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Condotta del danneggiato: quando esclude il risarcimento

Una lavoratrice cade su un pavimento bagnato in un centro commerciale, nonostante la presenza di un cartello di avviso. La Corte di Cassazione nega il risarcimento, attribuendo la colpa esclusivamente alla condotta del danneggiato, che camminava a passo svelto. Tale comportamento è stato qualificato come caso fortuito, interrompendo così il nesso causale e liberando il gestore del centro da ogni responsabilità.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Condotta del Danneggiato e Risarcimento: la Caduta che non viene Risarcita

Quando si subisce un danno a causa di una cosa altrui, come una caduta su un pavimento bagnato, la responsabilità sembra ricadere automaticamente sul proprietario o gestore. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda un principio fondamentale: la condotta del danneggiato può avere un ruolo decisivo, fino a escludere del tutto il diritto al risarcimento. L’analisi di questo caso offre spunti cruciali sulla diligenza richiesta non solo al custode, ma anche a chi potrebbe subire il danno.

I Fatti: La Caduta nel Centro Commerciale

Una lavoratrice, al termine del suo turno in un esercizio commerciale, stava camminando verso l’uscita di un noto centro commerciale. Giunta in un’area con il pavimento bagnato, segnalato da un apposito cavalletto giallo, scivolava e cadeva, riportando lesioni lievi.
La donna decideva di agire in giudizio contro il consorzio proprietario del centro commerciale per ottenere il risarcimento dei danni subiti, sostenendo che la semplice segnalazione non fosse una misura di sicurezza sufficiente.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda della donna. I giudici di merito ritenevano che la causa dell’incidente non fosse da ricercare nella pericolosità del pavimento, ma nel comportamento della stessa danneggiata. La questione è quindi giunta fino alla Corte di Cassazione, che ha confermato le decisioni precedenti, respingendo definitivamente il ricorso.

Le Motivazioni della Corte: L’Importanza della Condotta del Danneggiato

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della responsabilità da cose in custodia, prevista dall’articolo 2051 del Codice Civile, e sul concetto di “caso fortuito”.

Il Ruolo del “Caso Fortuito”

L’art. 2051 c.c. prevede una forma di responsabilità oggettiva a carico del custode, il quale può liberarsi solo provando il “caso fortuito”. Quest’ultimo è un evento imprevedibile e inevitabile che interrompe il nesso causale tra la cosa e il danno. La Corte ha chiarito che anche la condotta del danneggiato può configurarsi come caso fortuito, quando è talmente imprudente da diventare la causa esclusiva dell’evento.
Nel caso specifico, la stessa difesa della ricorrente aveva ammesso che la sua andatura era una “camminata veloce”. Questo comportamento, tenuto su una superficie palesemente segnalata come bagnata e quindi scivolosa, è stato giudicato incauto e idoneo a integrare il caso fortuito. La presenza del cavalletto rendeva il pericolo prevedibile, e di conseguenza, esigeva una maggiore prudenza da parte di chiunque transitasse in quella zona.

L’Onere della Prova e la Diligenza Richiesta

I giudici hanno ribadito che spetta al danneggiato provare non solo il danno e il nesso causale, ma anche di aver adottato un comportamento diligente, adeguato al rischio percepibile. La Corte ha respinto la tesi della ricorrente secondo cui la Corte d’Appello avrebbe invertito l’onere della prova. Al contrario, ha affermato che la condotta imprudente della vittima è stata l’elemento che ha spezzato il legame di causa-effetto, rendendo irrilevante ogni ulteriore indagine sulla adeguatezza delle misure di sicurezza adottate dal centro commerciale (come l’uso di segatura o altri materiali assorbenti).

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza?

Questa decisione rafforza un principio di auto-responsabilità. Se è vero che il custode ha l’obbligo di mantenere la cosa in condizioni di sicurezza, è altrettanto vero che gli utenti devono usare l’ordinaria diligenza e prestare attenzione ai pericoli evidenti e segnalati. Una condotta distratta o imprudente può trasformarsi in un “caso fortuito” che solleva il custode da ogni responsabilità. In sostanza, il diritto al risarcimento non è automatico, ma presuppone che anche la vittima abbia fatto la sua parte per evitare il danno, soprattutto quando il pericolo è visibile e prevedibile.

La condotta imprudente di chi subisce un danno può escludere la responsabilità del custode?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la condotta della danneggiata, connotata da mancanza di idonea cautela (in questo caso, una “camminata veloce” su un pavimento bagnato e segnalato), può integrare un “caso fortuito” idoneo a interrompere il nesso causale e a escludere la responsabilità del custode ai sensi dell’art. 2051 c.c.

La semplice apposizione di un cartello di “pavimento bagnato” è sempre sufficiente a esonerare il gestore da responsabilità?
Nel caso specifico, la presenza del cartello segnalatore è stata un elemento fondamentale per ritenere prevedibile il pericolo. La Corte ha ritenuto che, di fronte a tale avviso, la danneggiata avrebbe dovuto adottare una condotta più prudente. La decisione si è concentrata sulla condotta della vittima come causa esclusiva dell’evento, più che sull’adeguatezza assoluta delle misure di sicurezza.

Su chi grava l’onere di provare la propria condotta diligente in caso di danno da cosa in custodia?
Secondo l’ordinanza, che richiama un precedente orientamento, il danneggiato ha l’onere di provare il fatto dannoso e il nesso causale tra la cosa e il danno. Inoltre, deve dimostrare di aver tenuto un comportamento di cautela adeguato alla situazione di rischio percepibile con l’ordinaria diligenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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