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Contratti a termine agricoli: limiti e stagionalità

Un lavoratore ha citato in giudizio un ente pubblico agricolo per l’abuso nella reiterazione di contratti a tempo determinato. La Corte di Cassazione ha stabilito che la deroga che consente la successione di contratti a termine agricoli si applica unicamente alle attività genuinamente stagionali. Ha precisato che gli enti pubblici non sono classificabili come imprenditori agricoli e che mansioni continuative, come la manutenzione, richiedono un contratto a tempo indeterminato. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratti a Termine Agricoli: Quando la Reiterazione è Abusiva? La Cassazione Stabilisce i Limiti

La questione della legittimità dei contratti a termine agricoli e della loro reiterazione è un tema centrale nel diritto del lavoro, specialmente quando coinvolge enti pubblici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo paletti precisi per l’utilizzo di questa forma contrattuale. Il caso analizzato riguarda un lavoratore impiegato per anni da un Ente di Sviluppo Agricolo con una successione di contratti a tempo determinato. La Corte ha dovuto stabilire se tale prassi fosse legittima o se configurasse un abuso, in violazione delle normative nazionali ed europee.

I Fatti del Caso: Lavoro Precario in un Ente Pubblico Agricolo

Un lavoratore, assunto come operaio agricolo, conduttore di macchine agricole e addetto alla manutenzione, ha lavorato per un Ente pubblico di Sviluppo Agricolo dal 1989 al 2018 attraverso una lunga serie di contratti a termine. Sostenendo che tale reiterazione fosse abusiva e violasse i limiti temporali imposti dalla legge (D.Lgs. 368/2001), ha chiesto il risarcimento del danno.

La Decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva dato ragione all’Ente pubblico. Secondo i giudici, nel settore agricolo la deroga alle norme generali sui contratti a termine era giustificata non solo dalla stagionalità, ma anche dalla natura oggettiva dell’attività e da una specifica legislazione regionale siciliana. Questa interpretazione estensiva permetteva, di fatto, una successione di contratti a termine senza i limiti previsti per altri settori.

L’Analisi della Cassazione sui contratti a termine agricoli

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo le ragioni del lavoratore e delineando principi di diritto di notevole importanza. L’analisi si è concentrata su tre punti chiave.

Ente Pubblico non è Imprenditore Agricolo

Innanzitutto, la Corte ha specificato che l’Ente di Sviluppo Agricolo, essendo un ente pubblico non economico, non può essere qualificato come “imprenditore agricolo” ai sensi dell’art. 2135 del Codice Civile. Questa distinzione è cruciale, poiché esclude l’applicazione di alcune norme speciali pensate per le imprese agricole private e assoggetta l’Ente alla disciplina generale del pubblico impiego contrattualizzato (D.Lgs. 165/2001).

La Stagionalità come Requisito Inderogabile

Il cuore della decisione riguarda il concetto di stagionalità. La Cassazione ha affermato che la deroga al divieto di superare i 36 mesi di durata massima per i contratti a termine nel settore agricolo è applicabile solamente quando le attività sono effettivamente e strettamente stagionali. Il concetto di “stagionalità” deve essere interpretato in senso rigoroso e non può essere esteso a tutta l’attività agricola in generale. La naturale ciclicità del lavoro agricolo non è di per sé sufficiente a giustificare una deroga generalizzata.

Mansioni Continue e Lavoro Stabile

Di conseguenza, le attività che richiedono un impegno costante durante tutto l’anno, come la custodia, la riparazione e la manutenzione di macchinari e impianti, non possono essere considerate stagionali. Per queste mansioni, che rispondono a esigenze operative permanenti, è necessario un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il datore di lavoro ha l’onere di provare che le mansioni svolte dal lavoratore erano esclusivamente legate a esigenze temporanee e stagionali.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa, volta a prevenire abusi e a garantire la stabilità del rapporto di lavoro. La sentenza chiarisce che il concetto di attività stagionale è limitato a “situazioni aziendali collegate ad attività stagionali in senso stretto”, ovvero preordinate a un espletamento temporaneo. La Corte ha ritenuto che la decisione d’appello fosse errata perché aveva fatto un’applicazione troppo ampia delle deroghe, senza verificare in concreto la natura delle mansioni effettivamente svolte dal lavoratore. L’elenco delle attività stagionali previsto dal d.P.R. n. 1525/1963 è stato definito tassativo e non suscettibile di interpretazione analogica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori ed Enti

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori nel settore agricolo, anche quando impiegati da enti pubblici. Le conclusioni principali sono:
1. Limiti chiari alla precarietà: L’uso dei contratti a termine agricoli è consentito solo per vere esigenze stagionali, non per coprire fabbisogni stabili e continuativi.
2. Onere della prova: Spetta al datore di lavoro dimostrare, contratto alla mano, la natura esclusivamente stagionale delle mansioni affidate al lavoratore.
3. Distinzione tra enti pubblici e imprese: Gli enti pubblici non economici non godono delle stesse deroghe previste per gli imprenditori agricoli privati.
La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello di Palermo per un nuovo esame che dovrà attenersi a questi principi, accertando nel dettaglio le mansioni svolte dal lavoratore per determinare se fossero o meno stagionali.

Un ente pubblico agricolo può essere considerato un ‘imprenditore agricolo’ ai fini delle norme sul lavoro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un ente di sviluppo agricolo, in quanto ente pubblico non economico, non è qualificabile come imprenditore agricolo ai sensi dell’art. 2135 c.c. e deve essere soggetto alla disciplina del pubblico impiego contrattualizzato.

È possibile reiterare i contratti a termine agricoli per qualsiasi tipo di mansione nel settore?
No. La deroga che permette la successione di contratti a termine oltre i limiti generali è applicabile solo ed esclusivamente per attività che abbiano un carattere genuinamente stagionale. Mansioni continuative, come la manutenzione di macchinari, richiedono un contratto a tempo indeterminato.

Chi deve provare che un’attività lavorativa in agricoltura è di natura esclusivamente stagionale?
L’onere della prova grava sul datore di lavoro. È quest’ultimo che deve dimostrare che le mansioni affidate al lavoratore assunto a termine sono strettamente e unicamente collegate a esigenze stagionali e temporanee.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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