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Concorso di colpa senza scontro: la presunzione vale

Una motociclista cade per evitare un autocarro che invade la sua corsia. In appello, viene stabilito un concorso di colpa del 10% a carico della motociclista, applicando la presunzione di corresponsabilità dell’art. 2054 c.c. anche in assenza di uno scontro diretto. La sentenza chiarisce i limiti per la personalizzazione del danno e le modalità di calcolo del risarcimento in presenza di un acconto versato dall’assicurazione, riconoscendo il diritto al rimborso delle spese stragiudiziali.

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Pubblicato il 29 novembre 2024 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Concorso di colpa senza scontro: la Corte d’Appello applica la presunzione

In un recente caso di sinistro stradale, la Corte d’Appello di Genova ha affrontato una questione cruciale: la presunzione di concorso di colpa si applica anche quando non c’è una collisione diretta tra i veicoli coinvolti? La risposta affermativa della Corte ha importanti implicazioni per la gestione dei risarcimenti, specialmente in situazioni in cui un conducente causa un incidente con una manovra pericolosa, costringendo un altro a una manovra di emergenza che provoca danni.

I fatti del caso: una caduta per evitare l’impatto

Una motociclista stava percorrendo una via urbana quando un autocarro, immettendosi nella circolazione dal lato destro della strada, le tagliava improvvisamente la strada. Per evitare l’impatto, la donna era costretta a una manovra brusca che la portava a cadere, riportando una significativa frattura all’omero. È importante sottolineare che non vi fu alcun contatto fisico tra l’autocarro e il ciclomotore.

La decisione di primo grado e l’appello

In primo grado, il Tribunale aveva attribuito la totale responsabilità dell’accaduto al conducente dell’autocarro, condannando lui e la sua compagnia assicurativa al risarcimento dei danni. Tuttavia, la parte danneggiata presentava appello, ritenendo insufficiente la liquidazione del danno non patrimoniale e chiedendo un aumento per la cosiddetta “personalizzazione”.

Di contro, la compagnia assicurativa proponeva un appello incidentale, sostenendo che la motociclista avesse contribuito a causare il sinistro e che quindi dovesse essere riconosciuto un suo concorso di colpa.

Il concorso di colpa presunto anche senza collisione

La Corte d’Appello ha riformato la decisione di primo grado proprio su questo punto. Richiamando un orientamento consolidato della Corte di Cassazione, ha stabilito che la presunzione di pari responsabilità prevista dall’articolo 2054, comma 2, del Codice Civile, si applica non solo in caso di scontro diretto, ma anche a tutti i veicoli coinvolti causalmente in un incidente, pur se rimasti estranei alla collisione materiale.

L’onere della prova a carico del danneggiato

Poiché la manovra dell’autocarro aveva senza dubbio innescato la sequenza di eventi, si è creato un coinvolgimento causale che ha attivato la presunzione di corresponsabilità. Di conseguenza, spettava alla motociclista l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno. Non essendo stata fornita tale prova liberatoria, la Corte ha ritenuto che l’incertezza sulla possibilità di evitare la caduta (ad esempio, con una velocità più moderata o una maggiore attenzione) dovesse tradursi in un addebito di responsabilità, seppur minimo.

La questione della personalizzazione del danno

La Corte ha anche respinto la richiesta di un maggior risarcimento a titolo di personalizzazione del danno. La danneggiata lamentava difficoltà nella vita quotidiana (vestirsi, lavarsi), la necessità di assumere farmaci e una limitazione dei rapporti sociali. I giudici hanno chiarito che tali conseguenze, per quanto gravi, rientrano nelle normali sequele di una lesione di quella entità e sono già compensate attraverso la liquidazione standard del danno biologico e morale. La personalizzazione è riservata solo a pregiudizi eccezionali e specifici, non documentati nel caso di specie.

Le motivazioni della Corte d’Appello

La Corte ha motivato la sua decisione basandosi su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha affermato che la grave violazione delle regole della strada da parte di un conducente non esclude automaticamente la colpa dell’altro. Quest’ultimo ha sempre l’onere di dimostrare di aver tenuto una condotta di guida irreprensibile e di aver tentato ogni manovra di emergenza possibile. L’incertezza su questo punto gioca a sfavore di chi chiede il risarcimento integrale.

Nel graduare le colpe, la Corte ha attribuito la responsabilità prevalente (90%) al conducente dell’autocarro per la sua manovra estremamente pericolosa e contraria al codice della strada. Tuttavia, ha imputato un 10% di concorso di colpa alla motociclista per non aver previsto l’imprudenza altrui e non aver adeguato la propria guida per evitare le conseguenze della manovra illecita. Sul tema della liquidazione dell’acconto, la Corte ha ribadito il corretto procedimento: devalutare l’intero credito e l’acconto alla data del sinistro, sottrarre l’acconto e poi rivalutare il residuo, calcolando gli interessi compensativi. Infine, è stato riconosciuto il diritto al rimborso delle spese legali stragiudiziali, considerate un danno emergente autonomo e necessario per la gestione della pratica risarcitoria.

Le conclusioni

Questa sentenza offre tre importanti lezioni pratiche. Primo, in un sinistro stradale, la responsabilità può essere condivisa anche se non c’è stato uno scontro fisico. Il semplice coinvolgimento causale è sufficiente per attivare la presunzione di concorso di colpa. Secondo, per superare tale presunzione, non basta dimostrare la colpa altrui, ma è necessario provare la propria guida prudente e l’impossibilità di evitare l’evento. Terzo, la personalizzazione del danno non è un automatismo, ma richiede la prova di conseguenze straordinarie e personalissime, che vanno oltre le sofferenze comuni per quel tipo di lesione.

La presunzione di concorso di colpa si applica anche se non c’è stato uno scontro tra veicoli?
Sì, la sentenza conferma che la presunzione di corresponsabilità prevista dall’art. 2054 c.c. si applica anche ai veicoli che, pur non essendo entrati in collisione, sono stati coinvolti nella catena causale che ha prodotto l’evento dannoso. Spetta poi a ciascun conducente dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno.

Quando è possibile ottenere un aumento del risarcimento per ‘personalizzazione del danno’?
La personalizzazione del danno è possibile solo in presenza di circostanze specifiche ed eccezionali che rendano il danno concreto più grave rispetto alle conseguenze ordinarie derivanti da lesioni simili. Difficoltà comuni come quelle nel vestirsi o lavarsi, o il disagio psicologico, sono generalmente già comprese nella liquidazione standard del danno biologico e morale.

Come viene calcolato il danno residuo dopo aver ricevuto un acconto dall’assicurazione?
La Corte specifica che, per calcolare il debito residuo, si deve prima rendere omogenei il credito risarcitorio totale e l’acconto, devalutandoli entrambi alla data del fatto illecito. Successivamente, si sottrae l’acconto dal credito e si calcolano gli interessi compensativi sulla somma residua, che viene poi rivalutata annualmente fino alla data della liquidazione definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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