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Condotta colposa della vittima: quando esclude il danno

Una recente ordinanza della Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità del custode in caso di incidenti. Il caso analizzato riguarda una cittadina caduta a causa di una buca in una piazza. I giudici hanno stabilito che la condotta colposa della vittima, la quale non ha prestato la dovuta attenzione a un pericolo palese e prevedibile, è sufficiente a integrare il ‘caso fortuito’, interrompendo il nesso causale e escludendo il diritto al risarcimento da parte del Comune.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Incidente per buca stradale: la condotta colposa della vittima esclude il risarcimento?

Le cadute causate da buche o dissesti del manto stradale sono un evento purtroppo comune, che spesso porta a richieste di risarcimento danni nei confronti degli enti pubblici responsabili della manutenzione. Tuttavia, non sempre la presenza di un’insidia è sufficiente a garantire un indennizzo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il ruolo della condotta colposa della vittima. Questo provvedimento chiarisce in modo definitivo quando la disattenzione del danneggiato può arrivare a escludere completamente la responsabilità del custode, come il Comune.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla caduta di una signora avvenuta in un’ampia piazza adibita a mercato settimanale. La donna, mentre camminava in un tratto affollato, inciampava a causa di una buca non segnalata presente sulla pavimentazione, riportando la frattura del femore. Di conseguenza, citava in giudizio il Comune per ottenere il risarcimento dei danni subiti, ai sensi dell’art. 2051 c.c., che disciplina la responsabilità per le cose in custodia. L’ente locale si difendeva chiamando in causa la società incaricata della manutenzione stradale.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la domanda della danneggiata. Secondo i giudici di merito, sebbene la caduta fosse effettivamente avvenuta a causa della buca, la responsabilità del Comune era esclusa per la presenza di un ‘caso fortuito’, identificato nella negligenza della stessa vittima. La buca, infatti, era di dimensioni considerevoli (30-40 cm), l’incidente era avvenuto in pieno giorno e l’intera area presentava un evidente stato di dissesto generale. Queste circostanze, secondo la Corte, avrebbero dovuto indurre qualsiasi utente a una prudenza particolare, rendendo la caduta una conseguenza della sua disattenzione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La signora proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la propria condotta non potesse essere considerata ‘imprevedibile ed eccezionale’ al punto da integrare un caso fortuito e liberare il Comune da ogni responsabilità.
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando la decisione della Corte d’Appello e consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai prevalente.

Le Motivazioni: la Condotta Colposa della Vittima come Caso Fortuito

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 2051 c.c. e della nozione di ‘caso fortuito’. La Cassazione ribadisce che la responsabilità del custode (il Comune) è di natura oggettiva: per ottenerla, al danneggiato basta provare il nesso di causalità tra la cosa (la strada dissestata) e il danno (la caduta). Spetta poi al custode, per liberarsi, dimostrare l’esistenza del caso fortuito, ossia un evento esterno che ha interrotto quel nesso causale.

Quando la Condotta Colposa della Vittima è Causa Esclusiva

La Corte chiarisce che il ‘caso fortuito’ può essere costituito anche dal comportamento dello stesso danneggiato. Il punto fondamentale, sottolineato dai giudici, non è più se tale comportamento fosse ‘imprevedibile’ o ‘eccezionale’ per il custode. Questo orientamento è stato superato. Ciò che conta è l’efficienza causale della condotta della vittima nel produrre l’evento.
Nel caso specifico, la situazione di pericolo era talmente evidente e palese (luce diurna, dimensioni della buca, stato generale di degrado) che l’incidente avrebbe potuto essere evitato usando l’ordinaria diligenza. La disattenzione della vittima è stata quindi ritenuta una causa così potente da ‘interrompere’ il nesso causale con la cosa in custodia, diventando essa stessa la causa unica ed esclusiva del danno. In sostanza, quanto più un pericolo è visibile e prevedibile, tanto più il comportamento imprudente di chi non lo evita diventa la causa determinante dell’incidente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza invia un messaggio chiaro ai cittadini: l’esistenza di una responsabilità oggettiva dell’ente proprietario di una strada non si traduce in un diritto automatico al risarcimento. Chi utilizza uno spazio pubblico è tenuto a un ‘dovere di ragionevole cautela’. Non è possibile ‘confidare’ ciecamente nella perfetta manutenzione e ignorare pericoli evidenti. La decisione rafforza il principio di auto-responsabilità: di fronte a una situazione di dissesto palese, l’utente della strada deve adottare una prudenza maggiore. La sua eventuale disattenzione, se determinante, non sarà scusata e non darà diritto ad alcun risarcimento, poiché la condotta colposa della vittima sarà considerata l’unica vera causa del suo infortunio.

La negligenza del cittadino che cade in una buca stradale esclude sempre il risarcimento del danno?
No, non sempre. La negligenza esclude il risarcimento solo quando è la causa esclusiva dell’incidente. Questo accade tipicamente quando il pericolo (la buca) è talmente visibile e prevedibile che una persona, usando l’ordinaria prudenza, avrebbe potuto facilmente evitarlo. In tali casi, la disattenzione della vittima interrompe il nesso causale con lo stato della strada.

Per escludere la responsabilità del Comune, la condotta della vittima deve essere imprevedibile ed eccezionale?
No. Secondo l’orientamento consolidato della Cassazione, non è più necessario che la condotta della vittima sia imprevedibile o eccezionale. È sufficiente che il suo comportamento imprudente sia stato la causa determinante ed esclusiva del danno, indipendentemente dalla sua astratta prevedibilità.

Cosa significa che la responsabilità del custode (es. il Comune) per i danni da cose in custodia è ‘oggettiva’?
Significa che il custode è responsabile a prescindere da una sua colpa (negligenza, imprudenza o imperizia) nella manutenzione. La responsabilità sorge per il solo fatto di avere la cosa in custodia e per il legame causale tra la cosa e il danno. L’unico modo per il custode di liberarsi da questa responsabilità è provare il ‘caso fortuito’, ovvero un evento esterno che ha causato il danno, che può essere anche la condotta della vittima stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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