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Concorso formale: no sospensione nel rito fallimentare

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in virtù del principio del concorso formale, non è possibile sospendere un giudizio di opposizione allo stato passivo in attesa della definizione di una causa ordinaria pregiudiziale. Tutte le questioni relative all’accertamento dei crediti, incluse le eccezioni di nullità o revoca delle garanzie, devono essere decise esclusivamente all’interno della procedura fallimentare, che ha carattere inderogabile ed esclusivo. La richiesta di sospensione è stata rigettata e la parte ricorrente sanzionata per abuso del processo.

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Concorso formale e rito fallimentare: la Cassazione nega la sospensione del processo

L’ordinanza in commento affronta una questione cruciale nell’intersezione tra procedura civile e diritto fallimentare. Il principio del concorso formale, cardine dell’accertamento del passivo, si scontra con le regole sulla pendenza e continenza delle cause. La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ribadisce la specialità e l’inderogabilità del rito fallimentare, negando la possibilità di sospendere il giudizio di opposizione allo stato passivo in attesa dell’esito di una causa ordinaria, anche se quest’ultima è stata avviata prima e verte sulle medesime questioni.

I Fatti di Causa

Una società di gestione patrimoniale, creditrice di oltre 5 milioni di euro verso un’azienda di pelletteria poi dichiarata fallita, chiedeva di essere ammessa al passivo fallimentare con il riconoscimento di garanzie reali (ipoteca e pegno su marchi). Tuttavia, prima ancora che il creditore presentasse la domanda di ammissione, la curatela fallimentare aveva già avviato una causa ordinaria per far dichiarare la nullità e l’inefficacia (tramite azione revocatoria) proprio di quegli atti con cui erano state costituite le garanzie.

Nel successivo giudizio di opposizione allo stato passivo, la società creditrice chiedeva la sospensione del procedimento fallimentare, ai sensi dell’art. 295 c.p.c., in attesa che il tribunale ordinario si pronunciasse sulla validità delle garanzie. Il Tribunale di Firenze respingeva tale richiesta, accogliendo invece l’eccezione della curatela e revocando le garanzie. La società creditrice ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concorso formale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del tribunale. Il cuore della pronuncia risiede nell’assoluta preminenza del rito speciale previsto per l’accertamento del passivo fallimentare. La Corte ha chiarito che il rapporto tra la causa ordinaria (promossa dalla curatela) e il giudizio di opposizione allo stato passivo è tecnicamente una relazione di ‘continenza’, poiché la prima ha un oggetto più ampio che ricomprende le questioni sollevate nella seconda.

Tuttavia, questa situazione non può mai portare alla sospensione del procedimento fallimentare. Il principio del concorso formale, sancito dall’art. 52 della Legge Fallimentare, impone che ogni pretesa creditoria, comprese le relative eccezioni e contestazioni, debba essere esaminata e decisa nell’unica sede a ciò deputata: la verifica del passivo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, si sottolinea l’inderogabilità del rito concorsuale. Questo procedimento speciale è stato disegnato dal legislatore per garantire la par condicio creditorum e la rapida definizione del passivo, obiettivi che sarebbero frustrati se si dovesse attendere l’esito di separati e più lenti giudizi ordinari. L’esclusività del foro fallimentare per l’accertamento del passivo assorbe ogni altra questione, inclusa la competenza del giudice preventivamente adito in sede ordinaria.

In secondo luogo, la Corte chiarisce che la soluzione corretta, in casi di continenza come questo, non è sospendere il giudizio fallimentare, ma semmai quello ordinario. La sede concorsuale è l’unica deputata a decidere, seppure in via incidentale (‘in via breve’), sulle questioni di nullità o inefficacia delle garanzie sollevate dalla curatela. Affidare tale accertamento al giudice ordinario significherebbe sottrarre al tribunale fallimentare una competenza che la legge gli riserva in via esclusiva.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il secondo motivo di ricorso, con cui la società lamentava un’errata applicazione delle norme sulla revocatoria. Tale motivo è stato ritenuto un tentativo mascherato di ottenere un riesame nel merito delle prove documentali, attività preclusa nel giudizio di legittimità, specialmente quando il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e completa sulle ragioni della sua decisione.

Le conclusioni

La sentenza offre un’indicazione pratica di fondamentale importanza per gli operatori del diritto. La pendenza di una causa ordinaria, anche se iniziata prima della domanda di ammissione al passivo e vertente sulla validità del credito o delle sue garanzie, non può mai giustificare la sospensione del procedimento di verifica del passivo. Le ragioni di celerità e specialità del rito fallimentare prevalgono. Qualsiasi questione impeditiva o modificativa del diritto del creditore deve essere sollevata e decisa all’interno del procedimento concorsuale. La strategia corretta, per la parte interessata, non è chiedere la sospensione del giudizio fallimentare, ma piuttosto quella del giudizio ordinario, in attesa che il giudice delegato e il tribunale fallimentare si pronuncino con gli strumenti rapidi previsti dalla legge. L’insistenza su una strada processualmente errata può, come in questo caso, portare non solo al rigetto del ricorso ma anche a sanzioni per abuso del processo.

È possibile sospendere un giudizio di opposizione allo stato passivo in attesa della decisione di una causa ordinaria sulla validità delle garanzie del credito?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il procedimento di verifica del passivo fallimentare non può essere sospeso, in quanto il principio del concorso formale impone che ogni questione relativa ai crediti sia decisa esclusivamente in tale sede speciale.

Quale principio giuridico governa l’accertamento dei crediti in un fallimento?
Il principio del concorso formale, sancito dall’art. 52 della Legge Fallimentare, secondo cui ogni credito verso il fallito deve essere accertato secondo le norme del procedimento di verifica del passivo, che è l’unica sede competente.

Cosa succede se un’azione di nullità o revocatoria viene iniziata in via ordinaria prima che il creditore si insinui al passivo del fallimento?
La questione di nullità o revocatoria deve essere comunque trattata e decisa all’interno del procedimento di verifica del passivo come eccezione sollevata dalla curatela. Il giudizio di opposizione allo stato passivo prosegue senza sospensioni, mentre dovrebbe essere sospeso il giudizio ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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