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Contratti agrari: accettazione difforme e nullità

Una società affittuaria di un fondo agricolo si opponeva allo sfratto sostenendo di aver concluso un nuovo contratto con l’ente proprietario. Aveva accettato la proposta dell’ente, ma a condizioni diverse, ritenendo nulle le clausole peggiorative. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1749/2024, ha stabilito che nei contratti agrari, un’accettazione non conforme alla proposta equivale a una controproposta e impedisce la formazione del contratto. La potenziale nullità di alcune clausole non autorizza la parte a modificare l’offerta e considerarla accettata.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Contratti Agrari: L’Accettazione Non Conforme Impedisce la Nascita del Contratto

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 1749 del 2024 offre un’importante lezione sulla formazione dei contratti agrari e, più in generale, sulle regole che disciplinano proposta e accettazione. La Suprema Corte ha chiarito che un’accettazione difforme dalla proposta impedisce la conclusione dell’accordo, anche qualora la proposta contenga clausole potenzialmente nulle perché in deroga alla legge. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda giudiziaria e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa: una Proposta Contrattuale Contestata

La controversia nasce tra un Ente Pubblico, proprietario di un fondo agricolo, e la sua affittuaria. A seguito di uno sfratto per morosità intimato dall’Ente, l’affittuaria si opponeva sostenendo che, nel frattempo, si fosse perfezionato un nuovo contratto di affitto.

Secondo la sua tesi, l’Ente le aveva proposto la stipula di un nuovo accordo a condizioni peggiorative rispetto a quelle previste dalla Legge n. 203/1982. L’affittuaria aveva comunicato di accettare tale proposta, ma non alle condizioni derogatorie offerte, bensì a quelle stabilite dalla legge. A suo avviso, questa ‘accettazione corretta’ aveva determinato la conclusione del contratto, in quanto le clausole illegittime dovevano considerarsi nulle e sostituite automaticamente (ope legis) dalle norme imperative.

L’iter Giudiziario nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la tesi dell’affittuaria, seppur con motivazioni parzialmente diverse.

Il Tribunale aveva inizialmente qualificato la proposta dell’Ente non come un contratto d’affitto agrario, ma come una ‘convenzione per la gestione del fondo’, escludendo così in radice i diritti invocati dalla conduttrice.

La Corte d’Appello, pur correggendo questa qualificazione e riconoscendo che si trattava di una proposta di contratto agrario tipico, aveva comunque confermato la decisione. I giudici di secondo grado avevano stabilito che l’affittuaria non aveva validamente esercitato il suo diritto, poiché la sua accettazione, essendo a condizioni diverse, non poteva perfezionare l’accordo. Inoltre, la Corte aveva ritenuto che l’assistenza delle organizzazioni sindacali, necessaria per validare patti in deroga alla legge, fosse richiesta solo al momento della stipula finale e non nella fase di predisposizione della proposta.

La questione sui contratti agrari e l’assistenza sindacale

L’affittuaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione degli articoli 45 e 58 della Legge 203/1982. Il punto centrale del suo ragionamento era che, poiché la proposta conteneva patti in deroga non concordati con le organizzazioni sindacali, essa era legittimata a ‘purificare’ la proposta, accettandola alle condizioni di legge e dando così vita al contratto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il motivo manifestamente infondato, ribadendo alcuni principi fondamentali in materia contrattuale.

In primo luogo, un’accettazione che non è pienamente conforme alla proposta contrattuale non determina la conclusione del contratto. Essa, al contrario, assume il valore di una nuova proposta (o controproposta), che l’originario proponente è libero di accettare o meno.

Il fatto che la proposta originaria potesse contenere clausole nulle per contrarietà alla legge non cambia questa regola. La Corte ha spiegato che l’oblato (chi riceve la proposta) non può pretendere di ‘modificare’ l’offerta e, allo stesso tempo, sostenere che il contratto si sia concluso. Se intende beneficiare del contratto, deve prima accettare la proposta così com’è. Solo in un secondo momento, una volta che il vincolo contrattuale è sorto, potrà agire in giudizio per far dichiarare la nullità delle singole clausole e chiederne la sostituzione automatica ai sensi dell’art. 1339 c.c.

Infine, la Cassazione ha colto l’occasione per confermare un suo precedente orientamento (Sentenza n. 18055/2003) riguardo all’assistenza sindacale prevista dall’art. 45 della Legge 203/1982 per i patti in deroga nei contratti agrari. L’assistenza non è necessaria sin dalla fase delle trattative; è sufficiente che essa sia presente al momento della sottoscrizione dell’accordo finale.

Le conclusioni

La decisione in esame è di grande importanza pratica. Essa stabilisce un percorso chiaro per le parti coinvolte in una negoziazione: non è possibile ‘accettare con riserva’ o ‘accettare previa modifica’ e pretendere che il contratto sia concluso. Un’accettazione parziale o modificata è, a tutti gli effetti, un rifiuto della proposta originaria e l’inizio di una nuova trattativa. L’eventuale nullità di clausole contrattuali è una questione che attiene alla validità del contratto una volta stipulato, non alla sua fase di formazione.

Un’accettazione che modifica la proposta contrattuale porta alla conclusione del contratto?
No, secondo la Corte un’accettazione non conforme alla proposta non conclude il contratto ma si qualifica come una nuova proposta (controproposta), che dovrà essere a sua volta accettata dalla parte originaria.

Se una proposta di contratto agrario contiene clausole nulle, posso accettarla solo per le parti valide e pretendere che il contratto sia concluso?
No. La Corte ha chiarito che l’oblato deve prima accettare la proposta nella sua interezza per perfezionare il contratto. Soltanto dopo la stipula potrà far valere in giudizio la nullità delle singole clausole e la loro eventuale sostituzione automatica con le norme di legge.

Nei contratti agrari in deroga, l’assistenza dei sindacati è necessaria già nella fase di trattativa?
No, la Corte ha ribadito che, ai fini della validità degli accordi in deroga alla legge, è sufficiente che l’assistenza delle organizzazioni di categoria avvenga anche solo nella fase finale di sottoscrizione dell’accordo, non essendo richiesta sin dall’inizio delle trattative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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