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Contratti a termine illegittimi: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una serie di contratti a termine stipulati da un ente locale con un lavoratore, basati su una legge regionale finalizzata all’occupazione. La Corte ha confermato che la reiterazione di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli dell’amministrazione costituisce un abuso, rendendo i contratti a termine illegittimi. Di conseguenza, è stato confermato il diritto del lavoratore al risarcimento del danno, respingendo sia il ricorso dell’ente pubblico che quello del dipendente relativo alla liquidazione delle spese legali.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti a Termine Illegittimi: Quando le Leggi Regionali non Bastano a Giustificarli

La questione della precarietà nel pubblico impiego torna al centro del dibattito giurisprudenziale con una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato riguarda l’abuso di contratti a termine illegittimi, stipulati in successione da un ente locale sulla base di una normativa regionale volta a favorire l’occupazione. La Suprema Corte ha chiarito i confini tra le finalità di politica sociale e il rispetto delle norme nazionali ed europee che vietano l’abuso dei contratti a tempo determinato per coprire fabbisogni stabili dell’amministrazione.

I Fatti del Caso: Reiterazione di Contratti Precari nel Pubblico Impiego

Un lavoratore ha prestato servizio per un Comune per un lungo periodo, dall’aprile 1996 al marzo 2011, attraverso una serie di contratti a tempo determinato non continuativi. Questi contratti erano giustificati dall’ente locale sulla base di una legge regionale che finanziava “progetti comunali di sviluppo finalizzati all’occupazione”.

Il dipendente, ritenendo illegittima l’apposizione del termine, si è rivolto al Tribunale per chiedere la conversione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e il risarcimento del danno. La sua tesi era che le mansioni svolte, come la cura del verde pubblico, soddisfacevano esigenze permanenti e durevoli dell’amministrazione, prive del necessario carattere di temporaneità richiesto dalla legge.

La Difesa dell’Ente Locale: Una Legge Regionale a Sostegno dell’Occupazione

L’ente locale si è difeso sostenendo la piena legittimità dei contratti, in quanto stipulati in attuazione di una specifica legge regionale con finalità di politica sociale. A suo avviso, questa normativa speciale derogava alla disciplina nazionale generale sui contratti a termine (D.Lgs. 368/2001) e si sottraeva anche all’applicazione della direttiva europea 1999/70/CE, in quanto rientrante in un programma specifico di inserimento e riqualificazione pubblico.

La Decisione della Corte di Cassazione e i Contratti a Termine Illegittimi

Dopo un lungo iter giudiziario, che ha visto la causa arrivare in Cassazione una prima volta per poi essere rinviata alla Corte d’Appello, la Suprema Corte ha messo un punto fermo sulla vicenda. Con l’ordinanza in esame, ha rigettato sia il ricorso principale del Comune sia quello incidentale del lavoratore (relativo alla liquidazione delle spese), confermando la decisione della Corte d’Appello che aveva dichiarato la nullità dei termini e condannato l’ente al risarcimento del danno.

Il Principio di Diritto: Le Esigenze Permanenti Non Possono Essere Coperte da Contratti a Termine

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una legge regionale, pur perseguendo lodevoli finalità di politica sociale, deve essere interpretata in coerenza con i principi costituzionali e con il diritto dell’Unione Europea. L’adozione di “specifici progetti” non può servire a eludere la regola della causalità e della temporaneità delle esigenze, imposta dalla normativa statale per i contratti a termine. In altre parole, se l’attività lavorativa risponde a esigenze stabili e permanenti della Pubblica Amministrazione, il ricorso reiterato a contratti a termine è abusivo e, pertanto, i contratti a termine sono illegittimi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri argomentativi. In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che il semplice richiamo alla legge regionale e alla sua finalità occupazionale non integra una valida “causale” che giustifichi la temporaneità del rapporto. La dicitura “progetti comunali di sviluppo” inserita nei contratti era generica e non dimostrava l’esistenza di una ragione tecnica, produttiva, organizzativa o sostitutiva di carattere temporaneo o eccezionale.

L’Abuso del Diritto e la Mancanza di una Causale Effettiva

La Corte ha specificato che l’incentivo all’occupazione non costituisce di per sé una ragione oggettiva sufficiente a impedire l’applicazione delle tutele contro la reiterazione abusiva dei contratti a termine, previste dalla direttiva europea. I giudici hanno evidenziato come le mansioni svolte dal lavoratore (cura dell’igiene ambientale e del verde urbano) rientrassero tra i servizi istituzionali dell’ente, diretti a soddisfare esigenze permanenti e durevoli, prive del carattere di temporaneità. L’onere di provare la legittimità del termine, e quindi la natura realmente temporanea delle esigenze, ricade sul datore di lavoro pubblico, onere che nel caso di specie non è stato assolto.

La Questione delle Spese Legali e la Soccombenza Parziale

La Corte ha anche respinto il motivo di ricorso del lavoratore, che contestava la compensazione parziale delle spese di lite. I giudici hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che aveva ravvisato una soccombenza parziale del lavoratore in quanto la sua originaria domanda di conversione del contratto a tempo indeterminato era stata respinta (in virtù del divieto di conversione nel pubblico impiego), pur essendo stata accolta quella di risarcimento del danno. La gestione delle spese processuali, hanno ricordato, deve basarsi sull’esito globale del processo e non sulle singole fasi.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza la tutela dei lavoratori precari nel settore pubblico, stabilendo che le finalità di politica sociale, pur importanti, non possono giustificare un uso indiscriminato e abusivo dei contratti a tempo determinato. La pronuncia chiarisce che la legittimità di un contratto a termine dipende dalla natura effettivamente temporanea delle esigenze che esso è chiamato a soddisfare, e non da mere formule o richiami a leggi regionali. Per gli enti pubblici, ciò implica la necessità di una verifica rigorosa e concreta delle causali utilizzate per le assunzioni a termine, al fine di evitare di incorrere in condanne per risarcimento danni derivanti da contratti a termine illegittimi.

Una legge regionale che promuove l’occupazione può giustificare la reiterazione di contratti a termine per soddisfare esigenze stabili di un ente pubblico?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una legge regionale deve essere coordinata con le norme nazionali ed europee. Se i contratti a termine vengono utilizzati per soddisfare esigenze permanenti e durevoli dell’amministrazione, il loro uso è abusivo e illegittimo, indipendentemente dalle finalità sociali della legge regionale invocata.

L’incentivo all’occupazione di categorie svantaggiate è una “ragione oggettiva” sufficiente per escludere le tutele europee contro l’abuso dei contratti a termine?
No. La Corte ha stabilito che l’incentivo all’occupazione non costituisce di per sé una ragione oggettiva rilevante per impedire l’applicazione delle tutele contro la reiterazione abusiva di contratti a termine previste dalla Direttiva 1999/70/CE. Le finalità di politica sociale possono essere perseguite rispettando le regole poste dall’ordinamento per evitare abusi.

Cosa succede se un lavoratore del pubblico impiego subisce un abuso di contratti a termine illegittimi?
A differenza del settore privato, nel pubblico impiego vige il divieto di conversione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato. Tuttavia, il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno subito a causa dell’illegittima apposizione del termine ai contratti, come stabilito dalla giurisprudenza nazionale ed europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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