LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contraffazione marchio figurativo: il bassotto vince

La Corte di Cassazione conferma la condanna per contraffazione marchio figurativo a carico di un’azienda di moda che utilizzava un logo simile a quello di un competitor, raffigurante un cane bassotto. La Corte ha respinto tutti i dieci motivi di ricorso, ribadendo che la valutazione sul rischio di confusione è un’analisi di fatto riservata ai giudici di merito e che l’elemento figurativo di un marchio può essere dominante, anche in presenza di un elemento denominativo. La sentenza chiarisce i limiti del sindacato di legittimità su questioni come il calcolo del danno e la responsabilità solidale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Contraffazione marchio figurativo: il bassotto vince in Cassazione

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso di contraffazione marchio figurativo nel settore della moda, chiarendo i criteri per valutare il rischio di confusione e i limiti del giudizio di legittimità. La vicenda, che vede contrapposte due note aziende di abbigliamento per l’uso di un logo simile raffigurante un cane bassotto, si conclude con la conferma della condanna per l’azienda imitatrice. Analizziamo insieme i punti salienti della decisione.

I Fatti del Contenzioso

Tutto ha origine quando un’azienda di moda internazionale e la sua controllata italiana avviano una causa per accertare l’assenza di contraffazione del proprio marchio, che utilizzava la figura di un bassotto, e per denunciare una presunta concorrenza sleale da parte di un’altra azienda, titolare di un noto marchio registrato con un logo simile.
Quest’ultima, per tutta risposta, ha presentato una domanda riconvenzionale, accusando la controparte di aver violato i suoi diritti di marchio. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al titolare del marchio registrato, condannando l’azienda concorrente a un cospicuo risarcimento danni per contraffazione. La questione è così giunta fino alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte e la contraffazione marchio figurativo

La società soccombente ha presentato ben dieci motivi di ricorso, ma la Suprema Corte li ha respinti tutti, dichiarandoli inammissibili o infondati. La decisione della Cassazione è fondamentale perché ribadisce alcuni principi cardine in materia di marchi.

Il Rischio di Confusione e la Forza del Logo

Il cuore della controversia risiedeva nella valutazione del rischio di confusione tra i due segni. I ricorrenti sostenevano che il loro logo fosse un mero decoro e che l’elemento denominativo del marchio della controparte fosse più importante. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo che la valutazione della confondibilità è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. In questa sede, la Corte non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
La Corte ha inoltre precisato che, in un marchio complesso (composto da parole e immagini), l’elemento figurativo può assumere un ruolo dominante per forma, dimensioni, colore e posizione, diventando l’elemento che più si imprime nella mente del consumatore. Nel caso di specie, il bassotto era stato ritenuto l’elemento centrale e distintivo del marchio originale, rendendo irrilevanti le piccole differenze e la presenza di un nome diverso.

Altri Motivi di Ricorso Respinti

La Cassazione ha respinto anche gli altri motivi, tra cui:
* Responsabilità della controllata: La richiesta di escludere la responsabilità della società italiana per fatti anteriori alla sua costituzione è stata giudicata inammissibile perché sollevata per la prima volta in Cassazione, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
* Calcolo dei danni: Le critiche sulle modalità di liquidazione del danno, basate sul criterio della “giusta royalty”, sono state respinte in quanto miravano a una nuova valutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità.
* Concorrenza sleale e pubblicazione della sentenza: Anche le censure relative alla concorrenza sleale e all’ordine di pubblicazione della sentenza sono state ritenute infondate, rientrando nelle valutazioni discrezionali dei giudici di merito.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano su un principio chiave: il ruolo del giudice di legittimità non è quello di un “terzo grado” di giudizio per riesaminare i fatti, ma di custode della corretta applicazione del diritto. La maggior parte dei motivi di ricorso è stata dichiarata inammissibile proprio perché, sotto la veste di una presunta violazione di legge, celava una richiesta di rivalutazione delle prove e delle scelte fatte dai giudici di primo e secondo grado. La Corte ha ribadito che l’apprezzamento sulla somiglianza dei segni, sulla forza distintiva di un marchio e sulla quantificazione del danno sono attività riservate al giudice di merito, insindacabili in Cassazione se sorrette da una motivazione logica e coerente. La decisione ha quindi confermato la validità del percorso argomentativo della Corte d’Appello, che aveva correttamente identificato nell’elemento figurativo del bassotto il “cuore” del marchio, fonte del rischio di confusione per il consumatore.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, rafforza la tutela dei marchi figurativi dotati di forte carattere distintivo, confermando che l’elemento iconico può prevalere su quello testuale nella percezione del pubblico. In secondo luogo, serve come monito sui limiti dell’impugnazione in Cassazione: non è possibile utilizzare questo strumento per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, ma solo per denunciare vizi di legittimità. Infine, la decisione sottolinea l’importanza di condurre un’analisi di anteriorità approfondita prima di adottare un nuovo marchio, per evitare di incorrere in costose battaglie legali per contraffazione.

Quando un elemento figurativo di un marchio può essere considerato dominante su quello denominativo?
Secondo la Corte, un elemento figurativo può essere dominante quando, per la sua forma, dimensione, colore o posizione all’interno del segno, è in grado di occupare una posizione equivalente o superiore a quella dell’elemento denominativo, diventando la componente principale che il consumatore identifica e ricorda.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sul rischio di confusione tra due marchi?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’accertamento del rischio di confusione tra segni distintivi costituisce una valutazione di fatto, riservata esclusivamente al giudice di merito. Tale valutazione non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno che non sia viziata da un errore di diritto o da una motivazione manifestamente illogica.

Perché la Cassazione ha respinto il motivo sulla responsabilità solidale della società controllata?
Il motivo è stato respinto per violazione del principio di autosufficienza del ricorso. La società ricorrente non ha dimostrato di aver sollevato la specifica questione (cioè la sua assenza di responsabilità per atti antecedenti alla sua costituzione) nei precedenti gradi di giudizio. Non è possibile presentare questioni nuove per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati