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Condotta extralavorativa: quando scatta la sanzione?

Un dipendente bancario è stato sanzionato per un’aggressione verso un collega durante una trasferta di lavoro. La Cassazione ha confermato la legittimità della sanzione, stabilendo che anche una condotta extralavorativa è rilevante se viola il codice etico aziendale e lede l’immagine della società, soprattutto quando il comportamento è connesso al contesto lavorativo. La Corte ha rigettato tutte le altre pretese del lavoratore, ritenendole infondate.

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Condotta Extralavorativa: Quando il Comportamento Privato Giustifica una Sanzione

La vita privata di un lavoratore è sacra, ma fino a che punto? Un comportamento tenuto al di fuori dell’ufficio può costare il posto o una sanzione disciplinare? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato proprio il tema della condotta extralavorativa, confermando che, in determinate circostanze, le azioni private di un dipendente possono avere gravi ripercussioni sul rapporto di lavoro. Il caso analizzato riguarda un’aggressione tra colleghi avvenuta durante una trasferta all’estero, un evento che ha messo in discussione i confini tra sfera privata e obblighi professionali.

I Fatti del Caso: Aggressione tra Colleghi a New York

La vicenda ha origine da una sanzione disciplinare (dieci giorni di sospensione) inflitta da un noto istituto bancario a un suo dipendente. Il motivo? Un grave alterco, sfociato in violenze psicologiche e fisiche, ai danni di un altro collega. L’episodio si è verificato a New York, dove entrambi i dipendenti si trovavano per partecipare a un ‘Talent Program’ aziendale. Sebbene l’evento sia accaduto al di fuori dell’orario di lavoro, la Corte d’Appello aveva già ritenuto la sanzione legittima, ribaltando la decisione di primo grado. Secondo i giudici di merito, il comportamento del dipendente violava i valori di correttezza e integrità sanciti dal Codice Etico del gruppo, principi validi sia all’interno che all’esterno del luogo di lavoro.

La Decisione della Cassazione e la rilevanza della condotta extralavorativa

Il lavoratore ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta irrilevanza disciplinare di una condotta extralavorativa e vizi procedurali. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità della sanzione e offrendo importanti chiarimenti.

La Violazione del Codice Etico Aziendale

Il punto centrale della decisione è che il comportamento del dipendente, sebbene avvenuto in un contesto privato, era strettamente connesso all’attività lavorativa. I due si trovavano all’estero per conto del datore di lavoro e alloggiavano in un residence che, a causa del lockdown, fungeva anche da luogo di lavoro. La Corte ha sottolineato che tale condotta violava non solo le norme del vivere civile, ma anche i principi specifici del Codice Etico aziendale. Questi codici vietano comportamenti (offese, molestie, violenza fisica o verbale) che possano ledere la dignità delle persone o creare un clima intimidatorio, compromettendo la reputazione e l’immagine della società.

Indagini Preliminari e Diritto di Difesa

Il ricorrente lamentava anche di essere stato sottoposto a un interrogatorio a sorpresa prima dell’avvio formale del procedimento disciplinare. La Corte ha respinto questa doglianza, chiarendo che il datore di lavoro ha il diritto di svolgere indagini preliminari per accertare i fatti, purché al lavoratore sia garantito il pieno diritto di difendersi una volta che la contestazione formale viene mossa.

Il Principio del ‘Ne Bis in Idem’ e le Valutazioni di Merito

Infine, il dipendente sosteneva che le conseguenze negative sulla sua carriera (la mancata assegnazione di un incarico a New York e un punteggio inferiore nel ‘Talent Program’) costituissero una duplicazione illegittima della sanzione (violazione del principio del ‘ne bis in idem’). Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto al lavoratore. I giudici hanno spiegato che queste non erano sanzioni disciplinari, ma valutazioni di merito sulla sua professionalità e capacità manageriale, rese necessarie proprio dalla sua incapacità di gestire le situazioni, come dimostrato dalla sua condotta.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione basandosi sul legame indissolubile tra il comportamento del dipendente e il contesto lavorativo. Anche se l’aggressione è avvenuta in un ambito formalmente privato, le circostanze la collocavano all’interno della sfera di responsabilità del datore di lavoro. La trasferta era organizzata e pagata dall’azienda, e la convivenza forzata nel residence a causa della pandemia rendeva l’ambiente un’estensione del luogo di lavoro. La condotta del dipendente, quindi, non era un semplice fatto privato, ma un atto che minava la fiducia e l’affidamento che il datore di lavoro deve poter riporre nei suoi dipendenti, specialmente in quelli destinati a ruoli manageriali. La violazione del codice etico è stata considerata un inadempimento contrattuale, poiché tali codici sono parte integrante degli obblighi del lavoratore.

Conclusioni: Le Implicazioni per Dipendenti e Aziende

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la linea di demarcazione tra vita privata e professionale non è sempre netta. Una condotta extralavorativa diventa disciplinarmente rilevante quando ha la capacità di incidere negativamente sul rapporto di lavoro, ledendo il vincolo di fiducia o l’immagine aziendale. Per i lavoratori, ciò significa che la responsabilità professionale non si esaurisce al suono della campanella. Per le aziende, conferma l’importanza di dotarsi di codici etici chiari e di applicarli coerentemente, poiché rappresentano uno strumento valido per tutelare l’integrità e la reputazione dell’organizzazione.

Un comportamento tenuto fuori dall’orario e dal luogo di lavoro può essere sanzionato dal datore di lavoro?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che una condotta extralavorativa è disciplinarmente rilevante quando viola i valori e i principi del codice etico aziendale ed è tale da compromettere la reputazione e l’immagine della società, specialmente se la condotta è collegata al contesto lavorativo, come una trasferta.

Le conseguenze negative sulla carriera, come un punteggio di valutazione più basso, costituiscono una doppia sanzione per lo stesso fatto (ne bis in idem)?
No. La Corte ha chiarito che si tratta di due valutazioni distinte: una è la sanzione disciplinare per la violazione commessa, l’altra è una valutazione di merito sulle capacità professionali e manageriali del dipendente, che sono profili diversi della gestione del rapporto di lavoro.

Il datore di lavoro può svolgere indagini su un dipendente prima di avviare formalmente un procedimento disciplinare?
Sì, la giurisprudenza ammette che il datore di lavoro possa svolgere indagini preliminari, anche riservate, per acquisire elementi e accertare la verità dei fatti, a condizione che, una volta avviato il procedimento, al lavoratore sia garantita la piena possibilità di difendersi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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