LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Conferma testamento nullo: si applica a vizi volontà

La Corte di Cassazione chiarisce che la conferma di un testamento nullo, prevista dall’art. 590 c.c., si applica anche ai casi di annullabilità per vizi della volontà, come l’incapacità di intendere e volere del testatore. La Corte ha cassato la decisione di merito che escludeva tale possibilità, distinguendo nettamente questa ipotesi da quella di un testamento con sottoscrizione apocrifa, dove manca del tutto la riconducibilità dell’atto al defunto. Il caso riguardava una disputa tra un erede universale e un legatario, dove l’erede, pur contestando il testamento per incapacità, aveva compiuto atti che potevano essere interpretati come una conferma testamento nullo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Conferma Testamento Nullo: la Cassazione ammette l’applicazione ai vizi della volontà

È possibile convalidare un testamento lasciato da una persona che, al momento della stesura, non era nel pieno delle sue facoltà mentali? A questa complessa domanda risponde la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9935/2025, stabilendo un principio fondamentale in materia di successioni. La pronuncia chiarisce l’ambito di applicazione della conferma testamento nullo prevista dall’art. 590 del codice civile, estendendola anche ai casi di testamento annullabile per vizio della volontà del testatore, come l’incapacità naturale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una disputa ereditaria. Una signora aveva redatto un primo testamento nel 2002, nominando un soggetto suo erede universale. Successivamente, nel 2004, aveva redatto un secondo testamento pubblico con cui, pur confermando lo stesso erede, lasciava a titolo di legato un terreno a un’altra persona.

Alla morte della testatrice, il legatario chiedeva la consegna del terreno, ma l’erede si opponeva, impugnando il secondo testamento. Sosteneva che la defunta, al momento della seconda stesura, fosse incapace di intendere e di volere. I giudici di primo e secondo grado gli davano ragione, annullando il secondo testamento e negando al legatario il diritto sul terreno.

La Corte d’Appello, in particolare, aveva ritenuto che l’istituto della conferma delle disposizioni testamentarie nulle (art. 590 c.c.) non potesse applicarsi ai casi di nullità derivanti da vizi della volontà, ma solo a vizi di forma. Contro questa decisione, il legatario proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Conferma Testamento Nullo per incapacità

La Corte di Cassazione ha ribaltato la visione dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso principale. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 590 c.c.

Secondo la Suprema Corte, la norma che permette agli eredi di confermare o eseguire volontariamente una disposizione testamentaria nulla presuppone una condizione essenziale: che la disposizione, seppur viziata, sia comunque frutto della volontà del defunto. Deve esistere un testamento oggettivamente riconducibile al de cuius.

Questa condizione viene a mancare solo in casi estremi, come un testamento con sottoscrizione apocrifa (falsa), dove l’atto è in radice non attribuibile al testatore. In tale ipotesi, non c’è nulla da confermare.

Al contrario, un testamento redatto da una persona incapace di intendere e di volere è un atto viziato, ma pur sempre espressione di una volontà, sebbene formatasi in modo non corretto. Pertanto, la Corte afferma che la conferma testamento nullo è astrattamente applicabile anche a questa fattispecie.

Le Motivazioni

Il ragionamento della Cassazione si fonda su una distinzione cruciale. Un conto è un testamento falso, che è un non-atto dal punto di vista del presunto testatore. Un altro conto è un testamento autentico ma annullabile perché la volontà del testatore era viziata. Quest’ultimo, essendo riconducibile al defunto, può essere sanato dalla volontà degli eredi che, consapevoli del vizio, decidono di dare comunque esecuzione alle sue disposizioni.

Nel caso specifico, l’erede, pur avendo impugnato il testamento, aveva compiuto atti (come la richiesta di pubblicazione del testamento e l’avvio di trattative per l’acquisto del terreno) che potevano essere interpretati come una conferma tacita (per facta concludentia) della disposizione invalida. La Corte d’Appello aveva errato a escludere a priori questa possibilità.

La Cassazione ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello. Il nuovo giudice dovrà riesaminare i fatti per accertare se il comportamento dell’erede integrasse effettivamente una conferma, verificando due presupposti: la sua piena conoscenza della causa di invalidità del testamento e il compimento di atti inequivocabilmente volti a darvi esecuzione.

Conclusioni

Questa sentenza offre un importante chiarimento sull’applicazione dell’art. 590 c.c. e sulle sue implicazioni pratiche. Chiunque sia erede e intenda contestare un testamento per un vizio di volontà deve prestare la massima attenzione ai propri comportamenti successivi. Azioni che potrebbero sembrare secondarie o di cortesia, se interpretate come un’esecuzione volontaria delle disposizioni, possono portare a una conferma tacita dell’atto invalido, sanandone i vizi e rendendolo pienamente efficace. La volontà del defunto, anche se espressa in condizioni di fragilità, trova così una forma di tutela, rimessa alla scelta consapevole di chi gli succede.

È possibile confermare un testamento se il testatore era incapace di intendere e di volere al momento della redazione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la norma sulla conferma delle disposizioni testamentarie nulle (art. 590 c.c.) si applica anche ai casi di annullabilità del testamento per vizi della volontà, come l’incapacità naturale, a condizione che l’atto sia riconducibile al defunto.

Qual è la differenza tra un testamento nullo per vizio della volontà e uno con firma falsa ai fini della conferma?
Un testamento viziato nella volontà (es. per incapacità) è comunque un atto riconducibile al testatore e può essere confermato. Un testamento con firma falsa (apocrifa) è radicalmente nullo e non confermabile, perché esclude in radice la riconducibilità dell’atto al presunto testatore.

Cosa deve accertare il giudice per stabilire se c’è stata una conferma tacita di un testamento invalido?
Il giudice deve verificare la sussistenza di due condizioni: in primo luogo, la conoscenza della causa di invalidità da parte di chi esegue la disposizione (l’erede); in secondo luogo, il compimento di atti inequivoci che manifestino la volontà di dare esecuzione al testamento invalido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati