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Contratti a termine agricoltura: i limiti alla deroga

Un lavoratore ha contestato l’abuso di contratti a tempo determinato da parte di un ente pubblico agricolo. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ente, non essendo un imprenditore agricolo, non può beneficiare delle ampie deroghe previste dal settore. La Corte ha precisato che l’eccezione alla durata massima per i contratti a termine agricoltura è valida solo per attività comprovatamente stagionali, un principio che il giudice di merito non aveva applicato. La sentenza è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti a Termine in Agricoltura: La Cassazione Fissa i Paletti sulla Stagionalità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è intervenuta su un tema di grande rilevanza nel mondo del lavoro: l’utilizzo dei contratti a termine agricoltura. La pronuncia chiarisce in modo netto i limiti entro cui è possibile derogare alla normativa generale sulla durata massima dei contratti a tempo determinato, stabilendo paletti rigorosi soprattutto quando il datore di lavoro è un ente pubblico. Questa decisione offre tutele più forti ai lavoratori del settore, contrastando l’abuso di contratti precari.

Il Caso: La Reiterazione Abusiva dei Contratti a Termine

Il caso ha origine dalla domanda di un operaio agricolo, impiegato per molti anni da un Ente Pubblico di Sviluppo Agricolo con una serie ininterrotta di contratti a tempo determinato. Il lavoratore, adibito a mansioni di conduttore di macchine agricole e manutentore, ha agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno derivante dalla violazione dei limiti temporali imposti dalla legge (D.Lgs. 368/2001) per i contratti a termine.

Inizialmente, la sua domanda era stata respinta dalla Corte d’Appello, la quale aveva ritenuto legittima la deroga alla disciplina generale, basandosi sulla natura oggettiva dell’attività agricola e su una specifica legislazione regionale. Secondo i giudici di secondo grado, la stagionalità non era l’unico criterio per giustificare la successione di contratti.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte territoriale aveva fondato la sua decisione su un’interpretazione estensiva delle norme speciali per il settore agricolo. Aveva sostenuto che la ciclicità intrinseca delle lavorazioni agricole e le leggi regionali specifiche fossero ragioni oggettive sufficienti per derogare al divieto di superare i 36 mesi di durata complessiva dei contratti a termine. In pratica, aveva considerato l’intero settore agricolo come un’eccezione, senza distinguere tra attività veramente stagionali e attività continuative.

Le Motivazioni della Cassazione sui Contratti a Termine in Agricoltura

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa impostazione, accogliendo le ragioni del lavoratore. Le motivazioni della Suprema Corte si basano su tre pilastri fondamentali.

Natura dell’Ente Datore di Lavoro

In primo luogo, la Cassazione ha chiarito che l’Ente Pubblico datore di lavoro, essendo un ente pubblico non economico, non può essere qualificato come ‘imprenditore agricolo’ ai sensi dell’art. 2135 del codice civile. Questa distinzione è cruciale, perché molte delle deroghe previste dalla legge sono destinate specificamente agli imprenditori agricoli privati. Di conseguenza, l’ente è soggetto alla disciplina generale del pubblico impiego e alle tutele inderogabili previste dalla normativa nazionale ed europea.

Interpretazione Restrittiva della Deroga sulla Stagionalità

Il punto centrale della decisione riguarda il concetto di ‘stagionalità’. La Corte ha affermato che la deroga alla durata massima dei contratti a termine agricoltura è applicabile solamente quando tali contratti riguardano attività che sono genuinamente stagionali. Non è sufficiente la mera ciclicità dell’attività agricola. Attività come la manutenzione, la custodia e la preparazione dei mezzi, che si protraggono per tutto l’anno, non possono essere considerate stagionali e devono essere coperte da contratti a tempo indeterminato.

Onere della Prova e Irrilevanza della Normativa Regionale

Infine, la Cassazione ha ribadito che spetta al datore di lavoro dimostrare che le mansioni svolte dal lavoratore erano esclusivamente di natura stagionale. Questo onere probatorio non era stato assolto nel caso di specie. Inoltre, la Corte ha specificato che le leggi regionali non possono introdurre deroghe peggiorative rispetto alla disciplina nazionale, che attua direttive europee volte a prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato.

Le Conclusioni: Principi e Implicazioni Pratiche

La sentenza stabilisce principi di diritto chiari e di grande impatto pratico:
1. Un Ente Pubblico non economico non è un imprenditore agricolo e non può avvalersi delle deroghe specifiche per tale categoria.
2. La deroga per i contratti a termine in agricoltura è strettamente limitata alle attività stagionali, intese come quelle legate a specifiche e limitate fasi dell’anno.
3. L’onere di provare la natura esclusivamente stagionale delle mansioni è a carico del datore di lavoro.

Questa ordinanza rafforza significativamente la tutela dei lavoratori precari nel settore agricolo, specialmente nel pubblico impiego, e rappresenta un forte monito contro l’utilizzo improprio della flessibilità contrattuale per coprire fabbisogni di personale stabili e continuativi.

Un ente pubblico agricolo può essere considerato un ‘imprenditore agricolo’ ai fini delle norme sui contratti a termine?
No. La Cassazione ha chiarito che un ente pubblico non economico, come l’Ente Sviluppo Agricolo, non rientra nella definizione di imprenditore agricolo dell’art. 2135 c.c. e non può beneficiare delle deroghe specifiche previste per questi ultimi.

La deroga alla durata massima dei contratti a termine nel settore agricolo si applica a tutte le attività agricole?
No. La deroga è applicabile solamente quando i contratti riguardano attività genuinamente stagionali. Non è sufficiente che l’attività sia genericamente agricola o ciclica; deve essere legata a una specifica stagione.

Chi deve dimostrare che un lavoro agricolo è di natura stagionale?
L’onere della prova grava sul datore di lavoro. Deve dimostrare non solo che l’attività è stagionale, ma anche che il lavoratore è stato adibito esclusivamente a tali mansioni e che queste rientrano negli elenchi previsti dalla legge o dai contratti collettivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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