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Contratti a progetto: no conversione per enti pubblici

Un lavoratore ha contestato la legittimità dei suoi contratti a progetto con un ente pubblico in liquidazione, chiedendone la conversione in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che per gli enti pubblici non economici l’illegittimità di tali contratti non comporta l’automatica conversione del rapporto. La regola del concorso pubblico per l’accesso al pubblico impiego prevale, lasciando al lavoratore solo il diritto a un risarcimento del danno.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Contratti a progetto nel settore pubblico: niente conversione in posto fisso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di lavoro pubblico: l’illegittimità dei contratti a progetto stipulati con un ente pubblico non economico non comporta la loro automatica conversione in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Questa decisione chiarisce che la tutela per il lavoratore è di natura risarcitoria e non può tradursi in un’assunzione che aggirerebbe la regola costituzionale del concorso pubblico. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

La vicenda: contratti atipici e la richiesta di stabilizzazione

Il caso ha origine dalla domanda di un lavoratore che, dopo aver prestato servizio per un’Agenzia Regionale per il Lavoro e la Scuola (un ente pubblico) tramite una serie di contratti a progetto e relative proroghe, ne ha contestato la legittimità. Il lavoratore sosteneva che tali contratti mascherassero un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato e ne chiedeva, quindi, la conversione in un contratto a tempo indeterminato, oltre al pagamento delle differenze retributive.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo l’illegittimità dei contratti per la genericità del progetto descritto, aveva negato la conversione. La ragione? L’ente era stato qualificato come “ente pubblico non economico”, soggetto quindi al divieto di conversione previsto dal D.Lgs. 165/2001 per la Pubblica Amministrazione. Al lavoratore era stato riconosciuto unicamente un risarcimento del danno, quantificato in sei mensilità.

Il nodo cruciale: la classificazione dell’ente e le sue conseguenze sui contratti a progetto

Insoddisfatto della decisione, il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione, incentrando la sua difesa su un punto chiave: l’errata qualificazione dell’ente. A suo avviso, l’Agenzia avrebbe dovuto essere considerata un ente pubblico economico, e non un ente pubblico non economico. Questa distinzione è cruciale: per i primi, le regole sono simili a quelle del settore privato e la conversione del rapporto è possibile; per i secondi, valgono le rigide norme del pubblico impiego, che impongono il superamento di un concorso per l’assunzione.

Secondo il ricorrente, la natura dell’ente, dotato di autonomia organizzativa e patrimoniale, lo assimilava a un’impresa privata, rendendo applicabile la conversione del contratto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando integralmente la decisione d’appello. Vediamo i passaggi logici seguiti dai giudici.

La natura di Ente Pubblico Non Economico

La Cassazione ha chiarito che il criterio distintivo per qualificare un ente pubblico come “economico” è il perseguimento di uno scopo di lucro. L’oggettiva economicità della gestione non è sufficiente. Nel caso specifico, l’Agenzia svolgeva funzioni di ordine generale nel settore del lavoro e della formazione, attività di regolazione e controllo dei servizi, e non di produzione e scambio con finalità di profitto. Pertanto, la sua classificazione come ente pubblico non economico era corretta.

Il divieto di conversione e la sola tutela risarcitoria

Una volta confermata la natura dell’ente, la Corte ha applicato la normativa di riferimento per il pubblico impiego (art. 36, D.Lgs. 165/2001). Questa norma, pur sanzionando l’abuso dei contratti a termine, esclude espressamente la possibilità di conversione in un rapporto a tempo indeterminato. Questa regola tutela il principio costituzionale secondo cui l’accesso ai ruoli della Pubblica Amministrazione avviene tramite concorso pubblico.

La Corte ha specificato che questo regime è compatibile con la normativa europea (Direttiva 1999/70/CE), poiché prevede comunque sanzioni effettive e dissuasive, quali il risarcimento del danno a favore del lavoratore. La tutela, quindi, esiste, ma è esclusivamente di tipo economico.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Per chi lavora nel settore pubblico con contratti a progetto o altre forme di lavoro flessibile, la via per la stabilizzazione non passa attraverso il riconoscimento giudiziale di un rapporto di fatto. Anche in presenza di un utilizzo illegittimo di tali contratti da parte dell’amministrazione, la protezione accordata dall’ordinamento è limitata al risarcimento del danno. La porta d’ingresso principale per un impiego a tempo indeterminato nella Pubblica Amministrazione resta, e deve restare, il superamento di un concorso pubblico, a garanzia dei principi di imparzialità e buon andamento sanciti dalla Costituzione.

Un contratto a progetto illegittimo con un ente pubblico si converte automaticamente in un posto a tempo indeterminato?
No, la Corte ha stabilito che per gli enti pubblici non economici vige il divieto di conversione automatica, poiché l’accesso al pubblico impiego deve avvenire tramite concorso pubblico, come previsto dalla Costituzione.

Perché l’ente in questione è stato classificato come “pubblico non economico”?
Perché le sue finalità principali erano di ordine generale (lavoro, formazione scolastica) e di regolazione dei servizi, senza un prevalente scopo di lucro. Il criterio distintivo non è la gestione economica, ma l’assenza di un fine di profitto tipico dell’attività imprenditoriale.

Quale tutela spetta al lavoratore in caso di contratti a progetto illegittimi con la Pubblica Amministrazione?
Al lavoratore spetta una tutela esclusivamente risarcitoria, ovvero un indennizzo economico per il danno subito a causa dell’utilizzo abusivo di tali contratti da parte dell’ente. Non è prevista la trasformazione del rapporto in un impiego a tempo indeterminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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