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Confisca prezzo violazione: i limiti secondo la Cassazione

Una società nautica vende imbarcazioni a cittadini di un Paese sotto embargo. Il Ministero dello Sviluppo Economico confisca il prezzo della vendita. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 22845/2025, annulla la confisca, stabilendo un principio fondamentale: in assenza di una sanzione pecuniaria principale, la legge permette la confisca del bene oggetto della violazione, ma non del prezzo ricavato. L’analisi della Corte distingue nettamente tra ‘cosa’, ‘prezzo’ e ‘prodotto’ dell’illecito, riaffermando il principio di stretta legalità in materia di sanzioni ablatorie. La decisione chiarisce che la confisca del prezzo di una violazione non può essere automatica.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Confisca prezzo violazione: la Cassazione fissa i paletti

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 22845/2025 offre un’importante lezione sui limiti del potere sanzionatorio dello Stato, in particolare riguardo alla confisca del prezzo di una violazione amministrativa. La Corte ha stabilito che, in assenza di una sanzione pecuniaria principale, non è possibile confiscare il corrispettivo economico ottenuto dalla vendita di un bene, anche se tale vendita costituisce un illecito. Questa decisione riafferma il principio di stretta legalità, secondo cui una misura ablativa così incisiva deve essere prevista espressamente dalla legge.

I fatti del caso: la vendita vietata e la reazione del Ministero

Una nota società operante nel settore della nautica da diporto aveva venduto due imbarcazioni a cittadini di un Paese soggetto a embargo commerciale internazionale, in violazione di un Regolamento Comunitario. A seguito di accertamenti, il Ministero dello Sviluppo Economico, pur non ritenendo la società direttamente responsabile della violazione al punto da applicarle una sanzione pecuniaria, aveva emesso un’ordinanza per la confisca dell’ingente somma percepita come corrispettivo della vendita, pari a oltre un milione di euro.

Il percorso giudiziario: dall’opposizione alla Cassazione

La società si è opposta a tale provvedimento, sostenendo l’illegittimità della confisca. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello, tuttavia, avevano confermato la legittimità dell’atto ministeriale, ritenendo la confisca delle somme una misura obbligatoria e svincolata dall’applicazione di una sanzione principale. La questione è così giunta all’esame della Suprema Corte di Cassazione, chiamata a dirimere il contrasto interpretativo sulla portata dell’art. 20 della Legge 689/1981 in materia di sanzioni amministrative.

L’analisi della Corte sulla confisca del prezzo della violazione

La Cassazione ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si è concentrato sulla distinzione fondamentale tra diverse tipologie di confisca previste dalla normativa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha chiarito che l’art. 20 della Legge 689/1981 distingue due scenari principali:

1. Confisca facoltativa (comma 3): riguarda le cose che sono servite a commettere la violazione o che ne costituiscono il prodotto. Questa forma di confisca è però possibile solo se viene contestualmente applicata la sanzione pecuniaria principale. Nel caso di specie, non essendo stata irrogata alcuna multa alla società, questa opzione era preclusa.

2. Confisca obbligatoria (comma 5): si applica alle cose la cui fabbricazione, uso, porto, detenzione o alienazione costituisce di per sé un illecito amministrativo. La Corte ha sottolineato che la norma parla esplicitamente di ‘cosa’ e non di ‘prezzo’ o ‘corrispettivo’. L’oggetto della confisca obbligatoria è il bene materiale la cui circolazione è vietata (in questo caso, le imbarcazioni), non il denaro ricavato dalla sua vendita.

Per rafforzare questa interpretazione, i giudici hanno operato un confronto con l’art. 240 del codice penale, il quale, in materia di reati, distingue nettamente la confisca del prezzo da quella del prodotto o della cosa. Se il legislatore della Legge 689/1981 avesse voluto includere anche il prezzo nella confisca obbligatoria, lo avrebbe specificato. Infine, la Corte ha escluso la possibilità di una ‘confisca per equivalente’, ovvero la confisca di una somma di denaro corrispondente al valore dei beni, poiché tale misura deve essere espressamente autorizzata da una norma di legge, autorizzazione che mancava nel caso in esame.

Le conclusioni: un principio di stretta legalità

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di garanzia fondamentale: le misure sanzionatorie che incidono sul patrimonio dei cittadini, come la confisca, devono essere applicate nel rigoroso rispetto del principio di legalità. Non è possibile interpretare estensivamente una norma per colpire beni (il prezzo) che non sono esplicitamente menzionati come oggetto della misura ablativa. La confisca del prezzo di una violazione non può essere data per scontata, ma deve trovare un fondamento chiaro e inequivocabile nella legge. Di conseguenza, il provvedimento del Ministero è stato annullato, con la cancellazione della confisca disposta.

È possibile confiscare il prezzo ricavato dalla vendita di un bene la cui alienazione è vietata dalla legge?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la Legge 689/1981 prevede la confisca obbligatoria del bene materiale (‘la cosa’) la cui alienazione è illecita, ma non del corrispettivo economico (‘il prezzo’) ottenuto dalla sua vendita, a meno che non sia prevista da una norma specifica.

Qual è la differenza tra ‘prezzo’ e ‘prodotto’ di un illecito ai fini della confisca?
Il ‘prodotto’ è il risultato materiale e diretto dell’illecito (ad esempio, un manufatto costruito abusivamente). Il ‘prezzo’ è il compenso ricevuto per compiere l’illecito o come corrispettivo di una transazione vietata. Le norme sulla confisca trattano queste due entità in modo distinto.

La confisca può essere disposta anche se non viene applicata la sanzione pecuniaria principale?
Sì, ma solo in casi specifici. La confisca obbligatoria dei beni la cui circolazione è intrinsecamente illecita (art. 20, comma 5, L. 689/1981) può essere disposta anche senza una multa. Invece, la confisca facoltativa del prodotto dell’illecito richiede, secondo la norma esaminata, che sia stata applicata anche la sanzione pecuniaria principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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