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Consulenza Tecnica: la scelta del giudice va motivata

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14437/2025, ha rigettato il ricorso di alcuni proprietari immobiliari, confermando la loro condanna a realizzare un giunto sismico e a risarcire i danni al vicino. Il caso verteva sulla scelta del giudice d’appello di basare la propria decisione su una seconda consulenza tecnica d’ufficio (CTU), in contrasto con la prima. La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene il giudice non possa limitarsi a un’adesione acritica, nel caso di specie la Corte d’Appello aveva ampiamente e adeguatamente motivato le ragioni della sua preferenza per la seconda consulenza tecnica, rendendo la decisione legittima.

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Consulenza Tecnica: il Giudice Deve Motivare la Propria Scelta

Quando in un processo civile emergono questioni tecniche complesse, il giudice si affida a una consulenza tecnica d’ufficio (CTU). Ma cosa succede se nel corso dei vari gradi di giudizio vengono disposte più perizie con risultati contrastanti? L’ordinanza n. 14437/2025 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento: il giudice che decide di seguire l’esito di una consulenza a discapito di un’altra deve fornire una motivazione adeguata e non limitarsi a una scelta acritica. Analizziamo questo caso emblematico in materia di diritto immobiliare e procedura civile.

I Fatti del Caso: una Controversia Edilizia tra Vicini

La vicenda ha origine dalla denuncia di un proprietario, che lamentava lesioni al proprio edificio causate da un immobile adiacente. Quest’ultimo era stato ricostruito nel 1981 senza il giunto sismico, un elemento strutturale normativamente imposto per garantire la sicurezza in caso di terremoto. Oltre ai danni, si contestava anche un’invasione di una porzione della proprietà. Di conseguenza, l’attore chiedeva la condanna dei vicini alla realizzazione del giunto, alla retrazione del loro edificio e al risarcimento dei danni.

La Consulenza Tecnica e la Decisione dei Giudici di Merito

Il processo ha visto un percorso giudiziario altalenante. In primo grado, il Tribunale, basandosi su una prima CTU, aveva respinto le domande dell’attore e accolto la richiesta di usucapione dei convenuti sulla porzione di terreno contesa.

La situazione si è ribaltata in appello. La Corte d’Appello di Trieste ha disposto una nuova e ulteriore consulenza tecnica, i cui esiti sono risultati divergenti rispetto alla prima. Sulla base di questa seconda perizia, la Corte ha parzialmente riformato la sentenza, condannando i proprietari dell’edificio ‘incriminato’ a installare il giunto sismico, a chiudere le lesioni sull’immobile del vicino e a risarcire i danni subiti. I proprietari soccombenti hanno quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’Obbligo di Motivazione sulla Scelta tra Perizie Tecniche

Il nodo centrale del ricorso per Cassazione riguardava proprio la decisione della Corte d’Appello di fondare la propria sentenza sulla seconda CTU, ignorando, a dire dei ricorrenti, le conclusioni della prima perizia e le osservazioni del loro consulente di parte.

La Suprema Corte ha affrontato la questione richiamando l’evoluzione della giurisprudenza in materia. Se in passato si riteneva che il giudice non dovesse motivare la preferenza per la consulenza più recente, l’orientamento consolidato oggi impone un preciso obbligo motivazionale. Il giudice non può limitarsi a un’adesione passiva, ma deve spiegare le ragioni per cui ritiene di disattendere le conclusioni del primo consulente, specialmente se queste vengono criticamente esaminate nella nuova relazione peritale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Tuttavia, nel caso di specie, la Cassazione ha stabilito che la Corte territoriale non si era limitata a invocare il vecchio principio giurisprudenziale. Al contrario, aveva fornito una motivazione ampia e dettagliata (sviluppata in più pagine della sentenza) sulle ragioni tecniche che la inducevano a ritenere più attendibile e convincente la seconda perizia. Pertanto, avendo la Corte d’Appello adempiuto al proprio obbligo di motivazione, il primo motivo di ricorso è stato respinto.

La Suprema Corte ha rigettato anche gli altri tre motivi di ricorso, giudicandoli, a vario titolo, irrilevanti, contraddittori o giuridicamente infondati. In particolare, ha ritenuto priva di interesse la discussione sulla qualificazione giuridica della responsabilità (art. 2043 o 2051 c.c.) e ha definito illogica la critica mossa alla violazione delle norme tecniche sulla continuità strutturale, confermando che proprio l’assenza di tale continuità rendeva obbligatoria la realizzazione del giunto sismico.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale nel processo civile: il potere del giudice di scegliere tra più consulenze tecniche discordanti non è arbitrario, ma deve essere esercitato attraverso un percorso logico-giuridico trasparente e verificabile. La decisione di aderire a una perizia piuttosto che a un’altra deve essere supportata da una motivazione concreta, che dia conto delle ragioni della preferenza e confuti, implicitamente o esplicitamente, le conclusioni disattese. Questa pronuncia rappresenta una garanzia per il diritto di difesa delle parti, assicurando che le decisioni basate su valutazioni tecniche siano il frutto di un’attenta ponderazione e non di una mera preferenza immotivata.

Se in un processo ci sono due consulenze tecniche (CTU) con risultati opposti, quale prevale?
Nessuna delle due prevale automaticamente. Il giudice ha il potere di scegliere quale seguire, ma, come chiarito da questa ordinanza, deve spiegare in modo adeguato e specifico nella motivazione della sentenza le ragioni per cui ritiene una consulenza più convincente e attendibile dell’altra.

Il giudice d’appello può ignorare la consulenza tecnica svolta in primo grado?
No, non può semplicemente ignorarla. Se decide di disporre una nuova consulenza e di seguirne le conclusioni, deve motivare la sua scelta, indicando le ragioni per cui ritiene di dover disattendere le conclusioni del primo consulente. Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il giudice d’appello avesse fornito una motivazione sufficientemente ampia.

Cos’è un giunto sismico e perché era cruciale in questa causa?
Un giunto sismico è un’interruzione strutturale creata tra due edifici adiacenti per permettere loro di muoversi in modo indipendente durante un terremoto, evitando che si urtino e si danneggino a vicenda. In questo caso, la sua assenza, in violazione delle norme tecniche, è stata identificata dalla seconda consulenza come la causa diretta dei danni all’edificio vicino, diventando così l’elemento centrale per la condanna al risarcimento e alla sua realizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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