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Congedo parentale: preavviso CCNL è obbligatorio

Un lavoratore è stato licenziato per assenza ingiustificata, sostenendo di aver richiesto il congedo parentale. I giudici di merito gli hanno dato ragione, ma la Cassazione ha annullato la sentenza. La Corte ha stabilito che era fondamentale verificare il rispetto del preavviso di 15 giorni per il congedo parentale, come imposto dal CCNL di settore, onere probatorio che grava sul lavoratore. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Congedo Parentale e Obbligo di Preavviso: La Cassazione Sottolinea l’Importanza del CCNL

La gestione del congedo parentale rappresenta un punto di equilibrio cruciale tra i diritti del lavoratore e le esigenze organizzative dell’azienda. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: le modalità di richiesta, in particolare l’obbligo di preavviso stabilito dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), non possono essere ignorate. La sentenza chiarisce che il mancato rispetto di tali procedure può rendere l’assenza del dipendente ingiustificata, con conseguenze potenzialmente gravi come il licenziamento.

Il Caso: Licenziamento per Assenza e la Difesa del Lavoratore

La vicenda riguarda un operaio portuale, dipendente di una società di servizi, licenziato per assenza ingiustificata protrattasi per oltre due settimane nell’agosto del 2018. Il lavoratore ha impugnato il licenziamento, sostenendo che la sua assenza era legittima in quanto aveva richiesto di fruire del congedo parentale. A suo dire, la comunicazione era stata inviata tempestivamente tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) oltre un mese prima dell’inizio dell’assenza.

L’azienda, tuttavia, ha sempre negato di aver ricevuto tale comunicazione e, ritenendo le giustificazioni fornite (tra cui alcuni SMS inviati a ridosso dell’assenza) insufficienti, ha proceduto con il licenziamento.

Le Decisioni di Merito: Un’Analisi Parziale

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore, annullando il licenziamento. I giudici di merito hanno ritenuto che la comunicazione dell’intenzione di usufruire del congedo fosse sufficientemente provata, valorizzando in particolare degli SMS inviati dal lavoratore all’azienda nei giorni immediatamente precedenti e iniziali dell’assenza. La Corte d’Appello, in particolare, ha basato la sua decisione sul fatto che l’azienda non avesse specificamente contestato la rilevanza di tali messaggi, tralasciando di esaminare la questione cruciale della PEC e del rispetto del termine di preavviso.

Il Ruolo del CCNL nel Congedo Parentale: La Sentenza della Cassazione

La società datrice di lavoro ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando che i giudici di merito avessero completamente ignorato una clausola decisiva del CCNL dei lavoratori portuali. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha evidenziato un grave vizio nella decisione impugnata. I giudici di merito avevano omesso di considerare l’art. 24 del CCNL di settore, che prevede espressamente che la richiesta di congedo parentale debba essere presentata al datore di lavoro con un preavviso non inferiore a 15 giorni. Questo requisito contrattuale è fondamentale per permettere all’azienda di organizzare l’attività lavorativa in assenza del dipendente.

Secondo la Cassazione, l’onere di provare di aver inviato la comunicazione nei tempi e modi corretti grava interamente sul lavoratore. Poiché l’azienda aveva sempre contestato la ricezione della PEC, spettava al dipendente dimostrare l’avvenuta e tempestiva comunicazione. Gli SMS inviati ad agosto, pochi giorni prima dell’assenza, erano del tutto irrilevanti per giustificare il periodo di astensione, poiché non rispettavano in alcun modo il termine di preavviso di 15 giorni. Ignorare questa clausola contrattuale, secondo la Corte, equivale a una violazione di legge che invalida la decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio cardine del diritto del lavoro: i Contratti Collettivi hanno forza di legge tra le parti e le loro disposizioni devono essere scrupolosamente osservate.
Per i lavoratori, ciò significa che la richiesta di permessi o congedi, incluso il congedo parentale, deve seguire l’iter formale previsto dal proprio CCNL. Non è sufficiente una comunicazione informale o tardiva, come un SMS, se il contratto richiede una procedura specifica (es. comunicazione scritta) e un preavviso minimo. L’onere di dimostrare di aver adempiuto a tali obblighi ricade sul dipendente.

Per le aziende, la sentenza conferma il diritto di esigere il rispetto delle regole contrattuali e di considerare ingiustificata un’assenza comunicata in modo irrituale o tardivo. La corretta gestione delle procedure di richiesta di congedo è essenziale per garantire la continuità operativa e tutelarsi da possibili contenziosi. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare i fatti attenendosi al principio di diritto stabilito: la legittimità dell’assenza dipende dalla prova del rispetto del preavviso contrattuale di 15 giorni.

È sufficiente un SMS per comunicare la richiesta di congedo parentale?
No, secondo la Corte, se il Contratto Collettivo (CCNL) prevede una procedura specifica e un termine di preavviso, questa deve essere rispettata. L’SMS non può sostituire la comunicazione formale e tempestiva richiesta dal contratto.

Chi deve provare di aver comunicato correttamente la richiesta di congedo parentale?
L’onere della prova grava sul lavoratore. È lui che deve dimostrare di aver inviato la comunicazione al datore di lavoro e di aver rispettato i tempi di preavviso previsti dal CCNL, salvo i casi di oggettiva impossibilità.

Il giudice può ignorare una clausola del CCNL sul preavviso per il congedo parentale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che omettere di considerare una clausola contrattuale decisiva, come quella sul preavviso, costituisce una violazione di legge che porta all’annullamento della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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