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Contratti a termine agricoltura: Limiti e Stagionalità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14922/2024, interviene sulla questione dei contratti a termine in agricoltura stipulati da un ente pubblico. La Corte ha stabilito che le deroghe alla durata massima dei contratti a termine nel settore agricolo si applicano solo per attività genuinamente stagionali e non per mansioni continuative. Ha chiarito che un ente pubblico agricolo non è un ‘imprenditore agricolo’ e che l’onere di provare la natura stagionale del rapporto grava sul datore di lavoro. La sentenza della Corte d’Appello è stata quindi cassata con rinvio.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti a termine in agricoltura: la Cassazione fissa i paletti sulla stagionalità

L’utilizzo dei contratti a termine in agricoltura è un tema complesso, bilanciato tra la necessità di flessibilità del settore e la tutela dei diritti dei lavoratori. Con la recente ordinanza n. 14922/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un punto fondamentale: le deroghe alla disciplina generale sui contratti a tempo determinato sono ammesse solo per attività genuinamente stagionali, anche quando il datore di lavoro è un ente pubblico. Questa decisione analizza in profondità i limiti dell’abuso dei contratti precari, rafforzando la protezione dei lavoratori.

I Fatti del Caso: Una Lunga Serie di Contratti Precari

Il caso ha origine dalla vicenda di un lavoratore impiegato per quasi trent’anni, dal 1990 al 2018, da un Ente Pubblico di Sviluppo Agricolo. Il rapporto di lavoro era stato formalizzato attraverso una successione ininterrotta di contratti a tempo determinato. Ritenendo illegittima tale reiterazione, il lavoratore si era rivolto al Tribunale, che gli aveva dato ragione, condannando l’ente al risarcimento dei danni.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, la stagionalità non era l’unica ragione valida per giustificare deroghe alla normativa sui contratti a termine nel settore agricolo. Di conseguenza, l’appello dell’ente pubblico era stato accolto, negando al lavoratore il diritto al risarcimento.

La Questione Giuridica: Quando un Lavoro Agricolo è Davvero Stagionale?

La questione centrale portata all’attenzione della Corte di Cassazione era se le speciali deroghe previste per il settore agricolo potessero giustificare una catena di contratti a termine così lunga, trasformando di fatto un rapporto precario in uno stabile. Il lavoratore sosteneva che le sue mansioni, svolte anche presso il Centro di Meccanizzazione Agricola, non avessero carattere puramente stagionale e che, pertanto, l’ente avesse abusato di questo strumento contrattuale.

I Contratti a Termine in Agricoltura e i Principi della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto le ragioni del lavoratore, cassando la sentenza d’appello e stabilendo alcuni principi cardine per la corretta applicazione delle norme sui contratti a termine agricoltura.

1. Natura del Datore di Lavoro: In primo luogo, la Corte ha specificato che l’Ente Pubblico Agricolo, essendo un ente pubblico non economico, non può essere qualificato come ‘imprenditore agricolo’ ai sensi dell’art. 2135 del codice civile. Questa distinzione è cruciale, poiché impedisce all’ente di avvalersi delle deroghe pensate specificamente per le imprese agricole private.

2. Interpretazione Rigorosa della Stagionalità: Il concetto di ‘attività stagionale’ deve essere interpretato in senso stretto. La deroga che permette di superare i limiti di durata dei contratti a termine (come il tetto dei 36 mesi) è applicabile solo ed esclusivamente a quelle attività legate a un ciclo naturale che si svolge in un periodo limitato dell’anno. Non può, invece, essere estesa a mansioni che, seppur inserite in un contesto agricolo, sono necessarie per tutto l’anno, come la manutenzione dei macchinari, la custodia delle strutture o la preparazione per la stagione successiva.

3. Onere della Prova: Spetta al datore di lavoro dimostrare che le mansioni affidate al lavoratore erano esclusivamente di natura stagionale. Non è sufficiente operare in un settore stagionale per giustificare automaticamente l’uso di contratti a termine reiterati; occorre una prova concreta del carattere temporaneo e ciclico delle prestazioni richieste.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando come la Corte d’Appello abbia errato nel considerare legittime le deroghe basandosi su una generica ‘natura oggettiva’ del settore agricolo. I giudici supremi hanno ribadito che la ciclicità dell’attività agricola non consente, di per sé, eccezioni generalizzate alla disciplina a tutela del lavoro. Esistono infatti esigenze operative permanenti anche nelle aziende stagionali, e i lavoratori addetti a tali mansioni devono essere assunti con contratti a tempo indeterminato.

La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, avrebbe dovuto effettuare un accertamento concreto delle mansioni effettivamente svolte dal lavoratore per verificare se queste fossero riconducibili all’elenco tassativo delle attività stagionali (previsto dal D.P.R. 1525/1963) o alla contrattazione collettiva. In assenza di tale verifica, la sua decisione risultava fondata su un’interpretazione errata e troppo estensiva della legge.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante punto fermo nella giurisprudenza sui contratti a termine agricoltura. Rafforza la tutela contro l’abuso dei contratti precari, chiarendo che le deroghe previste per il settore sono un’eccezione e non la regola. Per i datori di lavoro, in particolare per gli enti pubblici che operano nel settore, emerge l’obbligo di valutare con estremo rigore la natura delle mansioni prima di ricorrere a un contratto a tempo determinato. Per i lavoratori, si tratta di una conferma che le esigenze di stabilità e continuità lavorativa devono essere garantite anche in settori caratterizzati da cicli stagionali, quando le mansioni svolte hanno carattere permanente.

Un ente pubblico agricolo può essere considerato un ‘imprenditore agricolo’ ai fini delle norme sui contratti a termine?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ente pubblico non economico non rientra nella definizione di imprenditore agricolo dell’art. 2135 c.c. Di conseguenza, non può beneficiare delle deroghe specifiche previste per questi ultimi in materia di contratti a termine.

La deroga al limite di durata dei contratti a termine in agricoltura vale per qualsiasi attività del settore?
No, la deroga si applica esclusivamente alle attività che sono genuinamente ‘stagionali’. Non si estende ad attività che, pur svolte in un contesto agricolo, hanno carattere continuativo e stabile durante tutto l’anno, come la manutenzione o la custodia degli impianti.

In una causa su contratti a termine in agricoltura, chi deve provare la natura stagionale del lavoro?
L’onere della prova grava sul datore di lavoro. È quest’ultimo che deve dimostrare in modo concreto che il lavoratore è stato adibito esclusivamente ad attività stagionali o a quelle strettamente complementari o accessorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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