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Conflitto di giurisdizione: quando è inammissibile?

Un dipendente pubblico, dopo aver visto respinta dal TAR la sua azione contro il silenzio dell’amministrazione su una richiesta di pagamento, si è rivolto al giudice ordinario chiedendo direttamente la condanna al pagamento. Quest’ultimo ha sollevato un conflitto di giurisdizione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il conflitto inammissibile, chiarendo che non si trattava di una riproposizione della stessa causa, ma di una domanda nuova e autonoma con un ‘petitum’ diverso. Pertanto, il secondo giudice avrebbe dovuto decidere sulla propria giurisdizione invece di sollevare il conflitto.

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Conflitto di Giurisdizione Inammissibile: Il Caso della Domanda Nuova

Navigare tra le aule di giustizia può essere complesso, specialmente quando si deve individuare il giudice competente a decidere una controversia. Una delle questioni più delicate è il conflitto di giurisdizione, che sorge quando non è chiaro se una causa debba essere trattata dal giudice ordinario o da quello amministrativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite chiarisce un punto fondamentale: non si può sollevare un conflitto se la domanda presentata al secondo giudice è sostanzialmente diversa da quella presentata al primo. Analizziamo insieme questo interessante caso.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Pagamento al Doppio Giudizio

La vicenda ha origine dalla richiesta di un militare che, nel 2018, aveva chiesto all’Amministrazione della Difesa la monetizzazione delle ferie maturate e non godute. Di fronte al silenzio prolungato dell’ente, il militare si è rivolto inizialmente al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). L’azione intrapresa mirava ad accertare l’illegittimità del silenzio e ad ottenere un ordine per l’Amministrazione di concludere il procedimento.

Il TAR, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione? La richiesta del militare non riguardava un interesse legittimo (come la corretta azione amministrativa), bensì un diritto soggettivo di natura patrimoniale: il diritto a ricevere una somma di denaro. L’azione contro il silenzio, secondo il TAR, è prevista solo per tutelare interessi legittimi.

Successivamente, il militare ha intrapreso una nuova azione legale, questa volta davanti al Tribunale ordinario di Firenze. In questa sede, la richiesta è stata diversa: non più un’azione contro il silenzio, ma una domanda diretta a ottenere la condanna dell’Amministrazione al pagamento delle somme dovute per le ferie non godute.

La Questione del Conflitto di Giurisdizione Sollevato dal Tribunale

Di fronte a questa nuova causa, il Tribunale di Firenze, anziché pronunciarsi sulla propria competenza, ha ritenuto di sollevare un conflitto di giurisdizione dinanzi alla Corte di Cassazione. Il giudice ordinario ha ipotizzato che la controversia, riguardando il rapporto di lavoro di un militare (personale in regime di diritto pubblico), rientrasse nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, a prescindere che si trattasse di diritti soggettivi o interessi legittimi. Si è creato così un potenziale stallo, con entrambi i giudici che, di fatto, declinavano la propria competenza.

La Differenza Cruciale tra le Due Azioni Legali

È fondamentale comprendere la differenza tra le due azioni intraprese:

1. Azione davanti al TAR: L’oggetto (il petitum) era ottenere una pronuncia che obbligasse l’Amministrazione a emanare un provvedimento conclusivo, superando l’inerzia.
2. Azione davanti al Tribunale Ordinario: Il petitum era ottenere direttamente la liquidazione e il pagamento di una somma di denaro, accertando il diritto di credito del lavoratore.

Questa distinzione si è rivelata decisiva per la risoluzione del caso da parte della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il conflitto di giurisdizione inammissibile. La ragione è tanto semplice quanto rigorosa dal punto di vista processuale: un conflitto può essere sollevato solo quando la causa riproposta davanti al secondo giudice è la stessa per la quale il primo giudice ha già declinato la propria giurisdizione.

Nel caso di specie, la Corte ha evidenziato che la domanda presentata al Tribunale di Firenze non era una mera riproposizione di quella presentata al TAR. Si trattava, invece, di una domanda ‘nuova ed autonoma’, con un petitum e una causa petendi (le ragioni della richiesta) completamente diversi. Davanti al TAR si contestava l’inerzia procedimentale; davanti al giudice ordinario si chiedeva l’adempimento di un’obbligazione pecuniaria.

Poiché le due cause erano diverse, non sussistevano i presupposti per un conflitto. Il Tribunale di Firenze avrebbe dovuto, invece, valutare autonomamente la propria giurisdizione sulla nuova domanda. In altre parole, il giudice non può ‘passare la palla’ alla Cassazione se la controversia che ha di fronte non è identica a quella già rigettata per difetto di giurisdizione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante insegnamento pratico. La scelta dell’azione legale e la precisa formulazione delle domande sono cruciali per incardinare correttamente una causa. Cambiare l’oggetto della richiesta (dal ‘fare’ al ‘dare’) trasforma la causa in una controversia nuova, sulla quale il giudice successivamente adito deve pronunciarsi in autonomia.

Questa decisione ribadisce il rigore formale necessario per sollevare un conflitto di giurisdizione, evitando che tale strumento venga utilizzato per questioni che non rappresentano una vera e propria ‘riproposizione’ della medesima lite. Il giudice che si trova di fronte a una domanda nuova, anche se originata dagli stessi fatti, ha il dovere di esaminare la propria competenza senza poter investire direttamente le Sezioni Unite, garantendo così una maggiore certezza e celerità del processo.

Quando un giudice può sollevare un conflitto di giurisdizione?
Un giudice può sollevare un conflitto di giurisdizione solo quando la causa dinanzi a lui promossa costituisce una riproposizione di quella per la quale il giudice preventivamente adito aveva già dichiarato il proprio difetto di giurisdizione.

Perché il conflitto di giurisdizione in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché la domanda presentata al Tribunale di Firenze (condanna al pagamento di somme) era nuova e autonoma, con un ‘petitum’ del tutto diverso rispetto a quella presentata al TAR (accertamento dell’illegittimità del silenzio dell’amministrazione). Non trattandosi della stessa causa, mancavano i presupposti per il conflitto.

Cosa avrebbe dovuto fare il Tribunale di Firenze invece di sollevare il conflitto?
Il Tribunale di Firenze avrebbe dovuto decidere autonomamente sulla propria giurisdizione in relazione alla nuova domanda che gli era stata sottoposta. Avrebbe dovuto valutare se avesse o meno la competenza a giudicare la richiesta di pagamento, senza poter investire direttamente la Corte di Cassazione tramite il conflitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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