornire una prova concreta e rigorosa che la prestazione è stata eseguita sotto la direzione e il controllo dell’ente, con un inserimento stabile nell’organizzazione aziendale. In assenza di tale prova, le porte della tutela reale (la conversione del contratto) e di quella risarcitoria restano chiuse.

È possibile trasformare contratti di collaborazione con la Pubblica Amministrazione in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato?
No. Secondo l’ordinanza, che richiama l’art. 36 del D.Lgs. 165/2001, la violazione di norme sulla stipula dei contratti da parte della Pubblica Amministrazione non può comportare la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Cosa deve provare un lavoratore per ottenere un risarcimento in caso di contratti di collaborazione illegittimi con la PA?
Il lavoratore deve provare che il rapporto di lavoro si è svolto di fatto con le forme della subordinazione, ovvero sotto il potere direttivo e organizzativo dell’ente pubblico. La sola illegittimità dei contratti non è sufficiente per ottenere il risarcimento.

Quando un ricorso in Cassazione è inammissibile per la regola della “doppia conforme”?
Un motivo di ricorso basato sull’omesso esame di un fatto decisivo (art. 360, n. 5, c.p.c.) è inammissibile quando le sentenze di primo e secondo grado giungono alla stessa conclusione e sono fondate sul medesimo iter logico-argomentativo riguardo ai fatti principali della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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