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Contratti a termine: la Cassazione rinvia in udienza

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso riguardante la successione di contratti a termine. La Corte d’Appello aveva convertito il rapporto in un lavoro a tempo indeterminato. A causa della complessità e della rilevanza delle questionioni sollevate, la Cassazione ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una valutazione approfondita, senza decidere nel merito. La richiesta di rinvio per trattative di conciliazione è stata respinta.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti a Termine: Cassazione Rimette la Causa in Pubblica Udienza per Questioni di Principio

La gestione dei contratti a termine rappresenta una delle aree più delicate del diritto del lavoro. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione, la n. 26074/2024, mette in luce la complessità che può sorgere dalla successione di tali contratti, al punto da richiedere una riflessione approfondita in pubblica udienza per la sua potenziale valenza nomofilattica. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di un lavoratore di veder riconosciuto un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con un ente di formazione per la Pubblica Amministrazione. Il rapporto era iniziato con contratti di lavoro autonomo, per poi proseguire con una serie ininterrotta di contratti a termine.

Il lavoratore si è rivolto al giudice per chiedere l’accertamento della natura subordinata e a tempo indeterminato del rapporto lavorativo fin dal suo inizio, con tutte le conseguenze legali ed economiche del caso.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Roma, con la sentenza n. 676/2018, aveva parzialmente riformato la decisione di primo grado. Pur riconoscendo la legittimità dei contratti di lavoro autonomo iniziali, i giudici di secondo grado hanno stabilito che la successione ininterrotta di contratti a termine aveva dato vita a un unico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a partire dal 10 febbraio 2003.

Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva condannato l’ente a:

* Riammettere in servizio il lavoratore.
* Inquadrarlo nel livello B.2 del CCNL di settore.
* Versargli un’indennità risarcitoria pari a 5 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, oltre accessori e spese legali.

I Motivi del Ricorso e la gestione dei contratti a termine

L’ente datore di lavoro ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali:

1. Violazione di norme procedurali: Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe errato nel riformare la decisione di primo grado ammettendo prove testimoniali che erano state precedentemente dichiarate inammissibili, in violazione degli articoli 244, 421 e 437 del codice di procedura civile.
2. Vizio di motivazione: Il secondo motivo lamentava una nullità della sentenza per motivazione omessa o solo apparente, in particolare riguardo alla decisione di ammettere le prove testimoniali richieste dal lavoratore.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza, non è entrata nel merito della controversia, ma ha compiuto un passo procedurale di grande importanza. In via preliminare, ha respinto l’istanza congiunta delle parti di rinviare la causa a nuovo ruolo a causa di trattative di conciliazione in corso, affermando che tale circostanza non costituisce un valido motivo per il rinvio di un giudizio di legittimità.

Nel valutare i motivi del ricorso, il Collegio ha ritenuto che le questioni sollevate dall’ente non fossero di semplice risoluzione. Le censure, infatti, toccano punti delicati del diritto processuale e sostanziale, con possibili implicazioni di carattere generale e rilevanti ai fini nomofilattici, ovvero per garantire un’interpretazione uniforme della legge.

Per questa ragione, la Corte ha stabilito che il caso merita un esame più approfondito in una pubblica udienza. Questa procedura consentirà il pieno coinvolgimento di tutte le parti e del Procuratore Generale, permettendo una discussione completa e ponderata delle questioni giuridiche prima di giungere a una decisione finale che potrebbe costituire un precedente importante.

Conclusioni

L’ordinanza n. 26074/2024 non chiude la vicenda, ma la eleva a un livello di discussione superiore. La decisione di rinviare la causa alla pubblica udienza sottolinea come la successione di contratti a termine e le relative implicazioni procedurali in appello siano temi tutt’altro che scontati. La futura sentenza della Cassazione sarà fondamentale per chiarire i limiti di ammissibilità delle prove in appello e per fornire ulteriori criteri interpretativi sulla conversione dei rapporti di lavoro a termine in contratti a tempo indeterminato, con un impatto significativo per lavoratori e datori di lavoro.

Qual era la questione centrale del caso?
La questione principale era se una serie ininterrotta di contratti a termine dovesse essere considerata come un unico rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, come sostenuto dal lavoratore e riconosciuto dalla Corte d’Appello.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso sollevassero questioni legali complesse e di principio, sia sul piano processuale (ammissione delle prove) che sostanziale. Per garantire un’analisi approfondita e un’interpretazione uniforme della legge (funzione nomofilattica), ha deciso di rinviare la discussione a una pubblica udienza.

Una trattativa di conciliazione tra le parti può causare il rinvio di un’udienza in Cassazione?
No. Secondo questa ordinanza, il fatto che le parti stiano conducendo trattative per una soluzione bonaria della lite non costituisce un motivo valido per ottenere il rinvio dell’udienza di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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