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Concorso di colpa investitore: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4029/2024, ha affrontato il caso di un investitore che aveva consegnato al proprio promotore finanziario assegni privi dell’indicazione del beneficiario, subendo la sottrazione delle somme. La Corte ha confermato la riduzione del risarcimento per concorso di colpa investitore, data la grave imprudenza della sua condotta. Tuttavia, ha cassato la sentenza d’appello per un errore nella regolamentazione delle spese legali, stabilendo che in caso di riforma della decisione di primo grado, il giudice deve ricalcolare le spese per tutti i gradi di giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegni in bianco al promotore? Attenzione al concorso di colpa investitore

L’affidamento di somme ingenti a un promotore finanziario tramite modalità anomale, come la consegna di assegni privi del nome del beneficiario, può costare caro. Non solo per il rischio di appropriazione indebita, ma anche in termini di risarcimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la grave imprudenza del cliente può integrare un concorso di colpa investitore, portando a una significativa riduzione dell’indennizzo dovuto dalla banca. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Fiducia e Assegni in Bianco

La vicenda trae origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata dall’erede di un investitore nei confronti di una nota banca e del suo promotore finanziario. L’investitore aveva consegnato al promotore una somma considerevole, pari a oltre 400.000 euro, attraverso numerosi assegni emessi senza l’indicazione del beneficiario. Il promotore, approfittando di questa anomalia, si era illecitamente appropriato delle somme.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la responsabilità della banca per l’operato del suo promotore, ma avevano ridotto l’importo del risarcimento. La ragione? La condotta dell’investitore era stata giudicata imprudente. Consegnare assegni “in bianco”, interrompendo una prassi consolidata di pagamenti sicuri (bonifici o assegni non trasferibili), era stato ritenuto un comportamento che aveva contribuito a causare il danno.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte è stata chiamata a pronunciarsi su diversi motivi di ricorso, ma i punti salienti della sua decisione sono due: la conferma del principio del concorso di colpa e la censura sulla gestione delle spese legali da parte della Corte d’Appello.

Il concorso di colpa investitore: la Cassazione conferma

La Cassazione ha respinto le argomentazioni della ricorrente volte a escludere il concorso di colpa investitore. I giudici hanno sottolineato che la condotta del cliente, consistente nella consegna di assegni privi del beneficiario, costituisce un comportamento gravemente imprudente e anomalo. Tale condotta, anche se non collusiva, agevola la violazione delle regole da parte del promotore e assume rilevanza giuridica autonoma. La Corte ha quindi confermato che i giudici di merito avevano correttamente valutato questa imprudenza, riducendo proporzionalmente il risarcimento del danno.

La Riforma sulla Liquidazione delle Spese Legali

L’unico motivo di ricorso accolto riguarda un aspetto prettamente procedurale. La Corte d’Appello, pur avendo modificato (seppur di poco) l’importo della condanna di primo grado, si era limitata a liquidare le spese del proprio grado di giudizio, senza ricalcolare quelle del primo. La Cassazione ha ricordato che, quando un giudice d’appello riforma, anche solo parzialmente, la sentenza precedente, deve procedere d’ufficio a una nuova e complessiva regolamentazione delle spese processuali di entrambi i gradi, basandosi sull’esito finale della lite. Poiché questo non era stato fatto, la sentenza è stata cassata su questo punto.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte chiariscono i due pilastri della decisione.

La Condotta Imprudente dell’Investitore

La Corte ha spiegato che la valutazione del comportamento dell’investitore è una questione di fatto, riservata al giudice di merito. In questo caso, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, evidenziando che l’investitore, pur essendo un cliente esperto con alle spalle anni di operazioni finanziarie, aveva adottato una modalità di consegna del denaro palesemente anomala e rischiosa. Questa condotta imprudente e sospetta è stata considerata un fattore causale del danno, giustificando l’applicazione dell’art. 1227 c.c. sul concorso del fatto colposo del creditore. Il principio è chiaro: qualsiasi condotta del cliente che presenti connotati di anomalia e che agevoli l’illecito del promotore può essere valutata ai fini di una riduzione del risarcimento.

La Valutazione delle Spese Processuali

Sul versante delle spese, la motivazione è prettamente giuridica. Il principio della “soccombenza” va valutato su base unitaria e globale, considerando l’esito complessivo del contenzioso. Se la sentenza d’appello modifica quella di primo grado, cambia l’equilibrio tra le parti e, di conseguenza, la valutazione di chi ha vinto e chi ha perso. Per questo motivo, il giudice d’appello ha l’obbligo di riconsiderare e rideterminare le spese di tutti i gradi di giudizio precedenti, non solo del suo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due importanti lezioni. La prima è un monito per tutti gli investitori: la prudenza non è mai troppa. Utilizzare sempre strumenti di pagamento tracciabili e sicuri, come bonifici o assegni non trasferibili intestati direttamente all’intermediario finanziario, non è solo una buona prassi, ma una tutela fondamentale. Qualsiasi deviazione da queste modalità operative può essere interpretata come una condotta negligente che, in caso di problemi, può ridurre drasticamente il diritto al risarcimento. La seconda lezione è di natura processuale e ricorda che la riforma di una sentenza in appello innesca automaticamente il dovere del giudice di rivedere la distribuzione delle spese legali dell’intero percorso giudiziario.

Consegnare un assegno in bianco a un promotore finanziario può ridurre il risarcimento in caso di truffa?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, consegnare assegni privi dell’indicazione del beneficiario è una condotta gravemente imprudente che costituisce un concorso di colpa dell’investitore. Questo comportamento, agevolando l’illecito del promotore, giustifica una riduzione del risarcimento del danno dovuto dalla banca.

L’esperienza di un investitore incide sulla valutazione della sua condotta?
Sì, l’esperienza è un fattore rilevante. Nel caso esaminato, la Corte ha tenuto conto del fatto che l’investitore aveva alle spalle anni di operazioni di investimento e fosse un cliente di lunga data della banca. Questa esperienza avrebbe dovuto renderlo più consapevole dei rischi legati a modalità di pagamento anomale, aggravando la valutazione della sua imprudenza.

Cosa succede alle spese legali se la sentenza d’appello modifica quella di primo grado?
Se la Corte d’Appello riforma, anche solo parzialmente, la sentenza di primo grado, ha l’obbligo di procedere a una nuova regolamentazione delle spese processuali. Questa nuova valutazione deve tenere conto dell’esito complessivo della lite e riguardare tutti i gradi di giudizio, non solo quello d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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