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Condotta antisindacale: sostituire scioperanti è lecito?

La Corte di Cassazione ha confermato che costituisce condotta antisindacale la sostituzione di lavoratori in sciopero con altro personale adibito a mansioni inferiori rispetto al proprio inquadramento. Tale pratica è illegittima perché neutralizza l’efficacia dello sciopero, violando il diritto costituzionale. La Corte ha chiarito che tale sostituzione è ammessa solo se le nuove mansioni sono marginali e accessorie a quelle abituali, condizione non riscontrata nel caso di specie, dove l’impiego dei sostituti era stato significativo.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Condotta Antisindacale: Quando la Sostituzione di Lavoratori in Sciopero Diventa Illegittima?

Il diritto di sciopero è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento, ma quali sono i limiti all’azione del datore di lavoro per contenerne gli effetti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione cruciale: la sostituzione di personale scioperante con altri dipendenti adibiti a mansioni inferiori. Questa pratica, secondo la Suprema Corte, configura una condotta antisindacale quando supera determinati limiti, compromettendo l’efficacia stessa dello sciopero.

I Fatti del Caso: Sciopero e Sostituzione dei Lavoratori

Il caso nasce dal ricorso di un’organizzazione sindacale contro una società cooperativa. Durante uno sciopero proclamato per il 26 settembre 2018, l’azienda aveva sostituito i lavoratori aderenti all’astensione (inquadrati al IV livello) con altro personale rimasto in servizio. La particolarità risiedeva nel fatto che i sostituti, inquadrati in livelli superiori (III, I e persino Quadro), erano stati adibiti a svolgere le mansioni operative, e quindi inferiori, proprie degli scioperanti.

Il sindacato ha sostenuto che tale comportamento costituisse una condotta antisindacale ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, chiedendo la cessazione della condotta e la rimozione dei suoi effetti. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al sindacato, ritenendo l’azione dell’azienda illegittima.

La Decisione della Corte d’Appello sulla condotta antisindacale

La Corte d’Appello di Firenze aveva confermato la decisione di primo grado, evidenziando alcuni punti chiave. In primo luogo, ha stabilito che la condotta, sebbene legata a un singolo episodio di sciopero, poteva produrre effetti duraturi a causa della sua portata intimidatoria.

In secondo luogo, e soprattutto, ha ritenuto la condotta illegittima perché l’azienda aveva utilizzato personale in servizio per svolgere mansioni inferiori in violazione dell’art. 2103 del codice civile. I giudici hanno accertato che non si trattava di attività marginali o accessorie, ma di un impiego per una parte significativa del turno di lavoro in attività estranee al profilo professionale dei sostituti. Di conseguenza, tale azione non era un legittimo tentativo di limitare i danni dello sciopero, ma un modo per neutralizzarne l’efficacia.

Le Motivazioni della Cassazione

La società ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di aver semplicemente esercitato il proprio diritto di attenuare le conseguenze economiche dello sciopero e che l’assegnazione temporanea a mansioni inferiori non ledeva la professionalità dei lavoratori coinvolti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito.

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: il datore di lavoro può utilizzare il personale rimasto in servizio per limitare i danni di uno sciopero, anche assegnandolo a mansioni inferiori, ma solo a condizioni molto stringenti. Tali mansioni devono essere marginali, funzionalmente accessorie e complementari a quelle proprie dei lavoratori impiegati. Se questo limite viene superato, come nel caso di specie, la condotta diventa antisindacale perché viola l’art. 2103 c.c. e, soprattutto, svuota di contenuto il diritto di sciopero. La Corte ha precisato che il consenso dei lavoratori sostituti è irrilevante, così come la parziale riuscita dello sciopero.

Le Conclusioni

Questa ordinanza traccia una linea netta tra il legittimo esercizio del potere imprenditoriale e l’illegittima compressione del diritto di sciopero. Un datore di lavoro non può utilizzare il personale con qualifiche superiori come ‘jolly’ per annullare gli effetti di un’agitazione sindacale, facendogli svolgere compiti non attinenti al loro profilo professionale per una parte significativa del tempo. La tutela della professionalità del lavoratore (art. 2103 c.c.) si intreccia con la tutela della libertà sindacale, e la violazione della prima, in un contesto di sciopero, può integrare una condotta antisindacale che mina le fondamenta delle relazioni industriali.

È sempre illegittimo per un datore di lavoro sostituire i lavoratori in sciopero con altro personale in servizio?
No, non è sempre illegittimo. Il datore di lavoro può utilizzare il personale non scioperante per limitare i danni, ma con precisi limiti. La condotta diventa illegittima se, per farlo, assegna a questi lavoratori mansioni inferiori che non siano marginali, accessorie e complementari a quelle svolte abitualmente.

L’assegnazione di un dipendente a mansioni inferiori per sostituire uno scioperante viola sempre la legge?
Sì, secondo questa ordinanza, l’assegnazione a mansioni inferiori in sostituzione di scioperanti è di per sé una violazione dell’art. 2103 cod. civ. e configura una condotta antisindacale, a meno che tali mansioni non siano marginali e strettamente connesse a quelle proprie del lavoratore sostituto.

Il consenso del lavoratore sostituto a svolgere mansioni inferiori rende lecita la condotta del datore di lavoro?
No, la Corte di Cassazione ha specificato che il consenso prestato dal lavoratore impiegato nella sostituzione è irrilevante ai fini della valutazione della condotta antisindacale. L’illegittimità deriva dall’oggettivo depotenziamento del diritto di sciopero e dalla violazione delle norme a tutela della professionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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