LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Consumazione impugnazione: no a ricorsi multipli

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base al principio di consumazione dell’impugnazione, una volta presentato un ricorso contro una decisione, non è più possibile proporne un secondo. Nel caso esaminato, un primo ricorso per revocazione è stato dichiarato estinto per acquiescenza alla proposta di definizione accelerata, mentre un secondo ricorso, presentato successivamente, è stato dichiarato inammissibile proprio per la violazione del principio di consumazione impugnazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Consumazione Impugnazione: Perché Non Si Può Impugnare Due Volte la Stessa Sentenza

Nel complesso mondo della procedura civile, esistono regole ferree pensate per garantire certezza e stabilità ai rapporti giuridici. Una di queste è il principio di consumazione impugnazione, un pilastro fondamentale che impedisce di presentare ricorsi all’infinito contro la stessa decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione perfetta per approfondire questo concetto e le sue implicazioni pratiche, analizzando un caso che ha visto un ricorrente tentare, senza successo, di percorrere la via del doppio ricorso.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Risarcimento ai Ricorsi Multipli

La vicenda trae origine da un sinistro stradale avvenuto oltre vent’anni fa. Un motociclista subiva gravi lesioni a causa di un veicolo rimasto sconosciuto. La sua richiesta di risarcimento, avanzata nei confronti dell’impresa designata dal Fondo di garanzia per le vittime della strada, veniva respinta sia in primo grado che in appello.

Non arrendendosi, il danneggiato proponeva ricorso in Cassazione, ma anche questo veniva rigettato. Successivamente, presentava un primo ricorso per revocazione, sostenendo che i giudici avessero commesso un errore di fatto, non valutando correttamente una consulenza medico-legale. Tuttavia, a seguito di una proposta di definizione accelerata con prognosi di inammissibilità, il ricorrente non chiedeva la trattazione della causa, portando così all’estinzione del giudizio.

Imperterrito, presentava un secondo ricorso per revocazione, tentando nuovamente di contestare la decisione originale della Cassazione. È su questo secondo tentativo che la Corte si è pronunciata in modo definitivo.

La Decisione della Corte: Estinzione e Inammissibilità

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due ricorsi, giungendo a due conclusioni distinte ma interconnesse:

1. Estinzione del primo ricorso: Il giudizio introdotto con il primo ricorso (maggio 2023) è stato dichiarato estinto. La ragione risiede nel fatto che, dopo la comunicazione della proposta di definizione accelerata (che suggeriva l’inammissibilità), il ricorrente non ha depositato un’istanza per chiedere la decisione della causa nel merito entro il termine di 40 giorni. Questo comportamento, secondo la legge, equivale a una rinuncia al ricorso.

2. Inammissibilità del secondo ricorso: Il secondo ricorso (marzo 2025) è stato dichiarato inammissibile per una pluralità di motivi, ciascuno di per sé sufficiente a chiudere la partita processuale.

Consumazione Impugnazione: L’Analisi del Principio

Il motivo principale dell’inammissibilità del secondo ricorso risiede nel principio di consumazione impugnazione. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: una volta che una parte ha esercitato il suo potere di impugnare una decisione, tale potere si esaurisce. Non è concesso presentare un secondo, successivo atto di appello per modificare, integrare o sostituire il primo. L’impugnazione deve essere proposta con un unico atto che contenga tutti i motivi di doglianza.

Nel caso di specie, il ricorrente aveva già ‘speso’ il suo diritto di contestare la sentenza del 2022 presentando il primo ricorso per revocazione. Il fatto che quel giudizio si sia estinto non gli ha concesso una seconda possibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su tre pilastri argomentativi. Primo, il principio della consumazione del potere di impugnazione, che vieta di proporre un nuovo ricorso dopo averne già presentato uno contro lo stesso provvedimento. Questo serve a garantire la stabilità delle decisioni e a prevenire l’abuso degli strumenti processuali. Secondo, la tardività del secondo ricorso, presentato ben oltre i termini di legge (sia quello breve di 60 giorni che quello lungo di sei mesi) dalla pubblicazione della sentenza originale. Terzo, l’inammissibilità dell’oggetto dell’impugnazione: il ricorrente aveva erroneamente rivolto il suo secondo ricorso anche contro la ‘proposta di definizione accelerata’, un atto istruttorio interno alla Corte, privo di carattere decisorio e, pertanto, non impugnabile.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante sull’importanza della strategia processuale e sul rispetto delle regole procedurali. Il principio di consumazione impugnazione non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per l’efficienza del sistema giudiziario. Chi intende contestare una decisione deve farlo con un unico atto, completo e tempestivo, esponendo tutte le proprie ragioni. Tentare di ‘correggere il tiro’ con successivi ricorsi è una strada destinata all’insuccesso, con la sola conseguenza di un’ulteriore condanna al pagamento delle spese legali. La scelta degli strumenti processuali e il rispetto delle scadenze sono cruciali per la tutela efficace dei propri diritti.

È possibile presentare un secondo ricorso per cassazione contro la stessa sentenza?
No. Secondo il principio consolidato della consumazione del potere di impugnazione, una volta che una parte ha esercitato il suo diritto di ricorrere contro una decisione, tale potere si esaurisce e non può essere utilizzato una seconda volta per impugnare lo stesso provvedimento.

Cosa succede se non si richiede la decisione della causa dopo una proposta di definizione accelerata del ricorso?
Se, a seguito di una proposta di definizione accelerata del ricorso (ai sensi dell’art. 380-bis c.p.c.), la parte ricorrente non deposita un’istanza di decisione nel termine previsto dalla legge, il ricorso si intende rinunciato e il giudizio viene dichiarato estinto.

La ‘proposta di definizione accelerata’ è un provvedimento che si può impugnare?
No. La proposta di definizione accelerata è un atto interno al procedimento della Corte di Cassazione, privo di carattere decisorio. Non definisce il procedimento e non è vincolante per il collegio. Di conseguenza, non è un atto contro il quale è ammissibile un ricorso per cassazione o altro mezzo di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati